Inaugurata Sabato 26 agosto,durerà fino al 22 Ottobre 2017, “Estate Italiana”, la collettiva che omaggia un’Italia senza tempo riunendo, con gli astrattismi geometrici di Marco Casentini, le opere di Max Coppeta, Nicola Evangelisti, Carlo Marcucci, Antonella Masetti, Alex Pinna e Carla Viparelli. La mostra, ospitata negli ampi spazi del Museo MOAH – Museum of Art and History di Lancaster fino al 22 ottobre 2017, si inserisce in un progetto di intensa collaborazione fra l’Istituzione Internazionale Art1307 e il museo stesso, grazie al lavoro di Andy Campognone, direttrice del MOAH, e di Cynthia Penna, direttrice scientifica di Art1307 e curatrice della mostra.
Cynthia Penna, curatrice della mostra a proposito delle suggestioni che hanno ispirato la mostra, racconta: “Estate Italiana: sembra il titolo di un film e la memoria corre ineluttabilmente a “Vacanze Romane” dove in una primavera dei mitici anni’50 Gregory Peck e Audrey Hepburn scorazzavano per una Roma calda, accogliente e sognante a bordo della altrettanto mitica Vespa. La mente ritorna al concetto di “godersi la vita” che tutto il mondo ci invidia, magistralemente rappresentato, ad esempio, dal bagno nella Fontana di Trevi di una stupenda Anita Ekberg sotto lo sguardo incredulo e rapito di Mastroianni nella “Dolce Vita” di Fellini. Uno stile di vita che, sebbene i tempi siano cambiati, continua ad affascinare l’America e non solo.È il mito dell’Italia che insieme ai Michelangelo, ai Leonardo, alle rovine di Pompei, ai Raffaello continua a vivere nell’immaginario collettivo mondiale. Un’epoca lontana ma che ha lasciato un segno indelebile nelle nostre abitudini, così come l’arte classica continua a vivere nell’arte italiana contemporanea.”
Il Museo di Arte e Storia della città di Lancaster ha voluto rendere omaggio alla grande tradizione artistica Italiana invitando 7 artisti contemporanei a rappresentarla e a parlarci del nuovo, del contemporaneo, e dell’attuale ricerca nel campo delle arti visive.
Gli artisti:
MARCO CASENTINI – Nato a La Spezia nel 1961. Vive e lavora tra Milano e Hermosa Beach, California. Ha vinto nel 2010 il Premio PEA di Lerici e nel 2005 il premio Pollock-Krasner Foundation Grant, a New York. Ha esposto in tutto il mondo in mostre personali e collettive, in gallerie, musei e fondazioni. Nei suoi lavori pittorici le suggestioni tratte da diverse percezioni del paesaggio urbano si trasformano in un’espressione artistica in bilico tra la tradizione post-modernista e l’astrattismo di Mondrian, ma completamente nuova. La sua è una realtà è ridotta all’essenziale, ma arricchita di valori umani, emozioni, percezioni di attimi, scorci lirici che riemergono dall’assemblaggio delle forme geometriche e dai colori brillanti.
ALEX PINNA – Nato ad Imperia, è uno scultore. La plasticità delle opere scultore di Pinna è data dall’essenzialità di poche forme lineari e minimali. Pinna assume tutta l’essenzialità della scarnificazione della figura giacomettiana espungendone però il senso di tragicità presente in Giacometti e la sostituisce piuttosto con un senso di “complessità” interiore di accento manifestamente psicoanalitico. Pinna affronta il tema della condizione umana nella sua globalità di azione, riflessione, meditazione e solitudine. Il tracciato di una “condizione” esistenziale; la finalità di Pinna non è il corpo, ma la condizione esistenziale dell’uomo.
MAX COPPETA – Nato a Sarno nel 1980, ha esposto a Houston, Los Angeles, Singapore, Tokyo, Napoli, Milano, Torino, Venezia. Nella ricerca artistica di Max Coppeta sono riconoscibili alcuni aspetti fondamentali: le molteplici possibilità di visione che l’opera offre allo spettatore; la necessaria e ineludibile partecipazione dello spettatore alla fruizione dell’opera quasi di stampo cinetico; la compresenza e l’attrazione dello stesso spettatore all’interno dell’opera; la distorsione della percezione visiva e infine la trasformazione di un elemento naturale come la pioggia in altrettante gocce di materiale sintetico che ricordano le molteplici interferenze e trasformazioni che l’uomo ha operato sulla Natura. Lavora prevalentemente con vetro, materiali plastici quali PVC e resine sintetiche. La ricerca di Max Coppeta si incentra inoltre sugli effetti ottico/visivi che la luce crea quando viene riflessa da superfici specchianti come il vetro o il PVC. La sensazione di abbagliamento data dal riflesso di un raggio di luce su una superficie specchiante destabilizza totalmente la visione, mentre questa viene, di converso, come “accolta” dal riflesso della luce, assorbita da una superficie totalmente nera o da un materiale morbido e riflettente come la resina.
