Trama:Ogni cosa ha un inizio e, grazie al cielo, anche una fine. Ma quando tutto è passato, siamo sicuri che sia realmente finito? Certe esperienze riempiono uno zainetto di spazzatura emotiva che rischiamo di portarci sulle spalle per tutta la vita, come Juan, che ha dodici anni, non ha genitori, amici e nemmeno un gatto. Vive nello sgabuzzino della bottega dove suo nonno vende barattoli vuoti; infatti, si dice in giro che il vecchio sia un po’ svitato. A scuola Juan deve fare i conti con un branco di ragazzini che gli dà il tormento; è proprio dopo un loro apprezzamento, più crudele di altri, che trova la forza di rovistare nel suo zainetto delle paure e costruire da solo qualcuno che gli sia amico. Senza sapere come sia possibile, da quelli che sembravano semplici barattoli vuoti, prende vita Isabel, una splendida ragazzina che gli insegna l’amore e gli tende la mano. Ma solo lui può decidere se afferrarla e iniziare a credere in se stesso.
Eretica edizioni
Recensione: Luigi Cardone torna a parlare ai nostri ragazzi, questa volta con un libro il cui focus è il bullismo, piaga diffusissima da sempre che via via trova strade sempre più feroci.
Juan, il protagonista, è un ragazzino senza genitori che vive insieme al nonno, un tipo bizzarro, affetto da nanismo, proprietario di un negozio che vende barattoli vuoti.
Il ragazzino è perseguitato da una gang di suoi coetanei, gli infliggono pene che sembra assurdo possano essere idea di ragazzi così giovani. La sua vita è triste, infelice. Un giorno, prendendo spunto dall’idea del nonno, ovvero di mettere un bigliettino con un desiderio all’interno di un barattolo, recitare una formula magica e bruciare il tutto affinché questo si realizzi, Juan, realizza una ragazza fatta di barattoli tenuti insieme da una lenza e la chiama Isabel, ispirato da una giovane entrata un giorno nella bottega.
Isabel sarà la sua ancora di salvezza, la sua normalità, la sua vita spensierata.
Un racconto toccante, forse in alcuni passi pure troppo: è una lettura, a mio avviso, per ragazzini dai 9 ai 12 anni, e ho trovato eccessiva una scena di bullismo accuratamente narrata da Cardone. Si tratta di un episodio che mai si riscontrerebbe in un libro per ragazzi, ma sicuramente, farebbe meno scalpore ascoltata ai telegiornali, purtroppo. Si tratta di eventi che vergognosamente accadono tutti i giorni.
Molto belle le parole di nonno Baltasar quando paragona le persone a barattoli vuoti che man mano si riempiono di vita; che le cose brutte avvengono per un motivo e sono d’insegnamento rendendoci migliori.
E’ anche una storia di coraggio, di ritrovare la forza per rialzarsi, far affidamento sui propri affetti e distruggere la bolla di solitudine che si decide di costruirsi attorno.
INTERVISTA A LUIGI CARDONE
Ci racconta la genesi de La ragazza di latta?
L’idea della ragazza di latta mi venne in un periodo particolare della mia vita. È strano a dirsi ma era un periodo bellissimo e la magia era tutta intorno a me. A parte la vicinanza con il Natale che già di per sé aiuta ero nel pieno dell’amore per quella che poi è diventata mia moglie. Ho sempre pensato che l’amore sia il motore della vita. Forse è una frase fatta, ma io dico: una frase fatta bene. Credo fosse il 2018 e iniziai con una prima stesura dedicata a un concorso letterario. Era una stesura breve dove il tutto era magia e il bullismo abbastanza marginale.
