Fermento a Napoli, fine aprile arriva il comicon, rassegna soprattutto fumettistica dal sapore, ormai da parecchi anni, internazionale.
I biglietti vanno a ruba ed il popolo geek, nerd ed asian-addicted va in fibrillazione. Io per primo. Adoro i manga e gli anime, che per i profani sono i cartoni animati giapponesi ed i fumetti da cui sono stati tratti.
Approfitto dell’ ondata allegra e colorata del comicon per trattare un argomento leggero ed interessante come i manga gay.
Fumetti gay. Si esistono, è ancora un mercato di nicchia in Italia ma spopolano in Giappone.
Sono andato dal mio negozio di fumetti preferito e ne ho scelti e letti alcuni per capire come sono fatti.
Il termine esatto per definire questi manga è “shonen ai” o “yaoi” e la differenza è sostanziale. Nel primo la tematica omosessuale è vista dal punto di vista romantico, i due protagonisti sono spesso adolescenti innamorati, quindi il batticuore, il conoscersi, gli appuntamenti per gustare un gelato…… Molto carino e delicato, letto spesso da ragazze, infatti non sono fumetti per gay ma fumetti per ragazze con personaggi gay, è un sottogenere dello “shojo”, che sono i manga classici per ragazzine. E’ educativo e non crea macchiette o stereotipi gay. Il secondo con la dicitura “yaoi” tratta invece il lato sessuale in modo esplicito, con dettagli anatomici, tipo i giornaletti porno degli anni ’70 che i nostri padri leggevano di nascosto, per intenderci. Qui la relazione e l’emozione sono il contorno della storia, il centro è il sesso. Specifico per uomini.
Sottocategorie sono i “g-men” con personaggi muscolosissimi e “badi” giovani sportivi, ma sempre e solo in Giappone.
Spesso in questi manga le relazioni gay sono tra due persone di età molto differente tra loro, i protagonisti sono spesso un uomo adulto ed un post adolescente, tale cosa ha scatenato polemiche in quanto sembra potesse incitare alla pedofilia e mostrarla come qualcosa di normale. Si è corso ai ripari e per etichettarli ora il termine non è più shonen ai che significa: ragazzo-amore ma bensì “boys love bi” che significa amore tra ragazzi. Meno ambiguo.
Interessanti sono i criteri con cui sono tratteggiati i protagonisti. Negli shonen ai i ruoli sono ben definiti nella coppia, il protagonista attivo è tratteggiato con caratteri molto maschili, un po misterioso ed ombroso. Il protagonista passivo ha dei lineamenti più femminili e delicati, quali ad identificare il lato femminile della relazione. Il lato emotivo nei manga gay è solo accennato, mi riferisco a scene di pianto o litigi verbali tra i protagonisti, ce ne sono ma gli si da poco spazio a differenza dei fumetti etero in cui le protagoniste si abbandonano ad isterie e pianti per pagine intere.
Ultima cosa, il motivo per cui i boys love non sono esplosi in Italia è perché gli editori sono convinti che raccontare storie di relazioni gay adolescenti così semplici e spontanee sia rischioso e non remunerativo.
Troppo normali, non ha senso…………… per loro…………………………!!!!!!!