NICOLA EVANGELISTI – Nato a Bologna nel 1972 si è diplomato in scultura presso l’Accademia di Belle Arti della sua città. Dal 1995 ad oggi svolge una ricerca artistica sperimentale, che, spaziando dall’installazione al light-box, dalla fotografia al video, mostra la sua coerenza di fondo nella costante attenzione al tema della luce. Compreso fra il 1999 e il 2001 è il ciclo dei “crilex”, introflessioni su materiale plastico realizzate tramite combustione che generano linee luminose avvicinabili alle forme della grafica frattale, evocanti esplosioni cosmiche. L’esecuzione di questo ciclo di lavori, insieme con le relative diramazioni teoriche, coincide con i primi riconoscimenti, e in particolare con il Premio internazionale “Guglielmo Marconi”, nel cui ambito Evangelisti scrive la Proposta per un nuovo manifesto spaziale, simbolico omaggio al suo maestro ideale. A partire dal 2001, egli individua lo specchio quale medium privilegiato per i suoi segni luminosi, inaugurando un filone di ricerca che prosegue a tutt’oggi con molteplici variazioni e sviluppi. Opere appartenenti a questo ambito di ricerca saranno esposte al Chelsea Art Museum di New York, Centre for Contemporary Art “Ujazdowski Castle” di Varsavia, MAK di Vienna, MUAR a Mosca. Dal 2004 Comincia ad accostarsi esplicitamente alle istanze della Light Art, corrente che va delineandosi in quegli anni a livello internazionale. Nel 2008 viene invitato a Bruxelles, insieme con Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Dan Graham e altri maestri internazionali, alla rassegna “De Narcisse a Alice, miroirs et refletes en question” evanto organizzato dall’ISELP (Institut Supérieur pour l’Etude du Langage Plastique). Nel 2010 è invitato a Luminale, la Biennale della Luce di Francoforte.
ANTONELLA MASETTI LUCARELLA – Nata a Taranto, vive e lavora a Milano. Con le sue opere pittoriche ha partecipato a rassegne (personali e collettive) in mesei, gallerie, centri culturali e art fair. Vi è nell’universo pittorico dell’artista un fil rouge con la tradizione pittorica italiana che va dai leonardeschi sfondi paesaggistici appena accennati ,fino ai volumi dei corpi che alludono più che alla potenza della massa corporea di un Michelangelo, al sofisticato intellettualismo di un Piero della Francesca o di un Bronzino. La tradizione pittorica italiana – dall’Umanesimo al Manierismo – è stata tutta assorbita e poi riversata sulle sue tele che anche nel colore confermano l’accento di una italianità “di tradizione”. Alcuni toni di colore caldi e quasi languidi, le velature, lo sfumato, sono tutti bagaglio incontestabile di una scuola pittorica tutta “italiana”. Masetti Lucarella è assolutamente un’artista italiana, legata al calore della sua terra d’origine, la Puglia, ma attenta all’intellettualità più internazionale della sua città di adozione, Milano. Nella caratterizzazione dei personaggi, nella colorazione, nell’impianto scenico, tutto diventa vivo, attuale, contemporaneo.
CARLA VIPARELLI – artista figurativa autodidatta, laureata in Filosofia presso l’Università di Napoli. Il suo lavoro pittorico si è evoluto nell’arco di circa 30 anni di attività, andando a toccare diverse “corde” della figurazione. L’indagine artistica di Viparelli si incentra prevalentemente sulla Natura e le sue infinite “applicazioni”: gli innumerevoli modi delle sue trasformazioni e implicazioni, ma anche su accadimenti sociali e sulla contemporaneità del comune sentire. Una produzione consistente del suo lavoro è stata dedicata al linguaggio e alle diverse modalità di espressione dello stesso: massimamente per immagini, ma talvolta anche attraverso la scrittura. L’artista in molti lavori ha interconnesso le due modalità espressive, creando una sorta di vocabolario per immagini e per scritti che dialogano tra loro con un accento tra il serio e il faceto. L’indagine artistica dell’artista si è rivolta recentemente all’utilizzo delle videoistallazioni, che la stessa definisce “quadri in movimento”. Partendo dalla base del disegno che le è confacente e peculiare, l’artista lo trasferisce su computer e lo anima con la più antica tecnica dell’animazione che tanta parte ha avuto nella produzione dei fumetti e dei film di animazione in America.
CARLO MARCUCCI – Italiano di origine, ma californiano di adozione, Carlo Marcucci segna il punto di congiunzione di due culture che, sebbene entrambe nell’ambito del mondo occidentale, appaiono notevolmente differenziate in molteplici particolari. Le due realtà si fondono nell’arte di Marcucci in un perfetto equilibrio: l’italianità non soggiace alla nuova acquisizione di stato mentre la cultura Americana non viene schiacciata dal peso della tradizione italiana e nel contempo non soppianta la prima. Marcucci è l’emblema dell’integrazione che mantiene intatto il passato dentro di sé, lo modifica, ma non lo cancella. Il substrato culturale appreso in Italia, la memoria culturale del popolo di origine è un dato di fatto acquisito e ineludibile. Una questione di equilibrio che in Marcucci si esprime attraverso un uso assolutamente innovativo e insolito dei materiali che, nel caso di specie, si attingono addirittura dalla tradizione culinaria del paese di origine: gli spaghetti che tanta parte hanno nell’immaginario collettivo italiano e non solo, vengono denaturati della loro originaria funzione e manipolati per divenire un prodotto d’arte. Le sue opere scultoree denominate “Wheatfields” sono realizzate con l’uso di spaghetti, ma anche di hudon giapponesi, a confermare che la fusione di costumi e tradizioni è di assoluto appannaggio dell’arte; la trasformazione che subiscono questi “materiali” avviene per posizionamento e assemblaggio sul supporto, attraverso una sistemazione che segue regole precise nella scelta della colorazione ed anche nella scelta della tipologia del materiale “pasta”. Marcucci è capace di operare la decontestualizzazione della pasta dalla sua funzione basica e tradizionale della nutrizione del corpo e di trasferirla a quella della nutrizione della mente e dello spirito, attraverso una sistemazione, diremmo, costruttivista e geometrica dell’oggetto originario per realizzarne sculture murali. La fusione di tradizione e modernità, la trasversalità dell’uso dei materiali e delle funzioni date ai materiali stessi, costituiscono la specificità di un artista che non ha paura del passato, ma che vive il presente con la capacità di intravederne le possibilità ulteriori per proiettarlo nel futuro.
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