La sconfitta di domenica scorsa al Maradona aveva infranto quasi del tutto le speranze del Napoli di lottare fino alla fine per il campionato. L’orribile pareggio di ieri ha definitivamente escluso il Napoli dalla contesa.
A scanso di equivoci, lo diciamo subito: non era lo scudetto l’obiettivo iniziale, bensì il ritorno in Champions, tra l’altro (quasi) raggiunto agevolmente, ma le aspettative che si erano create attorno ai ragazzi di Spalletti lasciano adesso l’amaro in bocca a tutto il popolo partenopeo.
La gara con la Roma ha dimostrato e confermato i mali, taluni atavici, del Napoli: a parte la solita trita e ritrita storia della squadra che viene meno e dell’allenatore che parte forte e finisce piano, gli azzurri hanno dimostrato ancora una volta un feroce complesso manifestato nel giocare in casa ed una condizione fisica che oseremmo definire pietosa a questo punto del campionato, con infortuni muscolari che continuano a susseguirsi anche ora che le temperature sono miti. Qualcuno dovrebbe dar conto, anche ai tifosi, di questo aspetto.
Eppure si era messa bene la partita di Pasquetta: Insigne aveva portato avanti i suoi su rigore che il solito Di Bello aveva assegnato dopo una lunghissima, e inconcepibile, verifica al var. Il primo tempo è scorso via senza grandi sussulti, con il Napoli che sembrava controllare agevolmente i giallorossi di Mourinho.
Nella ripresa, complice anche l’infortunio muscolare di Lobotka (l’ennesimo per lo slovacco) e i cambi decisamente confusi di Spalletti, la Roma ha preso sempre più campo.
L’ingresso di Zielinski (impresentabile) per Lobo sembrava una mossa offensiva, salvo poi richiamare tutti gli attaccanti in panchina (Insigne, Lozano e Osimhen), rintanandosi in difesa con un improbabile 541 (dentro anche Jesus), con Mertens in avanti e tutti indietro a difendere e sperare.
Il risultato è stato richiamare gli avversari nella propria area che, dalle e dalle, hanno trovato il pareggio proprio al primo di recupero, a difesa peraltro schierata, con El Shaarawy, che ha battuto il bravo Meret con facilità.
I minuti di recupero, otto quelli concessi dal pessimo Di Bello, contestatissimo da Mourinho a fine gara e dalla panchina giallorossa sempre in campo durante, e proprio non se ne comprende il motivo, sono stati un calvario. Così come era messo, il Napoli non riusciva nemmeno a superare la metà campo e il pareggio, a quel punto, era l’unica speranza alternativa ad una sconfitta che sembrava doversi materializzare di lì a poco.
A cinque gare dalla fine, e con 9 punti di vantaggio sulla quinta (i giallorossi, appunto) il posto Champions sembra garantito.
Difficile prevedere se la squadra reagirà regalando un finale almeno divertente ai suoi tifosi, o se si trascinerà come capitato nelle ultime gare al Maradona fino alla fine del campionato.
A meno che qualche inguaribile ottimista non pensi davvero che finchè c’è matematica c’è speranza…