Giovani, talentuosi e promettenti. Questi aggettivi descrivono pientamente la performance live di una band davvero interessante: La Fabrica. Tra le varie band del rooster della Octopus records, questi quattro ragazzi ,tanto bravi quanto disponibili, hanno risposto volentieri alle nostre domande.
- Parlateci un po’ di “Bar sayonara” il vostro ultimo lavoro discografico.
Dopo vari “brainstorming”, abbiamo scelto dodici oggetti che rappresentano ognuno dei nostri brani. Dodici brani per fotografare in dodici istantanee l’epoca in cui viviamo, raccontandola attraverso gli occhi e il cuore delle persone, tra pennellate di suono raffinate ed aperture taglienti. Il nuovo disco è nato in seguito a varie esperienze vissute durante la nostra prima tournè. Per due anni, ci siamo chiusi in sala e lavorato tantissimo sulla preproduzione. Volevamo fare un disco un po’ più maturo. Grazie a Giuseppe Fontanella, il nostro direttore artistico, siamo riusciti a crescere musicalmente e a dare forma alle nostre idee.
- Le etichette influenzano in qualche modo la composizione dei brani?
Nel nostro caso, assolutamente no. Semplicemente una persona esterna è in grado di dare un parere oggettivo sulla musica che suoni. Talvolta, sei totalmente immerso nel muro di suono e non ti rendi conto, ad esempio, di star sbagliando determinate dinamiche di un brano. In questo caso, avere qualcuno di competente ed attento è molto utile per la stesura finale dei brani.
- Che rapporto avete con il vinile?
Un rapporto quasi ‘carnale’. Nonostante la musica, anche quella vecchia, sia facilmente reperibile sul web, devo per ‘possedere’ un oggetto. Toccare, sfogliare i booklet è sempre un’emozione nuova. Il vinile è insostituibile.
https://www.youtube.com/watch?v=vjxJxF_UarI