Cosa succede se il prezioso e vitale dispositivo si rompe?
Vi ricordate di Martina, la (tarda) adolescente di questo articolo? Bene. Circa 2 mesi fa ha rotto lo schermo del suo prolungamento vitale/virtuale (smartphone) e 4 giorni fa, complice la partenza per le vacanze, si è decisa a mandarlo in riparazione, cosa tra l’altro per me inutile, dati i costi dell’operazione rispetto al valore dell’oggetto, ma tant’è “non vorrai mica che parta con lo schermo in queste condizioni?” “No no, per carità, sia mai che ti sfugga qualche particolare in una foto che vuoi pubblicare a causa del vetro crepato e ricevi meno like….” Ecco, ora sì che ci vorrebbero delle faccine sarcastico dubbiose per farle capire che la sto un po’ perculando…
In tutto ciò mi viene chiesto se ho da prestarle “un cellulare perfettamente funzionante e dotato di Android possibilmente aggiornato”. Il problema (per lei, mica per me) è che, a differenza sua, io tratto molto bene i miei apparati tecnologici e il mio precedente cellulare, cambiato quasi 3 anni fa pur essendo ancora funzionante, ha almeno 7 anni di vita ed è un Nokia 930 dotato di Sistema Operativo Windows Phone, quindi anche con tutta la buona volontà di questa terra, non adatto per gli utilizzi dell’adolescente moderno.
Quindi, con estrema reticenza, il paziente viene lasciato dal professionista (cinese) per il delicato e costoso intervento; a questo punto inizia il dramma.
Io: “Allora? L’hai consegnato?”
Martina: “SIIII!!! (faccina che piange) Sono senza Social! Mi sento spaesata, come se fossi fuori dal mondo”. Beh, in qualche modo ha recuperato un prolungamento vitale/virtuale sostitutivo, dato che mi sta scrivendo su Whatsapp.
Io: “Dai su, che sarà mai. Uuuuhhhh!!! Hai visto su Facebook la foto di MariaPeppa che si è scottata sotto al sole?” (Sono pessima, lo so!).
Martina: “NOOOOO!!!! Perché sono senza social!!!”
(Ridacchio diabolica dentro di me).
Piccola parentesi: Pare che la stragrande maggioranza dei giovani di oggi, utilizzi esclusivamente lo smartphone per le loro “pratiche social”, quindi in caso di rottura dello stesso, si ritrovano completamente isolati dal mondo virtuale e reale, senza la possibilità di postare, guardare e/o commentare, con conseguenti vere e proprie crisi di smarrimento e abbandono.
Effettivamente si potrebbe tranquillamente seguire Facebook e addirittura Instagram dal computer, ma non si possono pubblicare foto e video in diretta; ed è proprio questo non poter raccontare gli accadimenti quotidiani, solitamente di scarso spessore e il conseguente non poter ricevere visualizzazioni e like, che causa una sorta di perdita della popolarità, anche solo immaginaria: sei offline per un giorno intero? Sei fuori dal giro di quelli che contano; una sorta di oblio mediatico.
Torniamo alla nostra disperata.
Io “Quando te lo ridaranno?”
M “Domaniiiii!!! Come farò stasera senza InstaStories? Non riuscirò a dormire!!!”
Io “Leggiti un libro! Magari senza tutte quelle luci che ti sparaflashi negli occhi prima di addormentarti, riposerai anche meglio. Ricordati che le luci blu disturbano il sonno” (ogni tanto emerge la mia laurea).
M “Mi sento persa, destinata al dimenticatoio. Resterò indietro con le notizie”. Sia chiaro che non stiamo parlando de La Repubblica o de Il Sole 24 Ore, ma delle storie su Instagram dei numerosi Vips seguiti dalla fanciulla in piena crisi tardo adolescenziale. Ok, ok, sto volutamente esagerando per renderla in giro, segue anche notizie più serie e, senza connessione, effettivamente le notizie tardano ad arrivare, quindi spezzo una lancia in suo favore: è piuttosto intelligente, spero che questa sia solo una fase ritardataria di cretineria.
Per fortuna il giorno dopo, alla modicamicatanto cifra di 50 €, no scontrino only cash, le è stato restituito il prezioso oggetto e di conseguenza ha ricominciato a respirare.
Seconda piccola parentesi: Non è raro imbattersi in schermi di smartphone con danni più o meno evidenti, segno che la gioventù moderna ha poca cura dei propri oggetti. Oddio, inizio a parlare come mia nonna, ma effettivamente è vero: li vedi spesso maneggiare apparecchi da un migliaio di euro, centinaio più, centinaio meno, con la stessa grazia con cui si impasta la pizza, li lasciano sbucare da micro tasche di jeans, dove basterebbe un movimento meno simil-bradipo del solito, per farli rotolare sul selciato con ovvie conseguenze, oppure li appoggiano in bilico su tavolini o muretti, pronti a suicidarsi al minimo movimento tellurico; e quando capita che cadano davvero, se va benissimo, non succede nulla, se va bene, è solo una crepa nel vetro, se va male, si spaccano i cristalli, con conseguente impossibilità di utilizzo del device, scollegamento dagli amati social e attacchi di panico, ansia, depressione, senza neanche troppo esagerare.
Quindi c’è un grosso controsenso: non fanno nulla per mantenere in perfetta salute un dispositivo di cui non possono assolutamente fare a meno.
Alcuni individui sono giunti a un tale livello di ossessione nel pubblicare foto e notizie inerenti alla propria vita privata, che sui quotidiani a tiratura nazionale troviamo a notizie come “Stop ai selfie col morto. Rimini, la protesta dei bagnini” o “Modella pubblica selfie col padre appena morto”, con tanto di broncino, faccine piangenti e frasi strappacuore .
Per fortuna in quest’ultimo caso, la scem… ehm… la suddetta è stata travolta da una valanga di insulti, quindi forse c’è ancora speranza. Forse.