Per capire ciò che gli accadeva intorno l’Uomo ha sempre rivolto uno sguardo verso l’alto e intorno a sè.
La scienza come studio dei cicli della Natura, per gestire il gruppo, le greggi, la caccia, le coltivazioni, la vita in generale è da sempre parte integrante della vita dell’uomo. Come ormai si sa da tempo l’uomo sulla terra, all’inizio della sua diffusione sul pianeta, ha per lungo tempo avuto un posto molto in basso nella piramide delle specie dominanti e si è dovuto assai spesso difendere (molti ritrovamenti di fossili e di grotte illustrate lo testimoniano) da specie per lui assai pericolose e di sicuro meglio organizzate per la quotidiana lotta per la sussistenza. Sono molti (forse più) i ritrovamenti che ci raccontano di lotte e cacce andate male e finite con la morte dei cacciatori che quelle di successi del gruppo con cattura di animali e banchetto (come testimoniato dalle pitture parietali ritovate in giro per il mondo).
Fatta questa necessaria premessa vediamo come l’Uomo si è distinto da tutte le altre specie del pianeta: quando ha cominciato a capire e analizzare i fenomeni naturali che gli accadevano intorno. Il fuoco, le maree, i fulmini, il vento ecc hanno cominciato a diventare eventi prevedibili e affrontabili ma soprattutto ciclici, ripetuti. Un esempio: fin dalla notte dei tempi esiste un collegamento religioso-sacro tra il ciclo femminile e le fasi lunari (da cui appunto “ciclo”). Così come per la luna l’Uomo ha sempre guardato in direzione del cielo per avere una scansione del tempo (il sole di giorno e le stelle di notte). Fa tutto parte di una disciplina, l’Archeaoastronomia, che si occupa di definire le conoscenze astronomiche dei popoli antichi prima o in assenza di tradizione scritta. È una disciplina giovane che da nemmeno 50 anni procede, e con metodo scientifico, produce risultati a volte talmente importanti che portano a rivedere i risultati della ricerca archeologica consolidata come fondazioni di città, battaglie importanti, fondazione di monumenti e templi (come ad esempio in Italia i Templi delle popolazioni Sannite ). Ci spiega Franco Ruggieri (Responsabile ricerca della Sezione Archeoastronomia dell’Unione Astrofili Napoletani : “La prima e più logica suddivisione del tempo è stata, per l’uomo primitivo, il giorno, scandito dall’alternarsi della luce e del buio. Poi, in un momento imprecisato del Paleolitico, lo sguardo scoprì e riconobbe un grande orologio e calendario naturale: la Luna.
Osservò le sue fasi: Luna crescente, piena e calante. In seguito l’astro notturno spariva per circa tre giorni per poi ricominciare da capo la stessa misteriosa danza. L’intero ciclo durava poco più di 29 giorni. Era nato il concetto di mese. ” Da recenti ritrovamenti a Cuma, come vi spiegheranno Venerdì all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, è nata una ricerca scientifica archeoastronomica ( liberamente consultabile qui) che ha portato all’individuazione di ben tre calendari lunari per la determinazione dell’anno lunare. La presentazione del lavoro di ricerca sarà coadiuvata dalla presentazione di un filmato divulgativo realizzato con il contributo della suddetta Sezione di Archeoastronomia dell’UAN e dell’allora direttore (di recente venuto a mancare) del Parco Archeologico di Cuma Dott. Paolo Caputo.
Per tutte le attività in corso e future della Sezione di Archeoastronomia dell’UAN questo è il link
Per tutte le info e prenotazioni per Venerdi 5 Ottobre all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte potete mandare una mail a : fun.ruggieri@libero.it