Mi resi conto poi negli anni che alla storia mancava qualcosa. Dovevo esplorare l’argomento bullismo e allora iniziai i miei studi conditi con dialoghi con persone che avevano subito o erano testimoni di questi eventi. Di bullismo è stato scritto molto e in alcuni casi in modo eccellente, ma c’era qualcosa che non mi tornava: quando tutto è finito, quando i bulli non sono più bulli o vengono denunciati e il bullizzato è salvo. Siamo sicuri che sia salvo sul serio anche se non subirà più atti di violenza? A mio avviso quello che si è subito rimane e può condizionare la vita della vittima. A volte innescando altri atti di violenza di diverso genere. Decisi quindi di concentrarmi su questo aspetto particolare del bullismo: il dopo.
Ecco, la ragazza di latta nasce in un momento di mia grande magia e poi con gli anni ha affrontato una delle piaghe più dolenti della società. Spero che un pezzettino di quella magia sia rimasta.
Io stesso sono stato vittima di bullismo come tantissime altre persone, ragazzi e non. In questo libro non ho voluto, come si dice in gergo, “tirare la penna indietro”. Ho mostrato il bullismo per quello che è, con scene anche abbastanza forti. Ho avuto molti conflitti su scene specifiche, e la naturale sensazione ad addolcire un po’ situazioni che ho vissuto in prima persona oppure che mi sono state raccontate. Ma alla fine ho deciso che la verità doveva rimanere la verità, e non mostrare le cose così come avvengono non avrebbe aiutato nessuno.
Che evoluzione ha vissuto Luigi Cardone come scrittore per ragazzi?
Scrissi il mio primo libro “Il gamberetto Willy” per superare l’allontanamento da mio figlio, causa divorzio. La scrittura fu una medicina straordinaria in quella situazione perché potei continuare a raccontare a mio figlio la sua storia della buona notte. Oggi lui è grande ma io continuo ancora a scrivere per quel bambino poi diventato ragazzo. Negli anni ho fatto molti studi sia sulle tecniche narrative che sulla psicologia dei ragazzi. Sono stato in tantissime scuole a parlare con loro. E sono loro che continuano a ispirare le mie storie. Alla fine di ogni incontro gli chiedo che storie vorrebbero leggere e cerco di accontentarli. Non mi faccio influenzare dal mercato e dalle tendenze che passano. Io cerco di scrivere quello che i ragazzi vogliono leggere. E quando un mio libro arriva ai giovani lettori so che almeno uno di loro lo sta aspettando, e questo mi basta e avanza.
La mia vera evoluzione credo sia stata quella di continuare a credere nel mio sogno, di continuare a credere nei ragazzi, nelle generazioni future che, vi piaccia o no, io ritengo sempre migliorative rispetto alle precedenti. Io credo nei nostri ragazzi.
Sta lavorando a qualcosa attualmente?
Circa due anni fa, non ricordo con esattezza, mi trovavo in una scuola media e al momento delle domande, un ragazzo mi chiese: «Ma tu come stai messo a grammatica? Io non ci capisco niente. Tutte queste regole di qua e di là».
Non aveva nemmeno finito di parlare che mi era già venuta un’idea di romanzo per ragazzi. La bestia grammatica andava domata e dovevo fare qualcosa di creativo per riuscirci. Dovevo trovare un modo per aiutare i ragazzi con tutte quelle regoline grammaticali in modo che gli rimanessero impresse senza fargli esplodere la testa.
Le mie storie hanno sempre due linee narrative: quella interna del protagonista e quella esterna. In quella interna ho voluto affrontare un tema a cui tengo molto per ovvie ragioni: il senso di colpa che provano molti ragazzi, figli di genitori divorziati. La linea di trama esterna invece è un fantasy-horror in cui il protagonista deve affrontare le bestie della grammatica.
Ci sto ancora lavorando e spero di portarlo a termine il prima possibile.
Luigi Cardone nasce a Cercola (Napoli) nel 1977, in un quartiere povero di cultura ma ricco di cuore. È un editor freelance e un autore di romanzi per ragazzi. Vive a Rovigo con sua moglie Sonia e suo figlio Diego.