La Grotta Azzurra di Capri è un archetipo di bellezza, un piccolo paradiso che ha incantato, e tuttora ammalia, numerosi visitatori. Alexandre Dumas padre ha dichiarato: “Davanti, attorno, sopra, dietro, vedevo cose troppo meravigliose a descriversi. Immaginate una caverna completamente azzurra, come se Dio si fosse divertito a costruire una tenda con qualche pezzo di firmamento”. Si racconta che, addirittura, il re Ludwig II di Baviera, a Lindherof, uno dei suoi tanti castelli, fece ricostruire meticolosamente il luogo dell’ambientazione caprese che chiamò Venusgrotte, la grotta di Venere. Il Re Cigno, disteso su una barca a forma di conchiglia, cullato da onde artificiali e ammaliato da un arcobaleno proiettato sulla volta, vi si ritirava spesso a meditare durante gli ultimi anni della sua vita, poco prima che fosse dichiarato pazzo e morisse misteriosamente nel 1886. Il sovrano bavarese era così ossessionato nel ricostruire alla pari la grotta di Capri che chiamò per ben due volte l’architetto al quale fu commissionata l’opera, per ottenere la giusta tonalità delle pareti. Alla fine, le sfumature di azzurro furono apprezzate e la formula dell’indaco sintetico fu brevettata. Si ritiene che la Grotta Azzurra abbia origini antiche e a dispetto di quanto si suole raccontare, che nella primavera del 1826 il pescatore caprese Angelo Ferraro aveva accompagnato il poeta tedesco August Kopisch e il pittore Ernst Fries alla scoperta della grotta, questa meraviglia del mondo non è stata affatto rivelata dagli stranieri. Lo scrittore Norman Douglas e l’archeologo Amedeo Maiuri, infatti, precedendo di qualche decennio il recupero delle statue di Nettuno e di due Tritoni sommerse nell’antro, nel 1964, in tempi differenti, misero in dubbio che la crypta marina fosse sconosciuta agli isolani. Anzi, i pescatori della zona dovevano pur conoscere perfettamente la via che dal 1826 si continua a cercare senza esito, vale a dire il collegamento terrestre tra la cavità e i resti della villa romana di Damecuta, il punto di passaggio dell’imperatore Tiberio quando il mare non consentiva l’accesso al tempio di Nettuno. La Grotta era, dunque, già conosciuta a quell’epoca e, poiché fu utilizzata come ninfeo marino dalla corte di Tiberio, gli uomini di Chiesa misero in giro voci di spettri, fantasmi e diavoli che si aggiravano al suo interno, per tenere lontani i curiosi dal luogo di culto dai maligni pagani e far rifugiare i fedeli nella casa di Dio.
INFO PER VISITA ALLA GROTTA AZZURRA: http://www.capri.it/it/s/la-grotta-azzurra-2