Uno stadio in festa, un tutto esaurito che non si verificava da tempo immemore: il popolo napoletano ha spinto la squadra fin dopo il fischio finale di Mariani, ma non è bastato.
Ricade nei soliti, ripetuti, errori la squadra di Spalletti; oseremmo dire che tutta la storia del Napoli è costellata di gare del genere, tanto decisive quanto sciattamente buttate via con un atteggiamento che non ha ricambiato l’affetto e la fiducia dei napoletani.
Allo Stadio Maradona (une prece: basta con queste magliette di Diego, basta con le canzoncine di Maradona prima della gara, siamo stufi e trovo la cosa stucchevole, se non ridicola) passa anche la Fiorentina. Il ruolino di marcia a Fuorigrotta è sconcertante: cinque sconfitte e due pareggi su sedici in campionato, la statistica peggiora se ci mettiamo anche le coppe. Così non si può.
Non si può vincere un campionato che gli azzurri avrebbero potuto far proprio se solo non avessero buttato via tutte le occasioni per dare la spinta decisiva alla propria stagione.
Anche ieri la squadra, dopo un avvio promettente, ma che lasciava presagire amari epiloghi con gli errori grossolani sotto porta di Osimhen, Insigne, Politano e Fabian in versione “Michu”, si è sciolta rapidamente, trascinata verso il baratro dai giocatori che avrebbero dovuto invece tenere dritta la barra.
Errori di ogni genere, in campo, in panchina, nelle scelte iniziali e in corso d’opera, hanno causato la sconfitta per 2-3 con la quale, probabilmente, bisognerà dire addio ai propri sogni di gloria per l’ennesima volta.
Il pareggio di Mertens, inspiegabilmente in panchina nonostante l’ennesima prestazione inguardabile di Zielinski, non ha dato la scossa sperata e, complice una serie di errori grossolani di Mario Rui prima e di Rrahmani dopo, la viola ha chiuso la pratica vincendo meritatamente: tanto bello quanto inutile il gol della bandiera del solito Osimhen, abbandonato al suo destino in attacco dai vari Insigne, Politano (impresentabile oltre ogni umana immaginazione) e Lozano, che continua a sognare squadre improponibili e al contempo “infracica” il fegato dei napoletani a settimane alterne.
La totale inconcludenza degli esterni (problema che ci portiamo da inizio anno) e un centrocampo senza filtro, con il solo Lobotka che doveva cantare e portare la croce, mentre i già citati Zielinski e Fabian si rendevano protagonisti di prestazioni pessime, sono stati solo una parte del problema. L’assenza di Anguissa andava gestita diversamente, inserendo un altro centrocampista (Demme? Elmas?)per infastidire il continuo palleggio viola. Ed invece il polacco è rimasto in campo per tutta la gara con Mertens relegato in panchina in una gara da vincere a tutti i costi.
Non è finita, si dirà.
La sensazione, da ieri sera e anche per le dichiarazioni di Spalletti, è quella della resa.
Di certo, dopo i passi falsi nelle gare decisive (Cagliari, Inter, Milan e ieri) saranno in pochi i tifosi a credere nel miracolo, anche in caso di, improbabili, passi falsi di Inter e Milan nel turno pasquale, che tra l’altro vedrà di scena al Maradona la Roma.