Dopo continue trattative e aspre discussioni tra i più e i meno prudenti, è arrivata la fumata bianca, tanto attesa.
Il Consiglio dei Ministri, sulla scia di una definizione della situazione attuale ad opera del Comitato Tecnico Scientifico, decide all’unanimità con una visione molto più generosa sulle riaperture rispetto alle indicazioni del CTS stesso, di riaprire finalmente tutto il mondo della cultura e dell’arte senza più limitazioni se non la sussistenza di un green pass valido e dell’immancabile mascherina.
E così, ad una prima ipotetica proposta dell’80%, si è andato oltre con una capienza totale al 100%, utilizzo di mascherine ed eliminazione della distanza interpersonale di un metro tra gli spettatori.
“La decisione del Governo di consentire il ritorno al 100% della capienza nei cinema, nei teatri, nelle sale da concerto, nei musei e in tutti i luoghi della cultura accoglie in pieno la proposta che abbiamo ripetuto e confermato nelle ultime settimane, anche nella nostra ultima audizione con il Cts“, è quanto ha dichiarato il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, al termine del Consiglio dei ministri, che prosegue “da tempo siamo convinti della totale sicurezza di questi luoghi con l’utilizzo del green pass e di tutte le misure di prevenzione: dal controllo della temperatura all’utilizzo della mascherina. Invitiamo gli italiani a tornare a vivere la cultura in tranquillità e sicurezza”.
In conclusione, “dall’11 ottobre la cultura ricomincia a vivere“, questo il messaggio positivo e di ripresa di una normalità in settori fondamentali per il Paese, del Ministro in chiusura delle sue dichiarazioni alla stampa.
Nelle intenzioni di chi crede nella ripresa, è fissata proprio la data di oggi, 11 ottobre per consentire a tutti di riprendere una vita relazionale, una socialità e una nuova fruizione dei luoghi pubblici in comunità, abitudini e comportamenti andati completamente persi a causa della pandemia negli ultimi quasi 2 anni di convivenza forzata con il virus.
Le nuove regole vanno applicate in zona bianca, e dalle ultime rilevazioni del weekend appena trascorso, l’Italia è tutta bianca e, quindi, su tutto il territorio nazionale, i teatri, i cinema e i musei potranno avere una capienza del 100%; le discoteche la spuntano rispetto alle prime proposte, con 50% al chiuso e 75% all’aperto, utilizzo di mascherine, tranne in pista e per il mondo dello sport, 60% per i palazzetti al chiuso, a fronte del 50% indicato dal CTS e del 75% della presenza tra gli spalti dei tifosi per gli stadi.
La spinta sull’acceleratore da parte del Consiglio dei Ministri parte dallo stato di avanzamento della campagna vaccinale, con ben l’80% degli italiani vaccinati, quantomeno con la prima dose, pur essendoci una larga fascia di ultracinquantenni che ancora manifestano dubbi, perplessità e diffidenza nei confronti delle vaccinazioni, non rientrando tra le persone protette ed esponendo a rischio loro stessi e chi gli sta vicino, in primis, le persone fragili.
I dati degli ospedali confermano un trend preoccupante soprattutto per i non vaccinati che possono essere colpiti in modo particolarmente significativo dall’infezione da coronavirus, soprattutto alla luce delle varianti nuove che si stanno diffondendo e che stanno mettendo in ginocchio altri paesi, anche non europei, finendo, addirittura, in terapia intensiva e rischiando la vita a causa di un ostinato rifiuto ad accettare la dose vaccinale.
Ora parte anche per gli ultrasessantenni vaccinati già sei mesi fa la fase della somministrazione della terza dose, con la possibilità di garantire una copertura sempre più ampia della protezione da virus per le categorie più fragili per età o patologie.
Sappiamo bene che è ancora lontana l’ipotesi di una obbligatorietà del vaccino per tutti, anche se può dirsi velata dalla volontà di riprendere e riprendersi una vita normale attraverso il meccanismo del green pass.
Non per tutti i settori è così.
La sanità ha visto, a differenza degli altri contesti professionali, l’obbligatorietà.
Ben 1100 medici sono stati sospesi dal servizio perché non hanno creduto alla validità ed efficacia del vaccino e questo ha portato alla loro momentanea sospensione del rapporto di lavoro nell’attesa di provvedimenti in merito conseguenziali ad una eventuale ostinazione nella non decisione di vaccinarsi.
