Il cinema italiano, dopo un periodo di relativa quiescenza, sembra voler riconquistare la scena con pellicole che guardano al passato per proiettarsi nel futuro. “L’ultima settimana di settembre” si inserisce in questo contesto, proponendo un road movie introspettivo che, attraverso i paesaggi suggestivi della Puglia, esplora i temi dell’amore, della perdita e della redenzione.
Trama: Un viaggio verso se stessi
Pietro Rinaldi, un noto scrittore ormai in là con gli anni, si trova ad affrontare una profonda crisi esistenziale. Il successo letterario è alle spalle, il matrimonio è finito da tempo e la solitudine lo attanaglia. Nel giorno del suo ottantesimo compleanno, stanco della vita, decide di porre fine ai suoi giorni. Ma il destino ha in serbo per lui un’inaspettata svolta.
La morte improvvisa della figlia e del genero in un incidente stradale lo costringe a confrontarsi con un dolore atroce e a prendere in carico il nipote Mattia, un adolescente ribelle e introverso con cui non ha mai avuto un rapporto. Nonno e nipote, due mondi agli antipodi, si ritrovano a dover condividere un tetto e a costruire, suo malgrado, un legame.
Pietro, inizialmente restio e burbero, si ritrova a dover fare i conti con il suo passato e con i suoi demoni interiori. Il viaggio che intraprende con Mattia, alla ricerca di un luogo appartenuto alla famiglia, diventa un’occasione per entrambi di affrontare le proprie ferite e di riconnettersi con la vita.
Un’opera intima e toccante
“L’ultima settimana di settembre” è un film che colpisce per la sua sincerità e la sua capacità di evocare emozioni profonde. La regia di Gianni De Blasi è sobria ed efficace, valorizzando i paesaggi pugliesi e le interpretazioni degli attori. La sceneggiatura, pur non essendo particolarmente originale, è ben costruita e riesce a mantenere alta la tensione narrativa.
Diego Abatantuono e Biagio Venditti, una coppia affiatata
Diego Abatantuono interpreta il ruolo di Pietro con una maestria indiscussa, regalandoci un ritratto complesso e sfaccettato di un uomo tormentato dal passato. Biagio Venditti, nei panni di Mattia, dimostra di essere un giovane talento, capace di tenere testa a un veterano come Abatantuono. La loro chimica sullo schermo è palpabile, rendendo credibile il rapporto tra i due personaggi.
La colonna sonora, composta da brani originali e canzoni popolari, contribuisce a creare l’atmosfera giusta e a sottolineare i momenti chiave della narrazione. La scenografia, curata nei minimi dettagli, è un altro punto di forza del film, trasportando lo spettatore nei suggestivi paesaggi della Puglia.
Per chi è questo film?
“L’ultima settimana di settembre” è un film adatto a un pubblico adulto che apprezza i film d’autore e le storie introspettive. È un film che fa riflettere sulla complessità dei rapporti familiari e sull’importanza di affrontare il passato per poter guardare al futuro.
Un viaggio verso la redenzione
La morale del film è chiara: è possibile riscattarsi e ritrovare la felicità anche dopo aver commesso degli errori. Il viaggio di Pietro e Mattia è un percorso di crescita interiore, un’opportunità per entrambi di lasciarsi alle spalle il dolore e di ricominciare a vivere.
Un dramma intimo e coinvolgente
“L’ultima settimana di settembre” è un dramma intimo e coinvolgente, che tocca corde profonde e lascia uno strascico di malinconia. È un film che parla di noi, delle nostre fragilità e delle nostre speranze. L’intimità e il coinvolgimento che trasmette questo film sono il risultato di un’attenta costruzione narrativa e di una serie di elementi che lavorano in sinergia:
Relazioni profonde e complesse: Il fulcro del film è il rapporto tra Pietro e Mattia, un nonno e un nipote che si ritrovano a dover affrontare insieme un lutto e a costruire un legame che prima non esisteva. La loro relazione, fatta di conflitti, incomprensioni e momenti di tenerezza, è raccontata con grande delicatezza, permettendo allo spettatore di immedesimarsi nelle loro emozioni e di comprendere le sfumature del loro rapporto.
Monologhi interiori e introspezione: Il film ci offre uno sguardo profondo nell’animo dei personaggi, attraverso i loro monologhi interiori e i loro pensieri più intimi. Questo ci permette di comprenderne le motivazioni, le paure e le speranze, creando un senso di empatia e coinvolgimento.
Atmosfera malinconica e suggestiva: La colonna sonora, i paesaggi della Puglia e la fotografia contribuiscono a creare un’atmosfera malinconica e introspettiva, che invita lo spettatore alla riflessione e lo trasporta in un mondo emotivo profondo.
Temi universali: Il film affronta temi universali come il lutto, la perdita, la redenzione e il senso della vita. Questi temi, pur essendo presenti in molte altre opere cinematografiche, vengono trattati con una freschezza e una sincerità che li rendono particolarmente toccanti e vicini allo spettatore.
Realismo e autenticità dei personaggi: I personaggi sono ritratti in modo realistico, con le loro fragilità e le loro contraddizioni. Questo rende il film credibile e permette allo spettatore di identificarsi con loro.
Perché vale la pena vederlo?
Vale la pena vedere “L’ultima settimana di settembre” perché è un film che sa emozionare e far riflettere. È un film che ci ricorda l’importanza dei legami affettivi e ci invita a non arrenderci mai, anche di fronte alle difficoltà.