Dopo la tigre del Bengala, la natura (e soprattutto la forzatura nella selezione genetica dell’uomo), ci propone un altro splendido, maestoso, ma “leggermente” più domestico, felino: il gatto del Bengala.
Il Bengalese nasce dal desiderio del dott. Centerwall nel 1973 di rendere immuni i gatti dalla leucemia felina, ma l’unico risultato fu la creazione di una nuova razza ibrido tra Egyptian, Burmese, Abissino ed infine il fantomatico “gatto leopardo” (gatto selvatico asiatico).
Inizialmente il carattere conservava una natura estremamente selvatica e nervosa, oggi si cerca di selezionare i caratteri più doocili e mansueti, ma resta un gatto profondamente “primitivo”, vivace e dallo spiccato istinto predatorio, anche se, ormai, la percentuale di “gatto leopardo” presente nel DNA è un misero 10%.
Si tratta di felini grossi e muscolosi che, nei soggetti maschi più grandi, possono arrivare persino a 10 kg.
La caratteristica che li contraddistingue è il tipico manto “leopardato” costituito di macchie; ne esiste anche la versione “invernale” proprio come per il “leopardo delle nevi”.
Si classifica tra i pochissimi gatti che amano l’acqua ed il nuoto, ma ovviamente dipende sempre dal singolo individuo.
Sono gatti estremamente resistenti e di facile cura, anche se vanno spazzolati più volte nel periodo di muta; la vita media si aggira intorno ai 15 anni.
Sicuramente non è un gatto per “neofiti”, richiede esperienza e soprattutto tempo da dedicare, potenzialmente abituandolo anche alla pettorina, se non si ha una casa con giardino, lasciando spazio alla vena “esplorativa” di questo splendido animale!