Il Green Pass, unico elemento che consente a tutti di tornare in qualche modo a rivivere una vita ed una esistenza più o meno normale, resta un argomento di grandissima attualità, alla base delle profondissime e gravissime forme di contestazioni che sono avvenute negli ultimi giorni.
La devastazione di Roma e lo stato di assedio di fanatici del “no green pass e no vax” impongono un momento di riflessione e di coesione politica nel condannare manifestazioni che non hanno nulla di pacifico e di dialogo costruttivo per il confronto di opinioni diverse.
Assediare una sede sindacale e minacciare agenti della polizia, distruggere una città in modo del tutto gratuito e creare disordine e subbuglio non ha nulla a che vedere con la libertà di manifestazione del pensiero e delle proprie idee, assolutamente legittime in uno Stato democratico, ma la sensazione amara è di ritrovarsi di fronte a fanatici senza idee né pensieri sospinti esclusivamente da nostalgiche visioni della politica e della cura della res publica.
Prese le distanze da comportamenti folli e insani, ma strategicamente studiati per creare scompiglio e sfiducia nei confronti dell’unica certezza che al momento abbiamo, ovvero una vaccinazione a tappeto e consapevole che rende tutti più liberi e protetti, sembra sia sempre più consistente la stretta dei contesti di vita, lavoro, relazioni sociali, hobby e divertimenti, chiusi e limitati nell’accesso per chi non si vaccina o sottopone a tampone regolarmente, vista la sua temporanea validità temporanea, 48 ore per il tampone cd.rapido e 72 ore per il molecolare, pur se ci sono spinte politiche a volerli equiparare alle 72 ore, il Ministro della Salute rimanda tale decisione a tempi futuri, in attesa che si comincino a vedere i primi effetti delle nuove misure in vigore attualmente.
Ecco, allora che da oggi si riparte, si prova a rivivere e respirare l’aria della normalità e il gusto della libertà, che non era più così scontato negli ultimi tempi…ma non per tutti.
La vita riparte solo per chi ha il green pass; per chi non si vaccina e non si sottopone a tamponi periodici la vita resta braccata nelle mura domestiche o solo negli spazi all’aperto.
Il Consiglio dei Ministri, per indebolire i furbetti e demotivare gli imprudenti e diffidenti, ha inasprito fortemente le sanzioni per chi non rispetta le nuove regole e mette a rischio gli altri con la propria imprudenza e diffidenza, stabilendo un nuovo sistema di controlli, incrementato e maggiormente diffuso.
In questa settimana, l’Italia ha portato in casa un grande successo ai Nobel con un premio della Fisica che è tutto merito di un nostro esimio esponente del mondo universitario della ricerca e della passione per la scienza: Giorgio Parisi con la sua scoperta volta a spiegare l’ordine nel caos.
Sembra quasi una parabola che si completa provando a portare un pò di ordine anche in mezzo a tanto frastuono e disordine che si sente intorno alla campagna vaccinale e alle decisioni governative.
Ancora una volta, la scienza ha confermato di essere la nostra salvezza e la nostra sicurezza e, se da oggi possiamo tornare a vivere, ad andare al cinema, a goderci un bello spettacolo teatrale, facendo ripartire uno dei settori maggiormente penalizzati dalla pandemia, a vedere una mostra anche con amici senza badare alla capienza, potendo assecondare un desiderio di cultura laddove insorgesse senza programmazione né calendarizzazione di un appuntamento, dobbiamo dire grazie alla scienza e provare ad affidarci a chi, a suon di provette e esperimenti, e trascorrendo intere giornate in laboratori, anteponendo spesso alla propria vita, la vita per la scienza, sta cercando di regalarci una nuova meritata sensazione di libertà di vivere al riparo il più possibile dal virus e dalle sue devastanti potenzialità lesive.
Sarà romantico pensarlo, ma voglio credere che dietro la creazione dei vaccini che ci sono stati somministrati ci siano uomini e donne come Parisi che hanno fatto della scienza un’essenza di vita, una ragione di vita, contribuendo a rendere questo mondo, un posto migliore dove vivere al meglio, più a lungo e con dignità.