Tra i tanti artisti che abbiamo potuto intervistare al Discodays – Fiera del disco, oggi vi presento un ragazzo davvero speciale, non solo per quello che è il prodotto che ha creato, ma sopratutto per la conoscenza ampia e diffusa che possiede della musica. Vi sto parlando di Lello Tramma.
Ragazzo con una formazione musicale imponente; partito da studi approfonditi dello strumento, ha continuato con il gruppo dei Palkoscenico con cui ha registrato 4 album e fatto numerose tournée, fino a presentarsi oggi, dopo molte e dovute riflessioni con un progetto solista davvero valido. Ad onor di cronaca, devo ammettere che, alla manifestazione non c’è stato modo di ascoltarlo con attenzione, ma ho recuperato ascoltando il disco; quindi posso dirvi che la dimensione della studio session è più che positiva. Di questo artista non si rende, quello che ho scritto in quanto è una persona istrionica che, il meglio, lo da dal vivo…su un palco e da vicino quando ci si parla. Abbiamo comunque voluto incontrarlo, e lo abbiamo fatto (con massima ospitalità) proprio a casa sua, ed ecco di cosa abbiamo discusso.
Buona Lettura
Giuseppe
- Chi è Lello Tramma? E’ sempre un po’ complicato rispondere a questa domanda in quanto sembra di recitare un copione; vedi…quando sei in una band è più facile esporsi in quanto si ha una visone più completa; formata dalle idee di più persone. Mentre, quando inizi un progetto solista, invece, bisogna essere, a mio parere, un po’ più elastici e personali. Beh Lello Tramma, è un ragazzo che viene da una lunga gavetta con la band dei Palkoscenisco, dove ha fatto centinaia di concerti per l’Italia, è partito per varie tournee in Belgio, Olanda, Germania, ed ha acquisito una vasta esperienza. Durante questi viaggi ho scritto ed appuntato un sacco di cose che poi, una volta tornato a casa ricopiavo ed aggiustavo dando un senso più completo. Sono partito, ecco, scrivendo ed appuntando e poi, col tempo, ho iniziato a registrare e riascoltare. Quando i ragazzi della band hanno iniziato ad avere progetti paralleli mi sono lasciato andare anche io in questo cammino che mi vede come solista. Inizialmente avrei voluto coinvolgere più persone, sai mi piace molto l’idea di big band; ma alla fine mi sono reso conto che non era una cosa facilmente fattibile, ed allora ho pensato di ridurre tutto allo stretto necessario per questo lavoro. Ho raccolto un po’ di buone idee ed ho lavorato su dei pezzi che sembravano essere maturi per questo progetto. Con la dimensione della scrittura privata, se così possiamo dire, Lello Tramma diventa forse più cantautore seguendo quelli che sono i dettami classici della nostra tradizione musicale.
- Partito come studente di chitarra, prosegue a 20 anni con la formazione del primo gruppo (Palkoscenico) con cui componi quattro album e sei ancora attivo. Hai collaborato con molto artisti, cosa pensi ti abbiano trasmesso? In realtà con la prima formazione dei Palkoscenico abbiamo fatto davvero, come si suol dire, “la botta”. Avevamo un Fiorino sgangherato dove caricavamo gli strumenti (compreso di impianto) e partivamo per locali in giro per l’Italia. Pensa che, piccolo aneddoto, ci dovevamo portare l’impianto in quanto alcuni locali all’epoca non erano nemmeno ben attrezzati per ospitare delle band e quindi dovevamo provvedere da noi. L’esperienza più importante secondo me è stata proprio quella che ci ha visto entrare quasi subito in uno studio professionale per fare delle demo; dopo le prime serate ecco. Studiare ed imparare ad utilizzare macchinari, campionatori, banchi di mixaggio; un percorso che ci vedeva uscire da scuola per venire a chiuderci in sala a studiare ancora. L’esperienza, quindi, possiamo dire essere dovuta dalla volontà e dall’ostinazione nell’imparare. Poi abbiamo avuto la fortuna di conoscere personaggi noti, come Madaski (uno tra tutti) nella rete che ci hanno seguito e dato possibilità nuove.
