Bentrovati al consueto appuntamento con il nostro giro d’Italia, oggi ci ritroviamo in una regione che trasuda tradizione, il profumo della genuinità si mescola a quello della mortadella ed il dialetto è inequivocabile. Gli Etruschi ed i Celti vi misero radici cedendo il passo a tanti altri popoli. Una terra dotta che vanta cultura sotto tutti i punti di vista, ricca di città splendide da girare in bicicletta per poi sostare sotto qualche portico per rifocillarsi con un tortellino mai assaggiato prima mentre il Lambrusco colora le guance e rende la testa leggera. Siamo ancora nella bella stagione ed i lidi attrezzatissimi della riviera accolgono qualsiasi turista andando incontro a tutte le necessità. Se permettete, mi sdraierei su un bel lettino e sotto l’ombrellone darei una sfogliata ai titoli che sto per suggerirvi, ovviamente tutti ambientati qui o comunque scritti da autori nativi di questa splendida regione.
L’Agnese va a morire di Renata Viganò
Renata Viganò ha scritto una «cronaca» che ha l’esatta semplicità di pensieri e gesti quotidiani, in uno stile sobrio che pure rivela una sottile educazione letteraria nella definizione di fuggevoli stati d’animo, nella descrizione di sfumati paesaggi di pianure e di lagune; e tutto si sostiene nell’ampio respiro dell’azione corale, che tocca il suo culmine nelle scene di battaglia. Ma la novità del libro è l’aver visto la Resistenza attraverso gli occhi di un’anziana contadina, l’Agnese. Non si è mai allontanata dall’orto, dalla fontana di casa; ma quando i tedeschi le fanno morire il marito, è capace di ribellarsi, di seguire i partigiani nelle paludi, di compiere imprese rischiose caracollando su una vecchia bicicletta rugginosa. I giorni dell’Agnese si svolgeranno tra fughe, tradimenti, fuciliazioni, sconfitte e vittorie: i giorni dell’Italia migliore che ritrova se stessa.
Don Camillo di Giovanni Guareschi
Don Camillo è il primo libro della serie Mondo piccolo (che comprende altri sei titoli): qui impariamo a conoscere il mondo della Bassa, irruente e sanguigno, e i due protagonisti, il parroco don Camillo – a volte intemperante nella sua missione pastorale – e il sindaco comunista Peppone, pronto a ignorare – nei casi di coscienza – le direttive del partito. Fra rivalità e dispetti continui, dichiarazioni di guerra e proclami di ultimatum mai eseguiti, don Camillo e Peppone ci insegnano, oggi come ieri, che il rispetto, la simpatia e l’amicizia non hanno nulla a che fare con il colore della bandiera o della tonaca. Quella che conta è l’umanità delle persone.
Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani
Questa splendida raccolta di racconti (Lida Mantovani, La passeggiata prima di cena, Una lapide in via Mazzini, Gli ultimi anni di Clelia Trotti e Una notte del ’43) valse a Giorgio Bassani il Premio Strega 1956. In comune le “cinque storie” hanno una sorta di dolente consapevolezza e l’ambientazione indimenticabile: Ferrara, cittadina di provincia che qui assurge a simbolo di un’intera nazione, avvolta dal pesante panneggio scuro del fascismo. Bassani ci porta nell’animo di questa gente, “per il resto, quasi sempre per bene”: la ragazza madre Lida Mantovani; il dottor Elia Corcos in perenne scontro con la moglie; il sopravvissuto al lager Geo Josz; la vecchia socialista Clelia Trotti, lasciata morire in carcere… Storie diverse eppure vicine, accomunate dalla difficoltà con la quale i protagonisti si adattano a una provincia italiana che da un lato consola, dall’altro respinge qualunque cosa non le sia propria. Persone comprese.
Previsioni del tempo di Wu Ming
Mentre le rotte della spazzatura impongono nuove mappe del crimine, i gestori del malaffare e le loro vittime precipitano in un universo di corruzione e veleni. Giuliano trasporta maiali macellati illegalmente, sfuggiti a ogni controllo di qualità, da vendere nei supermercati. L’appuntamento è sull’Appennino emiliano con la gang di Jakup Mahmeti, già apparso nelle pagine di Guerra agli umani di Wu Ming 2. Un compito semplice: consegnare la carne e portare un nuovo Tir, carico di immondizia, fino al porto di Napoli. Ma durante il tragitto dosi eccessive di Maalox, paranoia, equivoci stravolgono i piani. Deve intervenire il broker, sommo sacerdote dello smaltimento rifiuti, moderno alchimista sul libro paga della camorra? Un racconto teso e sferzante. Perché quando si tratta di rifiuti, davvero nessuno può dirsi innocente.
Otel Bruni di Valerio Massimo Manfredi
I Bruni – Callisto, la Clerice, i loro figli, sette maschi e due femmine – e il loro regno: la cascina nella pianura emiliana, i campi coltivati con fatica, e la grande stalla, albergo e luogo in cui ci si riunisce per celebrare il rito della veglia nelle lunghe notti d’inverno, ascoltando le storie meravigliose di una tradizione millenaria. Come quella della capra d’oro, idolo demoniaco la cui apparizione è presagio di orribili sciagure… Da questo mondo antico, fatto di valori elementari ma fortissimi, di leggende ancestrali, di fatica immensa ma anche di certezze come il cibo, la casa, la solidarietà, tutti e sette i maschi dei Bruni partiranno per la Prima guerra, e la famiglia dovrà affrontare i lutti, il nuovo regime, un altro terribile conflitto e ancora la guerra civile, con le distruzioni e i cambiamenti che portano con sé. Con gli occhi di Floti, Gaetano, Armando, delle loro donne, dei loro fratelli, animi generosi e intelligenti, attraverso le vite dei Bruni, compiremo un viaggio straordinario che va dall’aia di casa fino a Bologna, dall’Africa alla Russia, dal 1914 al ’49, dall’inconsapevolezza alla capacità di lottare per i diritti dei più deboli, per una giustizia in cui credere fino all’ultimo. Fino a quando la solitudine, il fuoco, la storia non avranno compiuto il loro corso…
Canale Mussolini Antonio Pennacchi
Premio Strega 2010. Canale Mussolini è l’asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. I suoi argini sono scanditi da eucalypti immensi che assorbono l’acqua e prosciugano i campi, alle sue cascatelle i ragazzini fanno il bagno e aironi bianchissimi trovano rifugio. Su questa terra nuova di zecca, bonificata dai progetti ambiziosi del Duce e punteggiata di città appena fondate, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord. Tra queste migliaia di coloni ci sono i Peruzzi. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle. Con lui scendono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore. E poi la nonna, dolce ma inflessibile nello stabilire le regole di casa cui i figli obbediscono senza fiatare. Il vanitoso Adelchi, più adatto a comandare che a lavorare, il cocco di mamma. Iseo e Temistocle, Treves e Turati, fratelli legati da un affetto profondo fatto di poche parole e gesti assoluti, promesse dette a voce strozzata sui campi di lavoro o nelle trincee sanguinanti della guerra. E una schiera di sorelle, a volte buone e compassionevoli, a volte perfide e velenose come serpenti. E poi c’è lei, l’Armida, la moglie di Pericle, la più bella, andata in sposa al più valoroso. La più generosa, capace di amare senza riserve e senza paura anche il più tragico degli amori. E Paride, il nipote prediletto, buono e giusto, ma destinato, come l’eroe di cui porta il nome, a essere causa della sfortuna che colpirà i Peruzzi e li travolgerà.