Di solito, i compositori moderni non incontrano mai il favore della critica. Basti pensare ai numerosi giudizi negativi che sono stati rivolti negli ultimi anni a musicisti del calibro di Allevi o Einaudi. Ma questo, non è il caso di Fabio Cuomo.
- il tuo ultimo lavoro discografico è un viaggio introspettivo capace di scavare a fondo nell’animo umano. Cosa t’ha spinto a scrivere questi brani?
Ciò che mi ha spinto a fare un lavoro del genere è stato il fatto che, a un certo punto della mia vita, ho sentito una specie di esigenza di raccontarmi come essere umano “tralasciando il dettaglio della realtà”. Esprimendo cioè con l’armonia direttamente gli stati d’animo e le sensazioni che mi porto dentro, per cosi dire senza passare attraverso il resto. L’idea è che così facendo, svuotando cioè il contenitore di tutti i nomi, i fatti i dettagli… rimane qualcosa che è comune a tutti, che tutti sentiamo empaticamente in quanto esseri umani, e che riempiamo ascolto dopo ascolto col contenuto della nostra specificità. Sette studi fra quiete ed inquietudine non è altro che quello che dice lo stesso titolo; è un percorso di sette tracce tra le sfumature fra questi due stadi dell’essere umano tutt’altro che distinti, ma in continua trasformazione e compenetrazione l’uno nell’altro e viceversa.
- in base alla tua esperienza, da quali artisti hai preso ispirazione?
Sono un incallito ascoltatore di musica, quindi le mie influenze sono davvero tante…Dovendo citare almeno uno o due nomi per genere direi: Satie, Debussy, Brahms, Pink Floyd, Tangerine Dream, Gentle Giant, Mahavishnu Orchestra, Grails…..
- Si parte dalla “pioggia” per ritornare nel “Ventre”. Questo ha a che fare con la ciclicità della vita?
Diciamo che se l’ esperimento ha avuto successo ( e questo solo il tempo potrà dircelo) la risposta più soddisfacente a questa domanda sarà: “dipende da chi lo ascolta”. Per quanto mi riguarda la risposta sarebbe “assolutamente si”; in quanto effettivamente ritrovo molto nell’armonia e nel ritmo delle due tracce quest’idea di un ciclo vitale. Il percorso che porta dalla semplicità dell’inizio della vita, alla ricchezza armonica degli elementi del suo sviluppo per quanto riguarda pioggia; e un percorso simile in ventre che parte dall’armonico sviluppo di quegli stessi elementi, per arrivare a un apparente caos, tenuto insieme da una presente e riconoscibile architettura armonica che diventa poi una specie di stasi finale….Ma ad essere sinceri credo (e spero) che, come dicevo prima, sentendo le alternanze di quiete ed inquietudine descritte dai brani, dando a questi una lettura personale, ci siano alcuni ascoltatori che avvertono questa ciclicità, e altri no. Magari questi ultimi avvertiranno altre cose non percepite per esempio da me
- Raccontaci il tuo rapporto con il piano
Il piano per me è un bisogno primario come l’ossigeno. Quando ho iniziato a studiare musica in prima media (ormai più di venti anni fa) mi sono letteralmente innamorato del suo suono; è come se dopo aver appoggiato le dita sui tasti, con la mente non le avessi mai tolte. Da allora è una parte di me, quella parte che offre rifugio e conforto dai grandi dolori della vita, e di essa ti permette di celebrarne a pieno le grandi gioie.
- quali saranno i tuoi progetti futuri?
Sicuramente cercare di fare più concerti possibile per portare il disco in giro per il paese; detto questo sto vagliando ed esplorando alcune direzioni musicali per cosi dire inusuali. Per esempio sto lavorando da tempo sulla musica microtonale. Per ora si tratta solo di studio e sperimentazione, ma non escludo che già dai prossimi lavori sarà una componente molto presente della mia produzione.
Toccante, profondo e malinconico sono tre aggettivi che descrivono a pieno l’ultimo lavoro discografico del musicista genovese che ci sorprende sempre positivamente. Sette studi tra quiete e inqietudine non è un album scontato e si presta a vari ascolti. Vi sono diversi modi di usufruire di questo disco anche se, a parer mio ,quello più profiquo consiste nel percepire le emozioni e le parole che si celano dietro le note suonate dal maestro Cuomo.
Per citare una sua frase e dunque, per spiegare un disco che al primo ascolto si presenta criptico e intrigante, l’artista ci dice:
“Spesso una persona è quieta solamente perché sa gestire la propria inquietudine; e spesso una persona è inquieta solamente perché non sa gestire la propria quiete.”
Quello che alla base può sembrare un ragionamento basilare, cela in se’ un significato più profondo. La tematica dell’inquietudine, della dinamicità, del caos ha attirato sempre l’attenzione dell’uomo fin dai tempi antichi. Basti pensare alla celebre frase del filosofo greco Eraclito :
“Πόλεμος πάντων μὲν πατήρ ἐστι”
ovvero: “La guerra è padre di tutte le cose”.
E’ proprio in un perpetuo stato d’animo incerto,mobile, che la mente è capace di creare l’arte. Cito a tal proposito il quadro realizzato da Francisco Goya “Il sonno della ragione genera mostri“. L’abilità di Cuomo è,però, quella di saper cogliere la cosidètta ‘quiete dopo la tempesta’, la pace che segue l’impeto della rabbia. E a capire questa ciclicità,questo movimento che alterna stati d’animo inquieti a quelli pacati, ci aiuta la disposizione dei brani : la prima traccia infatti,s’intola Pioggia e ,da come si può intuire, è un brano freddo,evocativo;mentre l’ultima Ventre, rimanda a quella pace che solo l’abbraccio di una madre ti sa dare.
In sostanza, mi congratulo con Fabio Cuomo per aver concepito un concept davvero innovativo nel suo genere e con la Blue Spiral records per il lavoro che mette nel dare forma ad una nuova wave di compositori talentuosi.