In occasione del SalTo 2019 una giornalista di un’importante testa giornalistica, ha espresso il suo disappunto su un gruppo di persone semplicemente amante dei libri.
Li definisce degli incroci tra giornalisti culturali e topi di biblioteca solo e semplicemente perché hanno una forte passione per i libri chee condividono usando i social, paragonandoli ai Ferragnez. Ora, chi conosce l’argomento sa benissimo che gli accusati non hanno niente degli influencer: non vengono pagati da una determinata casa editrice per far pubblicità esclusivamente positiva alla nuova uscita editoriale. Sono persone normalissime, di età e gusti diversi che studiano o lavorano, ma con una gran voglia comune di parlare di libri e delle loro letture attuali. Le loro recensioni sono soggettive, vanno in libreria a cercare qualcosa da leggere e soprattutto ascoltano i consigli del libraio di fiducia, non si sentono superiore a questo, quindi è risibile che la giornalista lo paragoni ad un animale in via d’estinzione dove il suo operato sta per essere completamente vanificato dall’avvento dei Bookblogger, tra l’atro spesso il libraio, soprattutto nelle grandi catene è un semplice commesso neanche sempre informato.
E’ veramente triste puntare il dito su chi legge forsennatamente ed esprime pareri su un titolo in maniera aperta perché è anche grazie a loro che l’economia editoriale abbia ripreso un po’ a girare. Fanno venir voglia di leggere e tutto senza sponsorizzare nulla: raccontano il libro senza atteggiarsi a grandi critici letterari, ma spiegando senza mezzi termini se quel libro è piaciuto o meno ed il perché. Non c’è marketing dietro tutto questo, solo una gran voglia di spartire le emozioni provate con chi li ascolta e non diranno mai: “COMPRATE QUESTO LIBRO!”.
La giornalista asserisce anche che il loro mercato è in saturazione per la presenza di troppe voci che si accavallano. Davvero? Non credo. Il loro è un mercato? Non credo, dato che non cercano di imbonire nessuno o di “piazzare” per contratto e stipendio un determinato libro.
Tutto questo livore perché hanno ricevuto l’accedito per il SalTo?
Diciamo pure che l’articolo ha sollevato un gran polverone soprattutto per mancanza di informazione, la giornalista ha mosso delle accuse non conoscendo minimamente la categoria citando persone e riportando la “bio” di Annamaria, ragazza casertana nota su Instagram e sul suo blog come lacontessarampante ed è proprio con lei che si cercherà di fare chiarezza sull’argomento.
Anna, iniziamo a fare la differenza tra Bookblogger, Bookstagrammer e Booktuber?
La differenza è molto semplice e sta tutta nel mezzo di “divulgazione” utilizzato dalle tre figure citate. I bookblogger scrivono recensioni, articoli e approfondimenti letterari sul proprio blog, quindi hanno un sito internet personale o si appoggiano a piattaforme come wordpress e blogger. I bookstagrammer possiedono una pagina instagram e lì con storie, post e video su igtv ci rendono partecipi delle proprie letture, condividono citazioni e scrivono recensioni brevi, ma immediate. Infine, abbiamo i booktuber che registrano, montano ed editano video relativi a una o più letture, a temi culturali specifici, challenge letterarie e così via.
Come ti defineresti?
Iniziamo col dire che una figura non esclude l’altra. Io possiedo sia un blog che una pagina Instagram, quindi sono una bookblogger e un bookstagrammer, ma ci sono anche dei miei colleghi che potrei collocare in tutte e tre le categorie citate. Certo, è un bell’impegno riuscire a districarsi tra canale Youtube, blog e pagina Instagram, ma alcuni ci riescono e creano anche dei contenuti davvero interessanti.
Come hai iniziato a divulgare il piacere di leggere?
Nei primi mesi del 2016 stavo affrontando un momento particolare della mia vita. Lo stress degli ultimi esami universitari unito all’ansia per l’incerto futuro lavorativo che mi attendeva mi avevano resa stanca e sfiduciata. Avevo bisogno di una nuova sfida per tirarmi su.
L’idea di aprire un blog letterario mi ronzava in testa già da un po’ e mi resi conto che quello era il momento giusto per farlo. D’altronde i libri sono sempre stati il mio rifugio e la mia consolazione più grande ed in quel frangente mi hanno “salvata”. Poi un anno dopo, quasi per caso, sono sbarcata anche su Instagram.
Perché lo fai?
