Sono ormai più di tre mesi che conviviamo con il Coronavirus.
Nella sua anormalità e straordinarietà, il Covid-19 è divenuto normalità quotidiana. I bollettini passano indisturbati, con i dati, più o meno costanti, di morti, guariti e “quarantenati” e la vetta della classifica italiana sempre della Lombardia.
Eppure, le nostre vite sono risultate stravolte dal virus, sono cambiate le nostre abitudini sociali e relazionali: non ci si bacia e abbraccia più, nemmeno tra i più prossimi congiunti, soprattutto quelli un pò più avanti nell’età; sono cambiate le logiche sul lavoro, con una prevalenza di un lavoro agile distribuito a pioggia, escluse le categorie impossibilitate a svolgere il proprio quotidiano lavorativo dinanzi ad un computer, difficile immaginare un parrucchiere o un tassista alle prese con un elaboratore dati per portare a termine il proprio taglio di stagione o a raggiungere la meta alberghiera di destinazione.
Sono modificate le nostre priorità e le nostre preoccupazioni e aumentate nuove ansie, a causa dell’incertezza di un domani instabile e poco rassicurante e nuove emozioni, sospinte dalle nuove modalità comportamentali e relazionali.
Una delle contraddizioni più evidenti del Coronavirus, a mio avviso, è il rapporto coi media e i social in generale. Fino ad appena 100 giorni fa, i migliori psicoterapeuti e psicologi, nonchè “crepettologi”, passavano intere ore di ospitate nei migliori talk show televisivi a demonizzare i media, le loro funzioni, la loro capacità di imbambolare e rincretinire i ragazzi e a renderli dipendenti, in una sorta di schiavitù mediatica da debellare e combattere a tutti i costi, da più piccoli fino agli adolescenti consapevoli, con l’invito a centellinare al minimo l’uso di tutti i dispositivi elettronici per contenere danni comportamentali e intellettivi e conseguenze cerebrali irreparabili.
Oggi, in piena epoca DAD – acronimo per la temeraria didattica a distanza – per chi l’ha vissuta come esperienza, i nostri figli sono completamente asserviti al mezzo elettronico connesso per studiare, seguire le video lezioni sulle piattaforme digitali più disparate, per ascoltare video istruttivi o vedere cartoni animati educativi o documentari ripresi da National Geographic o addirittura, ripescati nello storico Quark.
Ecco, dunque, che mentre prima dovevamo pregare i nostri figli perchè lasciassero in pace i nostri cellulari, computer, i-pad; ora dobbiamo pregarli che li usino fino ad ingozzarsi di nozioni e conoscenze che hanno perso qualsiasi contatto umano e vicinanza di prospettive di comprensione e formazione. La scuola è una ricchezza per la società perchè fornisce non solo la conoscenza o, comunque, questo il suo nobile obiettivo, ma rende possibile le relazioni umane più complesse e più durature nella vita delle persone. Chi non ha tra i propri amici attuali vecchi compagni del liceo o addirittura delle elementari? Ancora di più in piena epoca social, laddove Facebook ha permesso di rinsaldare vecchi legami andati persi col tempo.
Le video lezioni, nonostante gli enormi sforzi e i benevoli obiettivi dei docenti, sono un momento particolare e atipico e non è raro che sia capitato che qualche allievo abbia disertato in cambio di un videogioco o di una “fuitina” in bagno, accampando la relativa scusa o, addirittura, sdraiato sul divano a vedere la tv nel pieno della lezione di tecnologia. E’ il risvolto della medaglia dell’autonomia: può sì responsabilizzare ma anche “anarchizzare” i comportamenti, soprattutto dei più grandi in grado di comprendere che tanto l’anno è stato conquistato appena a febbraio…lo dice chiaro e tondo il Ministro dell’Istruzione. Chi più di Lei ha voce autorevole in campo? Chi più di Lei può consigliare il giusto?
E poi ci sono i poveri, gli ultimi, quelli resi ancora più poveri dal Coronavirus, basti pensare ai precari del mondo del lavoro e a coloro che invisibili erano prima e lo sono ancora più oggi.
E un pensiero va ai precettori del Reddito di Cittadinanza, coloro che una certificazione isee, identificativa di una certa condizione economica e patrimoniale, incasella in una fascia di povertà della popolazione. Ora a parte i furbacchioni che lo percepiscono abbandonati inerti alle voluttà del divano intenti nell’unica attività possibile, ovvero a guardare la tv, ingurgitando le ultime serie e a maciullare patatine, la gran parte arrotonda la propria esistenza con le cifre messe a disposizione dal Governo.
