Finalmente Morgan Lost ritorna, e questa volta con nuove vesti. La testata dedicata al cacciatore di assassini creato da Claudio Chiaverotti cambia formato (meno pagine, ma tavole più grandi) e assume una struttura narrativa maggiormente serializzata: non più episodi autoconclusivi ma (fatta eccezione per questo numero #0) seguiremo Morgan Lost attraverso una continuity più marcata. Si tratta di una scelta editoriale audace, che punta a fidelizzare i lettori appena approdati sulle spiagge di New Heliopolis, senza tralasciare i fan più accaniti della serie. Tutto questo viene incontro alle esigenze di un pubblico più avvezzo ad una serialità serrata, inserendosi nella scia dei serial televisivi tanto in voga oggi. Insomma, abbandonando la narrazione episodica, l’obiettivo è quello di inseguire maggiormente i lettori più giovani.
Posti questi presupposti editoriali, com’è questo numero #0 – Origini? Chiaverotti decide di raccontarci nuovamente le origini di Morgan da un punto di vista diverso, più approfondito. Ripercorriamo la drammaticità dell’omicidio di Lisbeth, la sua futura moglie, e il doloroso percorso di un Morgan afflitto, che lo porterà a diventare un cacciatore di assassini. L’autore approfondisce soprattutto l’aspetto psicologico (e psicopatologico) della vicenda e l’intera narrazione corre sul labile confine tra realtà e immaginazione, come ci aveva abituato nelle storie precedenti. Il ritmo è serrato e la poca foliazione costringe a tagliare i momenti più posati e riflessivi: il risultato è una lettura scorrevole e avvincente, ricca di tensione e drammaticità. Le poche pagine però non limitano la penna di Chiaverotti, che riesce ad inserire (mai forzatamente) molti personaggi fondamentali per l’universo di Morgan Lost ed elementi caratteristici della serie (come le apparizioni dei troni su cui siedono gli assassini uccisi dal protagonista).
Alle matite torna Val Romeo (dopo il numero #4 e #18), che rappresenta sulle sue tavole una New Heliopolis gotica e ricca di dettagli che impreziosiscono l’ambientazione. La disegnatrice tratteggia il volto di un Morgan Lost su cui è possibile leggere perfettamente il dramma interiore del personaggio ma, allo stesso tempo, il suo tratto morbido è particolarmente adatto a delineare splendidi volti femminili. Inoltre la scelta del formato più ampio consente un layout più libero e irregolare rispetto al classico bonelli, che viene usato sia durante le scene più concitate e ricche d’azione, sia per rispecchiare lo stato confusionario in cui si trova la mente del povero Morgan.
Merita una menzione particolare la copertina di Fabrizio De Tommaso, originale e d’impatto, che rende perfettamente l’idea onirica e surreale che permea buona parte dell’albo.