- “Faccio un giro in tram” è il nome del tuo primo album solista; ce lo vuoi presentare? Il disco nasce dalla volontà di parlare in prima persona, delle esperienze che ho acquisito e vissuto nel campo musicale come in altri campi. Ho avuto la possibilità di girare l’Italia ed acquisire competenze musicali particolari che, tuttora, anche se non sperimento frequentemente, porto con me. La cosa che mi piace è che si possa parlare di questo disco come di un disco “indipendente” ma non “indie”. Io ho vissuto quell’ambiente con la band dei Palkoscenico e conosco quindi di cosa stiamo parlando. Io, attualmente, non oso nemmeno più parlare di etichette o artisti indipendenti per quelli che sono i risvolti attuali; oserei definire l’etichetta per cui lavoro “etichetta autonoma”, in quanto siamo autonomi dal primo microfono che mettiamo sul rullante all’ultima nota di chitarra che registriamo. Attento però questo non vuole essere né un vanto, né un demerito. Vedi…se riflettiamo sul concetto di artista indipendente a chi possiamo pensare? Penseremo all’artista che nel suo home studio, in chiave non professionale, registra dei brani e cerca di immetterli sul mercato. Nel momento in cui intorno a te si crea una struttura che specula sul concetto di indipendente attraverso la tua etichetta, il booking, il management, chi ti cura il merchandising, ti rendi conto che questa è una piccola società che sta facendo impresa. Altrimenti stai facendo un danno a chi veramente cerca di sbarcare il lunario. Il concetto dell’indipendente oggi non regge più. Nel momento in cui abbracci una scelta devi anche essere coerente con il tipo di circuito in cui ti vuoi inserire. Oggi le major non producono più dischi; il disco lo fa Vasco, i disco lo fa Ramazzotti, lo fa Zucchero che con i diritti Siae possono permettersi di tutto.
- Parafrasando un po’ possiamo sostenere che il tram non ha bisogno di combustibile, ma comunque di elettricità. Qual è l’elettricità di Lello? L’elettricità di Lello è l’euforia che metto in ogni cosa che faccio; io sono proprio così. Sono una persona scattante, piena di brio, anche perché credo che se ti lasci abbattere è finita. Ti fai destabilizzare da cose futili. Io già da prima ero un ragazzo avido di conoscenza; andavo fuori le sale di incisione a cercare persone con cui parlare per imparare e capire sempre meglio tutto quello che era e racchiudeva il mondo della musica; ero una specie di incubo tant’è che spesso non si facevano trovare (risate). Questo è un territorio ricco di possibilità, se pensi che qui vicino c’è lo studio di Franco Del Prete, dei Sud Express; anche se non c’è nessun rapporto tra noi. Loro non hanno voluto lasciar un segno ai posteri del loro passaggio ecco. A differenza dei Subsonica, o degli Africa Unite che a Torino hanno inventato un festival, (il Tora Tora) e portavano anche piccoli gruppi minori come loro prodotto, qui a Napoli nessuno fa nulla. Loro lì condividono e creano lavoro; noi qui no. E se condividiamo solo per farci pubblicità, ma non offriamo nessuna opportunità ad altri allora è tutto perso. Io non vedo gruppi del sud andare a fare concerti oltre Frosinone; perché ovviamente c’è bisogno di una grande e seria organizzazione che non abbiamo ecco. Solo forse i 24 grana hanno potuto fare quello che hanno fatto grazie ad una grande organizzazione.
- Il Tram non inquina e non influisce in gran parte nell’ecosistema; la tua musica però si. In che modo pensi di influenzare l’ecosistema musicale? Io sono uno che vuole influenzare, mi piace organizzare i concerti e vedere gli amici che vengono a sentirlo. Questa cosa non capita con chi ti vede sempre con l’occhio critico da provinciale, ma solo con chi ha una vera esperienza. Prendi un Enzo Avitabile, ambasciatore della World Music nel mondo…lui è uno di quelli che ti viene a sentire con gusto e piacere in quanto sempre aperto a quelle che sono le nuove proposte; è una persona genuina.
