I numeri del contagio a livello mondiale e nazionale sono davvero terribili; dalle ultime rivelazioni si parla di più di due milioni di contagi nel mondo e di quasi 150 mila morti per coronavirus.
Dopo la Cina, ad essere maggiormente in ginocchio l’Italia, gli Stati Uniti, l’Africa, il Giappone, la Spagna…che hanno conosciuto e conoscono giorni difficili e corsie freneticamente sofferenti.
I più esposti – e, purtroppo, anche vittime del Covid-19 – restano i medici e il personale sanitario nel suo complesso : ad oggi sono 121 i medici morti per questo maledettissimo virus. Insomma nessuno escluso!
A loro ha pensato un famoso ed autorevole regista che vive in Italia da tanti anni ed è a tutti gli effetti un nostro “connazionale” acquisito.
Ferzan Ozpetek, difatti, ha lanciato dai suoi profili social un appello per istituire quella che lui ha definito “la Giornata della Festa dei Camici Bianchi” per ricordare il sacrificio, in termini di vite umane perse, ma anche di dedizione e di amore per il prossimo che tutti, medici, infermieri, personale delle ambulanze, del 118 e portantini stanno dimostrando in queste ore assistendo i nostri cari e accompagnandoli in questo doloroso percorso fatto di tanta sofferenza…con qualche barlume di speranza per chi esce dal tunnel “rinato”… come se davvero fosse nuovamente venuto al mondo perchè i volti e le storie di chi sta vivendo la malattia e può raccontare di esserne uscito sono terribilmente simili per la paura della morte e per le mortificazioni del corpo a causa dell’intubazione e della mancanza di respiro, parole ricorrenti nei racconti dei malati.
Ebbene l’iniziativa del regista turco ha trovato immediata adesione sul web, non solo da parte dei suoi colleghi artisti, ma anche dalla Siae che, attraverso il suo Presidente, Mogol, ha lanciato una petizione on line per l’istituzione di tale giornata con il coinvolgimento non solo degli iscritti siae ma di tutti i cittadini italiani, rivolgendo un appello al Presidente della Repubblica, Mattarella, affinchè intervenga sull’argomento, facendosi promotore dell’iniziativa davanti al Parlamento Nazionale.
Il 21 aprile la Siae metterà on line la piattaforma www.festadeicamicibianchi.it dove poter sottoscrivere l’appello e permettere a chiunque voglia di aderire all’iniziativa promossa e, ormai, abbracciata non solo dal mondo dello spettacolo: è prevedibile un plebiscito di consensi da parte di tutti, famosi e gente comune.
La bellezza del pensiero di Ozpetek è la voglia di ricordare di qui a qualche anno questi terribili giorni e avere la possibilità di poterlo raccontare; in particolare il giorno da lui suggerito sarebbe da collocare il 20 febbraio, ovvero il giorno in cui è stato individuato il cd. paziente 1, Mattia di 38 anni, primo italiano contagiato dal Coronavirus in quel di Codogno.
“Sarà anche una giornata di ricordo per quelli che hanno perso la vita, ma soprattutto di festa e ringraziamento per tutti coloro che lavorano negli ospedali. Persone che non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo dimenticare quando questa emergenza sarà finita”: questo il pensiero e le parole del regista.
Le frasi di Ozpetek sono emozionanti perchè la sua spinta è arrivata dall’esperienza di chi si è trovato in trincea…dalle voci e dal racconto di alcuni amici medici che da Roma sono andati in Lombardia per prestare aiuto ai propri colleghi nelle corsie degli ospedali e hanno descritto una situazione apocalittica ed emozionalmente drammatica, non facile da descrivere ma intrisa di paura e di parole di disperazione.
L’idea di Ozpetek ha, dunque, avuto il merito di riempire con le parole un pensiero che in tanti hanno rivolto ai camici bianchi in questi giorni di pandemia…non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Basta ricordare le dediche cantate, con “Abbracciami” o suonate, come l'”Inno di Mameli”, dalle persone comuni dai balconi delle nostre città in omaggio al sacrificio del personale sanitario tutto.
Gli stessi medici si sono organizzati on line per cantare e suonare insieme, in segno di lotta condivisa e solidale, l’inno contro il coronavirus, testo, peraltro, riscritto da Mogol partendo da “Il mio canto libero” di Battisti. Ne è nato un vero video musicale per raccomandare ai cittadini di restare a casa, realizzato dalla Federazione Italiana delle Società Medico Scientifiche (Fism) suonato e cantato da medici specialisti e rilanciato sui social della Fism e del Ministero della Salute con un grido di speranza, dopo tanto sacrificio chiesto a tutti, “domani un nuovo giorno sarà” (https://www.youtube.com/watch?v=xvvecF7Bmsk).
