Keith Jesperson, noto anche come l’ “Assassino dal Viso Sorridente”, è un noto serial killer americano che ha operato negli anni ’90. Ha ottenuto il soprannome a causa dei disegni di faccine sorridenti che inseriva nelle sue lettere ai media e alle forze dell’ordine.
Le vittime conosciute di Jesperson sono state principalmente donne; è stato condannato per l’omicidio di otto donne tra il 1990 e il 1995. Le sue vittime si trovavano in vari luoghi degli Stati Uniti, tra cui Oregon, Wyoming, Nebraska e California.
BIOGRAFIA
Keith Jesperson è nato in Canada ma è cresciuto negli Stati Uniti, nella contea di Selah in Washington. È stato descritto come un bambino problematico e con una difficile infanzia.
Nel 1990, Jesperson ha commesso il suo primo omicidio, uccidendo una donna di nome Taunja Bennett. Successivamente ha ucciso almeno altre sette persone, principalmente donne. Durante la sua serie di omicidi, ha spedito lettere alle autorità e ai media, firmandole con il soprannome “The Happy Face Killer”. In queste lettere, ha fornito dettagli sugli omicidi per dimostrare la sua responsabilità.
La sua striscia omicida è durata fino al 1995, quando è stato finalmente arrestato a seguito di un’indagine condotta dalla polizia di Redding, in California. Nel 1996, è stato condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale.
OMICIDI
Taunja Bennett è stata la prima vittima di Jesperson. È stata uccisa nel gennaio 1990 a Portland, Oregon. Jesperson strangolò Bennett e poi abbandonò il suo corpo.
Nel marzo 1990, uccise Laurie Ann Pentland a Blythe, in California. La strangolò e lasciò il suo corpo nei pressi di un campo da golf.
Julie Ann Winningham fu uccisa nel maggio 1995 a Turlock, in California. Jesperson strangolò anche lei.
Keith Jesperson è stato condannato per l’omicidio di Taunja Bennett nel 1995 e in seguito ha confessato gli altri omicidi. È stato condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. La sua storia ha suscitato interesse nell’ambito della criminologia e della psicologia ed è stata oggetto di diversi studi sull’analisi del comportamento criminale.
CATTURA
La cattura di Keith Jesperson è avvenuta nel marzo 1995, dopo che aveva commesso una serie di omicidi nel corso di diversi anni. Ecco come è stato catturato:
Nel marzo 1995, Jesperson aveva ucciso Julie Ann Winningham in California. Dopo l’omicidio, ha scritto una lettera alle autorità, a cui ha allegato una mappa che indicava il luogo in cui aveva nascosto il corpo. Nella lettera, ha anche descritto dettagliatamente l’omicidio, fornendo prove concrete della sua responsabilità.
Tuttavia, un errore nel processo di spedizione della lettera ha portato alla sua scoperta. La lettera, invece di essere consegnata alle autorità, è stata accidentalmente inviata a un giornale locale. Questo ha attirato l’attenzione dei media e, di conseguenza, delle forze dell’ordine.
La polizia ha iniziato a investigare e ha collegato la lettera e la mappa con l’omicidio di Winningham. Dopo aver individuato Jesperson come sospettato, le autorità hanno intensificato la sorveglianza su di lui.
Il 30 marzo 1995, Jesperson è stato arrestato mentre tentava di attraversare il confine tra Stati Uniti e Canada a Redding, in California. Durante gli interrogatori, Jesperson ha confessato non solo l’omicidio di Julie Ann Winningham, ma anche diversi altri omicidi che aveva commesso in passato.
La sua confessione ha portato a una serie di processi in cui è stato condannato per gli omicidi che aveva ammesso. Keith Jesperson è stato condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale e attualmente sconta la sua pena in carcere. La sua storia è diventata nota in tutto il mondo come quella del “The Happy Face Killer”.
PROFILO
Benché non sia stato ufficialmente diagnosticato da un professionista della salute mentale, è possibile delineare un profilo psicologico basato sulle sue azioni e comportamenti noti:
Jesperson manifestava tratti evidenti di psicopatia. Questo disturbo è caratterizzato da una mancanza di empatia, manipolazione, superficialità emotiva e un marcato egocentrismo. La sua capacità di uccidere in modo così metodico e di inviare lettere alle autorità con una faccina sorridente (“happy face”) indica una mancanza di rimorso o sensi di colpa.
Jesperson sembrava trarre piacere dalla sofferenza altrui. L’uso di strangolamenti come metodo di omicidio potrebbe essere stato scelto proprio per questa ragione, poiché permette all’aggressore di avere un controllo totale sulla vittima durante l’atto.
Era evidente un alto grado di narcisismo in Jesperson. Aveva un’enorme considerazione di sé e desiderava attenzione e notorietà, come dimostrato dalle lettere inviate alle autorità e ai media.
Inoltre, Jesperson sembrava avere una profonda necessità di controllo e dominio sugli altri. Questo è evidente nel modo in cui ha pianificato gli omicidi e ha cercato di mantenere il controllo anche dopo averli commessi.
Il killer aveva dimostrato di essere in grado di mimetizzarsi con successo nella società, mantenendo una facciata di normalità. Questo gli ha permesso di sfuggire alla cattura per un periodo di tempo prolungato.
Sebbene fosse in grado di pianificare attentamente gli omicidi, alcune delle sue azioni sembravano essere scaturite da impulsività. Ad esempio, l’errore nell’invio della lettera che ha portato alla sua scoperta può essere interpretato come un atto impulsivo.
EREDITà
Gli omicidi che ha commesso e il modo in cui è stato catturato sono oggetto di interesse per gli studiosi di criminologia, psicologia e per il pubblico in generale.
Inoltre, le vittime e le loro famiglie sono state profondamente colpite da queste tragiche perdite. Le conseguenze delle sue azioni hanno influenzato molte vite in modo permanente e hanno lasciato un segno indelebile nella storia del crimine.