Il primo atto di Napoli-Milan, quella che sarebbe dovuta essere una domenica di sporte tifo, si è ben presto trasformata in una vergognosa ostentazione di diritti mai acquisiti da parte delle frange più insopportabili del tifo (??) partenopeo.
Gli ultras, gente che vive di una sedicente mentalità, hanno protestato contro il tentativo del presidente De Laurentiis di ripristinare un minimo di legalità all’interno del Maradona: prima con una ridicola protesta a Piazzale Tecchio, poi con violenza e minacce nei confronti di chi era andato allo stadio con la propria famiglia, sostenendo un impegno economico non irrilevante, costringendoli a non tifare. Uno squallore senza fine. I tifosi rossoneri hanno cantato e ballato sulle rovine di quello che, trenta anni fa almeno, era il tifo più caldo di Italia. La differenza con quello che accade in trasferta, persone tranquille, tifosi (e non ultras) che gioiscono di questa bellissima stagione, con le maglie azzurre, è stridente. I tifosi normali, o sarebbe meglio dire solo “i tifosi”, sono stanchi di questa gestione camorristica del tifo ma è costretta a soccombere di fronte a tanta violenta ignoranza.
Sul campo, il Napoli ha fatto anche peggio.
Uno 0-4 netto, meritato, senza discussioni. Tutta la squadra, nessuno escluso, ha fornito una prestazione imbarazzante: molli, senza “garra”, i napoletani hanno subito l’imperversare del diavolo senza opporre alcuna resistenza.
La differenza in campo è stata netta: Leao e Theo hanno fatto a brandelli Di Lorenzo e l’inutile Politano (ma Lozano?), in mezzo al campo l’impresentabile Zielinski, giocatore bravo ma che da troppi anni mostra una insopportabile indolenza per troppi mesi di campionato, Anguissa (stanco e spompato) e Lobotka hanno solo subito, la retroguardia è stata spesso puntata senza filtro, Kim e Rrahmani hanno mostrato amnesie inquietanti ed il solo Kvara ha provato, invano, ad accendere un po’ di luce, senza riuscire ad accompagnare il povero Simeone, abbandonato al suo destino lì davanti.
La sola assenza di Osimhen non può spiegare una involuzione così repentina: non è in discussione la vittoria finale, il vantaggio accumulato è siderale, ma anche tutti questi festeggiamenti anticipati, nella città della scaramanzia, sono davvero fuori luogo.
La sfida di Champions ai rossoneri ora sembra avere tutt’altro aspetto: potrebbe essere un bene, ma Spalletti capisca che esiste una panchina da cui attingere e che fare tre cambi sullo 0-3 è inutile e dannoso.
Pioli ha incartato la gara a Lucianone nostro, e non è la prima volta: un pro memoria importante e scritto a lettere cubitali sul futuro di questa stagione.
Adesso ognuno deve fare la propria parte: squadra, società, tifosi…quelli veri e non l’accozzaglia di immondezza che ctede che il Napoli sia una cosa loro e che lo stadio un posto senza regole.
Se non vogliono entrare allo stadio, che restino pure fuori, non ne sentiremo la mancanza.