” La poesia è qualcosa che cammina per le strade, che si muove, che passa accanto a noi. Tutte le cose hanno il loro mistero e la poesia è il mistero di tutte le cose. Si passa accanto ad un uomo, si guarda una donna, si percepisce l’incedere obliquo di un cane e in ciascuno c’è la poesia “.
All’alba del 19 agosto del 1936, veniva ucciso in Spagna, nei pressi di Granada, tra Vizcar e Alfacar, Federico García Lorca. Poeta e drammaturgo, lo spagnolo è stato una delle figure di spicco della letteratura del Novecento europeo e, in connessione con artisti del calibro di Luis Buñuel e Salvador Dalí, ha espresso quella che è stata l’avanguardia culturale della sua nazione.
Come è noto, García Lorca venne assassinato dalle milizie del dittatore Francisco Franco, in quanto personalità scomoda al regime, per i suoi valori repubblicani e per il suo pensiero libero. Il governo franchista si preoccupò persino di censurare integralmente la sua opera, la quale, seppure con forti limitazioni, soltanto a partire dal 1953 poté iniziare ad essere riscoperta. Franco, ovviamente, non ammise mai di aver fatto uccidere e sparire il poeta (il cui corpo non fu mai ritrovato) e soltanto di recente, grazie all’emittente radiofonica Ser e al sito Eldiario.net, è emerso un documento, redatto nel 1965 – dunque, 29 anni dopo la fucilazione – dove si indica a chiare lettere che l’uomo fu ucciso “perché socialista, massone e dedito a pratiche omosessuali ed altre aberrazioni”.
Di certo, leggere questo tipo di motivazioni fa specie, se consideriamo quello che è oggi la Spagna, patria di eccellenza per le libertà e i diritti LGBT; ma all’epoca, sotto una tirannia machista e militare, il Paese iberico era particolarmente intollerante verso la diversità sessuale, tanto da perseguitare gli omosessuali. Probabilmente, proprio per tale motivo, Lorca non si dichiarò mai e neppure la sua famiglia ammise. Pertanto, la sua omosessualità, sebbene dai più sia data ormai per scontata ed appurata, rimane, sulla carta, presunta, così come resta presunta pure la relazione amorosa avuta con Salvador Dalí – conosciuto a Madrid -, con il quale, però, come testimonia l’Ode a Salvador Dalì, ebbe sicuramente un rapporto d’amicizia particolare e un sentimento molto forte.
Ma certamente, oggi, al di là di tutto, Federico García Lorca è una vera e propria icona per la cultura LGBT, anche ben oltre i confini iberici.
In tanti, di contro, fanno notare come molti dei suoi bellissimi sonetti siano dedicati a delle donne, ma questa è una constatazione piuttosto semplicistica, in quanto occorre sottolineare che i suoi componimenti, in realtà, più che del suo amore parlano dell’Amore. Poeta raffinato e sublime, lo spagnolo, infatti, ha scavato nelle pieghe più intense e struggenti del più alto sentimento umano, consegnando le sue parole alla memoria futura e all’immortalità, a dispetto di coloro che, in vita, vollero farlo tacere.
L’autore di Romancero Gitano, Poeta en Nueva York e dei Sonetos del amor oscuro – per citare solo alcuni dei suoi capolavori – deve essere quindi per noi un grande esempio di libertà e di lotta per gli ideali di giustizia. Lo spagnolo è un maestro del passato che, come tutti i grandi, parla ancora al nostro presente e ci sussurra all’orecchio sensazioni di bellezza, di quella bellezza rivoluzionaria che è la sola a poter salvare il mondo.
Riportiamo qui di seguito una delle sue poesie più conosciute ma, ovviamente, il nostro invito è quello di scoprire e riscoprire l’intera sua opera.
Io vorrei stare sopra le tue labbra
Io vorrei stare sopra le tue labbra
per spegnermi alla neve dei tuoi denti.
Io vorrei stare dentro il tuo petto
per sciogliermi al tuo sangue.
Fra i tuoi capelli d’oro
vorrei eternamente sognare.
E che diventasse il tuo cuore
la tomba al mio che duole.
Che la tua carne fosse la mia carne,
che la mia fronte fosse la tua fronte.
Tutta l’anima mia vorrei che entrasse
nel tuo piccolo corpo.
Essere io il tuo pensiero, io
il tuo vestito bianco,
perché tu t’innamori
di me d’una passione così forte
che ti consumi cercandomi
senza trovarmi mai.
E perché tu il mio nome
vada gridando ai tramonti,
chiedendo di me all’acqua,
bevendo, triste, tutte le amarezze
che sulla strada ho lasciato,
desiderandoti, il cuore.
E intanto io penetrerò nel tuo
tenero corpo dolce
essendo io te stessa
e dimorando in te, donna, per sempre,
mentre tu ancora mi cerchi invano
da Oriente ad Occidente,
fin che alla fine saremo bruciati
dalla livida fiamma della morte.