Lo shiatsu è un dialogo fra tatto interno e tatto esterno.
Per tatto esterno intendiamo le esperienze del contatto con oggetti che quotidianamente appunto “tocchiamo”. Per tatto “interno” dobbiamo invece fare appello alla nostra immaginazione. Ma se poi le due espressioni le mettiamo in dialogo, cioè se creiamo un ponte fra un’affermazione che consideriamo razionale ed un’altra che invece consideriamo intuitiva, la faccenda un po’ si complica. Queste due percezioni ovviamente dialogano, perché l’interno reagirà sempre all’esterno e viceversa.
Ma cosa ci possiamo fare con questo dialogo?
Il solo orientare l’attenzione verso possibili risposte ha il grande pregio di aprire un percorso riflessivo verso una possibile integrazione fra le due modalità, ovvero facendo tesoro dell’esperienza traducendola in concetti che possano aiutarci ad utilizzarla.
Lo shiatsu offre un’esperienza che ha in sé questo dialogo, che contiene cioè di per sé entrambi gli elementi di questo apparente dilemma , e può pertanto essere considerato come un ponte naturale.
Gli antichi cinesi , avevano colto questa capacità di ogni fenomeno dell’universo , dal micro al macro, e l’avevano sintetizzata nella oscillazione Yin /Yang, la quale esprime una tensione dinamica fra polarità opposte (ma non contrapposte) e quindi complementari. I cinesi , ma anche il Buddha, avevano colto che l’universo è un infinito campo energetico, e ogni fenomeno al suo interno ne rappresenta una declinazione, dal macro al micro, con elementi di coerenza distintivi ma allo stesso momento collegati da una infinita rete di interconnessioni.
Quando due sistemi energetici entrano in relazione la loro energia viene stimolata su vari livelli a seconda della via sensoriale (udito, tatto,gusto). Lo shiatsu lavora principalmente sulla percezione corporea.
Quando stiamo facendo una pressione shiatsu, stiamo eseguendo una percezione tattile. Riuscire a rimanere concentrati sviluppa la capacità di percepire la reazione che si attiva quando i due campi energetici (l’operatore ed il ricevente ) entrano in contatto. La reazione di cui parliamo viene chiamata “risposta” e anche se i criteri operativi usati per attivarla varia da stile a stile, la presenza mentale è sempre determinante nel qualificarla.
Inoltre mentre tocchiamo un’altra persona, noi non la stiamo percependo direttamente ma bensì indirettamente ovvero ciò che percepiamo è la nostra reazione al tocco dell’altro, perché ciò che cambia in noi in un certo senso è “l’altro in noi”. Ne consegue che la massima attenzione di cui parliamo va rivolta ai cambiamenti , anche minimi che avvengono nel nostro sistema energetico mentre entriamo in relazione con un altro sistema.
In altri termini, mentre facciamo una pressione shiatsu andiamo a stimolare il sistema energetico del ricevente, rimanendo costantemente agganciati alle nostre percezioni corporee, che ci diradano quando avremo raggiunto il punto di dialogo. Quindi per dirla ancora meglio, mentre eseguiamo una pressione shiatsu creiamo un’interferenza nel sistema energetico del ricevente, che viene tenuta in un range ottimale proprio grazie alla capacità di percepire le reazioni del nostro corpo a partire da “Hara”che si aprirà o chiuderà a seconda della bontà della pressione stessa. Al di fuori di questo range la pressione risulterà insufficiente o all’opposto eccessiva.
Se noi pensiamo che alla base dell’azione dello shiatsu ci sono meridiani energetici, che sono collegati a precisi funzioni psico-fisiche dell’individuo, è intuitivo comprendere la ricaduta su tutto il sistema.
Gli orientali sviluppando la propria capacità percettiva hanno elaborato sofisticate tecniche di sostegno alla salute che spaziano su tutti gli ambiti della vita dell’uomo, tracciando delle vere e proprie linee guida che vanno dall’alimentazione,alle ginnastiche, alle tecniche manuali, alle tecniche di consapevolezza della mente e via dicendo. In pratica furono i primi a cogliere il senso di una “via” che potesse condurre ad un’esistenza etica, ovvero in armonia con l’universo, e quindi promotrice di salute.