E’ uno strano paese il nostro: al cospetto di una squadra che domina in Italia e da lustro anche in Europa, gli argomenti di interesse delle trasmissioni sportive continuano ad essere le solite squadre del nord, stracolme di problemi, debiti e cause in corso.
Ieri sera, dopo Inter-Juve, Allegri ha detto che loro, da persone serie, non parlano di arbitri quando solo un minuto prima Bremer aveva detto che i bianconeri avevano 56 punti in classifica…anzi 58. Inzaghi si lamenta, a ragione, dell’ennesimo gol con aiuto manuale dei bianconeri (ma non da conto delle nove sconfitte in campionato!!)…una noia mortale insomma.
Dopo aver spazzato via con un soffio i tedeschi del Francoforte con i suoi tifosi (senza voler considerare l’ausilio di un manipolo di animali giunti dalla civilissima Bergamo), non ce ne vogliano le milanesi, anch’esse ai quarti dopo atroci sofferenze, il Napoli va a fare baldoria anche sul campo del Toro, consegnando all’onestissimo Juric, stavolta va detto, quattro gol a domicilio e un dominio mai messo in discussione.
Ormai i punti di vantaggio sulle, presunte, inseguitrici, nemmeno si contano piu’, eppure ci sta ancora chi fa i conti con la Juventus, penalizzata e da penalizzare ancora, teoricamente a meno 15 dai partenopei.
I salotti televisivi, abitati da ex calciatori piu’ o meno famosi, sembrano ormai chat social di tifosi sfegatati, pronti ad aggrapparsi a qualunque cosa, pur di non celebrare il capolavoro assoluto di Spalletti, Giuntoli e del presidente ADL. Una tristezza inaudita.
Per onor di cronaca, il quattro a zero di ieri sera è maturato grazie alla solita doppietta di Osimhen, il rigore di Kvara e il primo gol in campionato di Ndombele. Da parte sua il Toro ha giocato un buon quarto d’ora nell’intervallo tra i primi due gol azzurri, durante il quale avrebbe potuto pervenire al pareggio.
La chiave della gara è la differenza tra le due compagini nell’impostazione delle azioni: il pressing continuo e furioso del Napoli ha letteralmente distrutto la resistenza dei granata, alla lunga sfiancati dalle accelerazioni degli avanti partenopei e dalla qualità e quantità garantita dalla mediana azzurra.
All’orizzonte, adesso, c’è la pausa per le nazionali, prima della volata finale degli ultimi due mesi che presenta immagini di futura festa per i colori azzurri, senza dimenticare il sogno Champions.
Che tutti vivano con maturità gli eventi, che la volata europea sia un sogno da vivere con i piedi per terra e la testa tra le nuvole e non una improvvisa pretesa.
Il Milan l’avversario: probabilmente la squadra meno forte delle otto in lizza, ma un derby da prendere con le pinze e giocare con la massima umiltà e attenzione.
Il 2023 è l’anno del Napoli.