La sua carriera professionale si è concentrata principalmente su teatro e televisione con alcune incursioni sul grande schermo. Al teatro ha avuto occasione di interpretare autori classici come Calderón de la Barca o William Shakespeare. Dalla Spagna è arrivato in Italia grazie a serie come Alma, Senza limite e Machos Alfa.
Raùl in Italia sei conosciuto grazie alla serie Machos Alfa. Prima di approfondire questo tema, vorrei che mi raccontassi un pò della tua carriera di attore.
La mia prima apparizione in televisione in Spagna fu nell’anno 1997 e nel teatro tre anni prima, recitando in Romeo e Giulietta. Questa professione non è facile, mi considero fortunato perchè da allora ho sempre lavorato. Mi sono preparato, ho studiato e soprattutto ho rispettato i colleghi. Per essere un buon attore bisogna essere anche una buona persona. Del resto lavori con tante persone che ti apportano molto.
Quanto è importante essere umili in questa professione?
Molto. Bisogna essere predisposti ad ascoltare, tanto al regista come ai tuoi compagni di scena, ma la cosa più importante è ascoltare se stessi. Solo così puoi crescere.
I tuoi ultimi lavori sono in televisione e nel cinema. Quanto ti manca il teatro?
Io ho bisogno di stare in un teatro. Se non come attore, ci vado da spettatore, e quando sento la voce annunciare che la funzione sta per iniziare, mi viene la pelle di gallina. Ho in progetto un lavoro che spero si porti a termine. Purtroppo preparare uno spettacolo di teatro, rispetto al cinema o la televisione, hai dei tempi lunghissimi.
Ci sono attori che per scelta o per talento, recitano solo in televisione o in teatro. Tu hai avuto problemi a fare le due cose? Visto che sono tecniche diverse.
Io ho sempre voluto fare le due cose, mi sono preparato per entrambe. Anche sul set cinematografico, la parola “azione” mi provoca una sensazione magica. Sono momenti irripetibili, anche se si ripetono continuamente le riprese, il primo momento resta quello che da brividi. Naturalmente non pensavo di riuscirci però seppi di essere preparato quanto recitai in un teatro indipendente dove il pubblico era quasi partecipe della scena, praticamente era a un metro dagli attori. Era teatro, certo, ma la sensazione era la stessa che sento ora davanti ad una telecamera. Vicinissimi entrambi e non puoi ingannare al pubblico. Lo spettacolo si chiamava Ivan-off e durò 5 anni, nei quali riuscì ad avere un controllo su di me come attore.
Che differenza c’è per te tra essere attore ed essere famoso?
Io non sono famoso. Io sono popolare. Questa popolarità l’ho ottenuta grazie al mio lavoro di attore. Famoso è Michelangelo, Picasso,Humphry Bogart, Sofia Loren etc etc. La mia popolarità fa sí che la gente mi riconosca per la strada, che mi chieda un autografo, un selfie. Mentre come attore, il mio lavoro mi porta ad osservare la gente, magari vedi uno che si muove in un modo particolare o che parla in una forma strana, questo è il mio lavoro, captare l’ essenza delle persone.
Parliamo di questa serie “Machos Alfa” che è visibile tramite Netflix in molti paesi nel mondo e che sta avendo successo anche grazie ad un tema molto attuale di cui parla: la condizione del maschio in una società di donne con potere, l’accettazione ai pari diritti, l’uguaglianza.
Questo è un tema che ormai è sul tavolo di ogni casa e a cui non possiamo più scappare. Si parla ovunque e non possiamo ometterlo. Con la serie affrontiamo questo tema con umorismo. Tutti i personaggi della serie, quattro donne e quattro uomini, sono dei falliti. Le donne che lottano per essere emancipate si sentono disorientate e gli uomini che credono di essere dei maschi, si sentono persi. Chiunque veda la serie può identificarsi in qualsiasi di questi otto personaggi. Credo che per questa ragione piace a tanti.
Non credi che chi si senta più disorientato sia l’uomo? Viene da una situazione in cui è sempre stato colui che provvede, colui che domina, protegge. Ora si trova ad accettare altri ruoli.
La donna ha reagito di fronte ad una situazione che ha sopportato durante secoli. Si è mossa e ha detto basta. A noi uomini ci è piovuta dal cielo all’improvviso. Lo sconcerto è duplice. Uno perché non ce lo aspettavamo e due perché bisogna accettare il cambiamento, e quindi chiederci come fare per stare al passo e non restare indietro.
Como ho già detto, Machos Alfa è stato tradotto in varie lingue. Cosa hai provato quando ti sei sentito doppiato?
Tu sai che io parlo un po’ italiano. Delle altre lingue, come inglese e francese, per esempio, che non ci capisco nulla, non posso opinare. Per l’italiano invece, mi è sembrato strano ascoltarmi con un accento milanese. Avevo immaginato il mio personaggio più come un romano o un napoletano…ma va bene così.
Cosa sarebbe Raùl senza la recitazione?
Questa domanda mi rende triste. Il teatro fa parte di me da quando io avevo 7 anni e andavo con mia madre e con mia zia. La recitazione ha plasmato la mia vita. Se non potessi più recitare, sicuramente scriverei, o sarei regista o, altrimenti morirei di pena.
Progetti futuri?
Presto ci sarà la prima del film “Astronauta” di David Matamoros, una commedia romantica che ho girato tra Argentina, Las Vegas e Barcellona.
Qual’è il tuo più grande desiderio…ad oggi?
Vorrei tanto ricevere un premio per poterlo dedicare a mia madre e a mia zia che non ci sono più. Loro mi hanno sempre appoggiato, nonostante la loro idea fissa fosse quella che io avessi un posto fisso. Il premio sarebbe per loro due. Il mio premio personale è quello di essere attore.