Le affinità tra i due personaggi sono evidenti fin da subito: sia Sherlock Holmes che Gregory House hanno un brutto carattere, ma forse non tutti sanno che i due personaggi nascono dallo stesso progetto letterario, che è diventato punto di riferimento di tutte le detective fiction. Il progetto in questione è l’investigatore nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle: Sherlock Holmes, a cui sono stati dedicati molti film e racconti (Young Sherlock Holmes, ad esempio, in cui un vediamo un Holmes ragazzino, genietto alle prime armi che ha già un non so che di geniale; o ancora il Detective Conan, o Basil l’Investigatopo della Disney). Ma che Dr. House fosse stato ispirato dal celebre romanzo è cosa meno palese, anche se nell’omonimo telefilm si scorge una battuta pronunciata da Wilson: i giovani collaboratori di House si interrogano circa gli strani comportamenti del loro capo e per comprenderne il personaggio si affidano all’oncologo, il quale, per prendersi gioco della loro credulità inventa un’ossessione di Greg riguardo una donna, Irene Adler. Questa la prima similitudine con la serie tv Sherlock. Entrambi gli attori hanno poi lavorato insieme in un’altra serie: FortySomething, in cui Benedict Cumberbatch (Sherlock) interpreta Rory, figliastro di Hugh Laurie (House) che interpreta Paul.
Un altro punto in comune sta nell’acerrimo nemico di Holmes: James Moriarty. In House infatti, il dottore nella seconda stagione viene sparato da Jack Moriarty. Ma le similitudini più forti sono nella personalità e nel carattere: entrambi estremamente razionali, freddi, perspicaci, geniali, asociali. House utilizza queste caratteristiche per scoprire le cause nascoste nella sintomaticità delle malattie rare, quasi fosse un’indagine, un rompicapo, un giallo da risolvere. L’avversario nel suo caso è la morte del paziente.
Caratteristica di entrambi è la capacità di plasmare e modificare il mondo intorno a loro con la semplice presenza del personaggio. Due colpi nell’occhio, due macchie gialle su un quadro nero, due note che stonano in uno spartito per il loro carattere pungente e singolare che però si compenetrano nel proprio ambiente: House è cinico e bastardo, non crede nell’essere umano che nel suo ambiente viene sconfitto ogni giorno dalla malattia, a riprova della sua teoria sull’impotenza dell’uomo di fronte alla vita. Egli stesso si porta il fardello di una gamba che non funge, con tutte le conseguenze fisiche e psicologiche che ciò comporta. Di più, ciò che ama gli viene ripetutamente strappato: la relazione con la dottoressa Cuddy, l’amicizia con Wilson che muore prematuramente e infine il suo lavoro, a cui dovrà rinunciare. E’ un universo crudo, reale, umano.
Poi c’è Sherlock, che vive in una Londra viva, energica. Le sue avventure, seppur tormentate, si concludono sempre in modo speranzoso e positivo. Attorno a lui presenze che si prendono cura della sua persona: John, Mary, il fratello maggiore che lo protegge sempre, la vecchia proprietaria di casa. I personaggi differiscono anche per l’età: House ha una certa età, ha fascino ma risulta essere comunque sciupato, tormentato, a volte malato. Sherlock, invece, è un ragazzo giovane, fresco, pulito, candido, attraente, con un guardaroba ben curato. House frequenta prostitute, non nega i propri istinti di uomo e vive il rapporto sessuale in modo freddo, cinico e distaccato. Sherlock, dal canto suo, è probabilmente vergine, sembra essere asessuato.
Questi ruoli però spesso si invertono facendo squarciare la luce ad House e facendo vivere l’inferno a Sherlock.