- Hai avuto modo di esplorare, attraverso i tuoi studi, le origini e gli sviluppi culturali dei linguaggi musicali. A cosa credi ci abbia portato questo sviluppo? Noi siamo partiti da uno scenario popolare variegato pieno di belle ragazze che ballavano la tarantella e la pizzica; erano tutte persone benestanti che rimanevano affascinate da queste danze tanto da impressionare gli stessi addetti ai lavori. Pensa che nei primi studi che ho effettuato, ho scoperto che gruppi come i “tamburellisti di Torrepadula” si chiedevano il “perché” gli allitterati si dedicassero a queste danze di, comunque basso rango sociale. Stiamo parlando di persone che vivevano questa cosa come la normalità; dopo il lavoro nei campi, si beveva, ci si ubriacava e si suonava. Da lì poi ci si è aperti all’invenzione della taranta, del morso della tarantola e tutte quelle cose li; perché se ci pensi alla fine, con la scusa del simulare le mosse del morso della tarantola la donna poteva ballare, denudarsi, scomporsi senza recare alcun danno a nessuno. Alla fine per dirti che, stiamo andando verso una riscoperta e rivalorizzazione di cose che in realtà abbiamo sempre avuto.
- “La radio mi pugnala con il festival dei fiori; che noia i nuovi cantautori”…cosa c’è che non quadra nel panorama musicale? Partiamo dall’idea che questa è una citazione di Sergio Caputo che in un brano chiamato “il sabato italiano” racconta questa cosa, e a me è piaciuto riprenderla. Contemporaneamente a me, in quei tempi, uscirono artisti come i The Giornalisti, o Calcutta che venivano dall’indie e che a me piace seguire. Vedi, c’è una differenza sostanziale nei live che fai dinanzi a 10 persone in un club e quelli che invece fai dinanzi a 20.000 persone nei palazzetti. Nel club devi suonare, devi farlo bene, devi essere “vero” perché quelle 10 persone sono lì per te, e sono molto attente. Hai una protezione minore rispetto a quella che hai su un palco grande. Nel palazzetto bene o male se pure sbagli qualcosina non si nota, o comunque lo si può nascondere.
- Dieci anni di Disco Days, venti edizioni della fiera; che rapporto ha Lello Tramma col vinile? Beh considerando che qualche pezzo importante in vinile me lo sono concesso, e che boicotto l’idea di ristampa posso dire che ho un rapporto buono, dai. Una delle prime cose a cui si pensa è l’evoluzione della musica, e nella fattispecie del “supporto” su cui si trasporta la musica. Sai parlavo con un ingegnere, che è stato uno dei primi a lavorare per queste aziende Giapponesi che riportavano il contenuto del vinile su disco e discutevamo proprio di quella che è la qualità del supporto a cui si è abituato l’ascoltatore. Sappiamo bene che su vinile l’orecchio si abitua al fruscio della puntina che scorre il solco, mentre col disco questo fruscio non c’è. Quindi alla fine dipende cosa ami di più.
- C’è un vinile a cui sei maggiormente legato? Il vinile a cui mi sento maggiormente legato è “Il mio canto libero” di Lucio Battisti, che forse è stato anche uno dei primi dischi che ho avuto. Battisti credo sia stato un’ elemento fondamentale per la mia carriera in quanto ha caratterizzato molto la mia persona; pensa che ho letto tantissimo su di lui. E poi comunque, al di fuori di tutto, quello è un grandissimo disco.
- Ultima domanda per ora; dove e quando potremo sentire Lello Tramma? Noi presenteremo questo secondo singolo il 1° Giugno al Meeting del Mare, dove chiuderemo la sezione “gruppi emergenti” e a me piace in quanto da sempre un senso di speranza ecco. Avremo una data, il 23 Giugno Grumo Nevano, dove faremo una cosa per me molto importante; un mini-live per la “giornata mondiale del rifugiato”. Per ora posso dirti questo, poi comunque potrai consultare la pagina per essere sempre aggiornato; ci sono altre cose in via di definizione, quindi che dire…seguite e saprete tutto.
Come prima vi avevo anticipato, il disco è molto curato e ben prodotto. Le canzoni sono piacevole, scorrevoli, che però lasciano un qualcosa all’ascoltatore. E’ possibile trovare molte cose in questo disco, molti accostamenti importanti e piacevoli, quindi il mio consiglio è quello di andare quanto prima a sentire un live di questo ragazzo.
Vi lascio il link ufficiale della Pagina Facebook per essere e rimanere sempre aggiornati sulle attività dell’artista.
Quanto a noi che dire…ci sentiamo presto alla scoperta di altri artisti, alla scoperta di altra musica.