Ebbene, durante l’emergenza, si è pensato di sfruttare i “lavativi” della società, in qualsiasi modo, affinchè il loro reddito non finisca nel dimenticatoio e nelle tasche indisturbate – come se fossero – dei veri fannulloni, travestiti da “ultimi”.
I politici, quelli veri al potere, hanno suggerito prima di mandarli nei campi a raccogliere i frutti delle coltivazioni i cui prodotti in parte sono andati persi a causa della pandemia, anziché procedere alla enorme opera di regolarizzazione degli immigrati clandestini. Ma l’operazione non è andata a buon fine.
E poi un buontempone – di nome e di fatto – ha trovato loro la destinazione d’uso più giusta: mettere questi disgraziati a fare da guardiani dei cittadini che violano le norme anti-covid, quale indossare le mascherine, evitare assembramenti, controllare le strade cittadine da possibili infrazioni al distanziamento sociale, con tanto di fischietto, paletta e blocchetto per le segnalazioni alle Autorità. E così si è creato un corpo di polizia velata, degno di ogni bella dittatura, con un’aggravante in più, la frequentazione di tanti ambienti e tante persone potrebbe essere deleteria per gli stessi guardiani anticovid, esposti così come sono alle fragilità del momento e alla vulnerabilità al virus purtroppo ancora in circolo.
Alla fine, il Governo ha boicottato il progetto convergendo per una soluzione piu dissolvente: a breve il bando per reclutare 60 mila “assistenti civici” che saranno volontari messi a disposizione per controllare che non vi siano forme di assembramento non consentite, sia consegnata la spesa a casa degli anziani, con nessun potere coercitivo bensì squisitamente dissuasivo. MORAL SUASION ammesso che gli stessi volontari sappiano cosa sia e come esercitarla!
Come se non bastasse un pizzico di senso di responsabilità e senso di civiltà a rendere ciascuno di noi in grado di comprendere l’importanza delle proprie azioni e delle loro conseguenze per la salute di tutti! Ma noi italiani abbiamo bisogno di badanti, sempre e comunque!
Da ultimo, la contraddizione che mi piace di più è che all’iniziale “volemose bene” con tanto di canti e inni urlati dai balconi di tutte le città, con la stessa emozione da Nord a Sud, l’abbraccio virtuale con i medici e il personale sanitario e le dediche fatte loro in tutte le parti del mondo con striscioni, statue illuminate, canzoni dedicate e monumenti afflitti di bandiere e di arcobaleni, con la pioggia di “andràtuttobene” o “tuttoandràbene”, innumerevoli disegni di bambini che interpretano il virus e lo sconfiggono, l’abbandono al canto neomelodico perchè fa più effetto cerimoniale e di congiunzione, l’amore, in fondo, è finito presto. E’ stato più un flirt estivo!
In aumento i femminicidi e le violenze casalinghe perchè la quarantena forzata e la convivenza ravvicinata col proprio carnefice diviene l’occasione ghiotta per portare a termine progetti scellerati e uccidere una compagna di vita solo perchè si ha il timore infondato che possa averti trasmesso il virus. In aumento una depressione tra i più giovani che sono passati da una reclusione totale ad una sensazione di libertà immensa che così non è, quindi soffrono, comunque, la pressione delle limitazioni che gli adulti vogliono imporre seppure i loro recettori ormonali non ne vogliono sapere. In aumento drammatico l’uso di alcool come riempitivo di qualcosa che manca, di una noia che prevale!
In aumento un divario sempre più netto tra l’operoso Nord e il caotico Sud. Feltri ha divertito e vivacizzato un pò la costrizione da Coronavirus, in mancanza della sua insuperabile imitazione di Crozza che all’epoca non andava in onda, richiamando l’inferiorità complessiva dei meridionali, una inferiorità oggettiva e insindacabile, a dire di un Feltri serio e convinto. E questo ha scatenato un odio ancora più violento e un distacco sempre più forte. In fondo, probabilmente, il cambiamento è già avvenuto.
Una volta si parlava di Padania e di secessione, ora, fors’anche senza essercene accorti, di secessione non si tratta, ma di asservimento del Sud al Nord sì (nonostante le resistenze di Governatori meridionali temprati e caparbi), quantomeno in termini di lotta al virus, con una diversità data dalla realtà storica del momento che il Sud ad oggi può dirsi vincitore contro il Coronavirus dato il numero sempre più esiguo di contagi che decresce giorno per giorno, cosa che il Nord e, nella fattispecie, la Lombardia, guidata da due geni della Medicina e della Politica, leghisti nel profondo, non può ad oggi vantare.
Ironia della sorte: la Lombardia ha frenato sull’apertura al prossimo tre giugno tra le frontiere regionali per il timore di restare l’unica a non aprirsi al mondo e di portare, paradossalmente, l’etichetta di Regione Rossa, in piena epoca pandemica!