Anime sante, anime purganti,
Io son sola e vuie siete tante
Andate avanti al mio Signore
e raccontateci tutti i miei dolori
Prima che s’oscura questa santa giornata
da Dio voglio essere consolata.
Pietoso mio Dio col sangue Tuo redento
a tutte le anime del Purgatorio salutammelle a tutti i momenti,
Eterno Riposo
Nel cuore del centro antico di Napoli, lungo via dei Tribunali, si trova la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, nota al popolo partenopeo come la chiesa “de’ ’e cape ’e morte”.
L’antico culto delle anime del Purgatorio, custodito da secoli nell’Ipogeo della seicentesca Chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco, sorse spontaneamente, agli inizi del 1600.
Il culto delle anime era stato ampiamente sostenuto dalla chiesa cattolica che identificava in esso un modo per raccogliere offerte ed elargizioni tanto che era diventato obbligo di ogni buon credente preoccuparsi di lasciare un testamento che indicasse la cadenza di messe e preghiere in suffragio del defunto.
Oggetto di culto diventano quindi le anime anonime, quelle abbandonate e senza nome, Il rapporto si stabilisce attraverso l’adozione di un teschio, che secondo la tradizione è sede dell’anima, che viene scelto, curato, accudito e ospitato in apposite nicchie. L’anima pezzentella ( dal latino petere: chiedere per ottenere), la pietà popolare si prende cura di crani senza nome identificandoli con le anime del Purgatorio, anime il cui abbandono continuerebbe anche nell’altra vita se non fosse per le cure pietose dei devoti. Nell’ipogeo del Complesso del Purgatorio ad Arco, scarabattoli, nicchie, piccoli altarini, raccontano una storia, dove fede,e preghiere si mescolano Si possono vedere lumini, fiori, rosari, monete, piccoli oggetti, messaggi scritti e riposti tra le pieghe dei cuscini dove riposano i teschi, testimoniano la cura, l’amore riposto in queste anime.
Molto particolare è la pratica delle adozioni di alcuni teschi che, di solito, venivano messi in teche e venerati o per grazia ricevuta o per voto o per fede. Nacquero così numerose leggende. Ma la leggenda di Lucia, è l’anima più amata. Il teschio col velo da sposa, che ornato di una preziosa corona, è custodito accanto ad una coppia di teschi che, nell’immaginario popolare, rappresentano i servitori della giovane, una principessa morta giovanissima subito dopo le nozze.
La leggenda narra che Lucia, figlia di un nobile, si fosse innamorata di un umile panettiere, ma il padre non voleva dal momento che la ragazza, come da etichetta, era già stata promessa sposa ad un giovine nobile. Per cui la fanciulla, affranta dal dolore e costretta a lasciare e non veder mai più il suo amato, il giorno del suo matrimonio, dopo aver indossato l’abito bianco, ingurgitò una boccetta di veleno. Da quel momento Lucia diventò un’eroina per tutte le giovani donne innamorate,
A quest’anima la tradizione popolare ha dedicato un altarino eleggendola protettrice delle spose