Moltissimi gli omaggi ai Medici e al personale sanitario di tutto il mondo: la pandemia sta stravolgendo le vite di tutti…e in giro per il globo, le persone hanno sentito il desiderio e forse anche il dovere di ringraziare chi è più esposto al rischio di contagio e sta cercando di alleviare le sofferenze non solo dei malati costretti ad un isolamento senza precedenti bensì anche dei loro familiari, costretti ad un silenzio assordante e ad una lontananza straziante.
Di pochi giorni fa l’immagine imperante del Cristo Redentore di Rio de Janeiro illuminato con indosso, attraverso giochi di luci e di colori, le divise dei medici e infermieri e la mascherina, nonchè dei colori dell’arcobaleno attraverso i disegni dei bambini al grido del “andrà tutto bene”. L’immagine, in omaggio a tutti i Paesi nel mondo colpiti dalla Pandemia, come Cina, Stati Uniti, Argentina, ma anche dei singoli Continenti, si è vestita con i colori delle rispettive bandiere e si è illuminata durante la notte di Pasqua, con parole diverse da paese in paese, per l’Italia è stata scelta la parola “speranza” segno di una esplicita vicinanza dei nostri cugini sudamericani. L’immagine ha fatto il giro del mondo lasciando sconcertati per la sua bellezza e la sua imponenza.
La testimonianza di affetto e di solidarietà nei confronti dell’Italia non è di certo mancata in queste ore, Donald Trump il 14 marzo – forse anche sollecitato da qualche critica per il suo silenzio – ha twittato un video delle frecce tricolori italiane al suono di Nessun Dorma dalla Turandot di Puccini e la scritta “THE UNITED STATES LOVES ITALY!”(gli Stati Uniti amano l’Italia) o la storica Biblioteca di Sarajevo dove ha sede il Municipio della città bosniaca che si è illuminata in una notte di marzo con il tricolore italiano in segno di sostegno al Bel Paese
o ancora il ponte della città di Molstar, anch’esso illuminato col tricolore, un simbolo della guerra della Ex Jugoslavia in cui andò distrutto, oggi ricostruito, per manifestare la vicinanza al popolo italiano
Anche l’Ambasciata della Palestina ha manifestato la sua vicinanza con bandiere italiane esposte e un grido di incoraggiamento “Forza Italia”. A Gerusalemme le mura della città vecchia si sono illuminate di tricolore con la scritta “Gerusalemme al vostro fianco”.
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Insomma questa è la forza delle immagini che a volte riesce a sintetizzare mille parole e lo fa perché è dotata di grande potenza, finendo per penetrare immediatamente le menti e il cuore.
In giro per il mondo particolari sono stati alcuni omaggi ai Medici, che hanno colpito la nostra attenzione per originalità ed emozionalità, quale il suono delle sirene dei soccorritori a New York per le strade di una città vuota e spaventata o la forma di cuore realizzata dai Vigili del Fuoco del Wisconsin con i mezzi di soccorso e un ringraziamento per chi sta dedicando la sua vita alla cura dei malati.
Se poi ci allontaniamo un pò, troviamo un messaggio originalissimo inviato dal tempio della danza mondiale del Bolshoi in cui l’etoile russa con alcuni dei danzatori tra i più bravi al mondo hanno promosso l’iniziativa “noi insieme” esibendosi in un teatro vuoto in diretta sulle tv russe per testimoniare vicinanza e conforto, con la potenza della danza, nei confronti di chi lotta in prima linea negli ospedali.
Non bisogna poi andare troppo lontano…tutto lo Stivale da Nord a Sud è stato attraversato da ventate di solidarietà e testimonianze di affetto nei confronti di tutti i camici bianchi italiani attraverso il suono delle sirene dei Vigili del fuoco per le stradine delle città (com’è accaduto a Bologna) o l’intonazione del nostro inno nazionale suonato dalle Forze Armate dinanzi agli ospedali lombardi così profondamente colpiti o un ringraziamento attraverso una pioggia di tulipani rossi per i volontari della Croce Rossa Italiana nella Capitale o i vigili del fuoco con tanto di divise e mascherine che la mattina del 1^ aprile si sono recati a sirene spiegate a rendere omaggio ai Medici e al personale degli ospedali partenopei maggiormente coinvolti nella lotta al covid-19 Cotugno e Cardarelli, tutti visibilmente commossi dal gesto…insomma simboli che non restano tali ma racchiudono e raccontano qualcosa di più!
Ma c’è un aspetto, un piccolo grande aspetto “positivo” che il Coronavirus ha reso possibile ed è stata la riappropriazione degli spazi usurpati dagli uomini…spazi che sottraiamo quotidianamente e indebitamente ai legittimi titolari…e chiuderei l’articolo con questa immagine che proviene dal Sudafrica e ritrae leoni stravaccati nel mezzo della strada concedendosi una libertà impossibile in tempi normali con l’invasione dei turisti…E’ un’immagine di speranza che al tempo stesso regala un sorriso perché questa volta ad essere in gabbia siamo noi…e ad essere finalmente liberi e felici sono loro!