Inizialmente per me stessa. Tra i miei familiari e i miei amici si nascondono pochissimi lettori, quindi ciò mi impediva di avere un qualsiasi tipo di confronto o di discussione riguardante i libri che leggevo o che avrei voluto leggere. Invece, con il blog e la mia pagina instagram, non solo riesco a parlare della mia passione, ma anche a discutere e a scambiare opinioni con altre persone che condividono con me l’amore per i libri. Inoltre, già nella vita reale capitava spesso che mi chiedessero consigli su libri da leggere e autori da approfondire, al punto che mi sono detta: perché non farlo anche sui social?
Che benefits ci sono ad essere del settore? Cosa, invece, fa capire che siete comuni mortali e non esseri mitologici?
Ti ringrazio per questa domanda che spero possa chiarire una volta per tutte cosa siamo e cosa facciamo noi bookblogger, bookstagrammer e booktuber. Prima di tutto mi preme dire che siamo persone normali che lavorano, studiano e non si guadagnano da vivere facendo gli “influencer” dei libri, come qualcuno ha ipotizzato. Molti di noi collaborano con delle piccole, medie e grandi case editrici, le quali ci inviano le loro nuove uscite che noi provvediamo a leggere e recensire. Non percepiamo uno stipendio, non riceviamo alcun compenso per le foto e le recensioni che scattiamo e scriviamo (con qualche eccezione), ma facciamo tutto quel che facciamo per passione. L’unico beneficio di cui godiamo è quello di essere un po’ più vicini alla realtà editoriale italiana e – a volte – di poter “intervistare” e scambiare due chiacchiere con gli autori dei libri che leggiamo.
Come si è svolto il tuo SalTo?
Questa che si è appena conclusa è stata la mia seconda partecipazione al Salone del Libro e devo dire che l’ho vissuta in maniera molto più consapevole di quella precedente. Ho girato poco tra gli stand delle case editrici, ma sono riuscita a prendere parte a molti eventi interessanti come gli omaggi a Georges Simenon e Alberto Moravia, ho intervistato diversi autori come Franco Faggiani e Desy Icardi, ma soprattutto ho avuto modo di conoscere e incontrare tanti miei bravi “colleghi” e le persone che mi seguono, le quali con un abbraccio mi hanno detto di apprezzare tantissimo ciò che faccio.
Come scegli le tue letture?
Di solito mi lascio guidare dall’istinto e dal mio stato d’animo. Credo che ci sia il libro giusto da leggere al momento giusto e mi affido sempre a questo mantra per scegliere la mia nuova lettura. Spesso, però, mi capita anche di seguire il consiglio del mio libraio di fiducia o di qualche mio “collega”, perché a certe loro recensioni appassionate è davvero difficile resistere!
Ti senti una specie in via d’estinzione?
Non mi sento assolutamente una specie in via d’estinzione. Forse tra diversi anni non esisteranno più Instagram, Youtube e i blog, ma i libri ci saranno sempre e noi continueremo comunque a parlare di loro. Forse in modo diverso, probabilmente con l’ausilio di altri mezzi e piattaforme, ma la nostra passione di certo non si arresterà.
Vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori?
L’unico messaggio o meglio consiglio che mi sento di dare ai nostri lettori è quello di assecondare sempre le proprie passioni, di viverle, scoprirle e permettere loro di “salvarci”. Un po’ come è successo a me con i libri, si sono donati a me e io non li abbandonerò mai.
Mentre, un messaggio alla giornalista?
Per chi ancora non lo sapesse, qualche giorno fa è uscito su una famosa testata giornalistica un articolo che parla dei bookblogger presenti al Salone del libro e l’immagine che ne esce fuori di questi ultimi non è per niente lusinghiera. Come introduzione a questo articolo è stata utilizzata la mia biografia che tutti possono trovare sul mio blog personale. Così mi sono ritrovata a essere citata in questo pezzo da cui ci ho tenuto subito a dissociarmi. Si parla dei bookblogger come dei “Ferragnez dei libri”, “topi da biblioteca 4.0” e soprattutto come di coloro che hanno “rubato” il lavoro ai librai. Tutte definizioni che non ci appartengono minimamente. Quindi, l’unica cosa che mi sentirei di dire alla giornalista che ha realizzato questo articolo è di documentarsi e informarsi la prossima volta che decide di scrivere di un mondo che non le appartiene e che non conosce minimamente.
Infine, colgo l’occasione per ringraziare Cristiana che ha deciso di affidarmi questo spazio per permettermi di replicare all’articolo da me citato e spiegare nel concreto chi sono questi fantomatici bookblogger e cosa fanno.
E, soprattutto, grazie mille a voi che leggerete le mie parole.