Torna la Champions sul palcoscenico del San Paolo e tornano anche i tifosi ad occupare i fatiscenti seggiolini del vecchio stadio di Fuorigrotta, oggi come in passato al centro di polemiche non solo per la sua vetustà ma per i prezzi imposti dal presidente De Laurentiis. Gli azzurri si presentano in campo con quella che può essere la formazione tipo al cospetto di una squadra, il Benfica, forte di quindici vittorie consecutive in trasferta e di una esperienza internazionale di tutto rispetto.
L’avvio degli uomini dell’ ”arrapato” Sarri è promettente con Milik che arriva a tu per tu con il portiere dopo nemmeno un minuto di gioco servito da un Ghoulam in versione extra lusso. L’algerino disputerà una partita strepitosa dominando sulla fascia sinistra, mostrando progressi notevoli e una condizione fisica straripante. Ma pian piano viene fuori l’undici lusitano, squadra di fini palleggiatori come nella tradizione del calcio portoghese. Reina per due volte salva il risultato prima con un’uscita bassa (coadiuvato da Allan) e poi con una bella parata su tiro di Mitroglou. Poco prima dell’occasione dell’attaccante greco si infortuna Albiol (problemi muscolari) e fa il suo, ottimo, esordio in maglia azzurra Maksimovic.
Soffrono un po’ i padroni di casa ma trovano il guizzo che cambia la partita al minuto 20: angolo di Ghoulam e Marek Hamsik, appostato sul primo palo, anticipa tutti e batte Julio Cesar, portiere che oggi ricorda poco lo strepitoso estremo difensore che brindò al triplete con Mourinho. Si scioglie il Napoli e torna a giocare con fluidità anche se il primo tempo resta equilibrato con i portoghesi che sfidano gli azzurri sul loro stesso terreno, un possesso palla seppur troppo orizzontale per preoccupare la retroguardia partenopea. Regge l’urto la difesa diretta da un monumentale Koulibaly con Hysaj e il già citato Ghoulam a comandare sulle corsie. In mezzo al campo è il solito instancabile mastino il brasiliano Allan che pressa su qualunque cosa in movimento in mezzo al campo, con Jorgihno in ripresa (anche perché non soffocato da marcature personalizzate) e Hamsik in serata di grazia.
Comincia la ripresa e la musica cambia: bastano, infatti, poco più di dieci minuti ai ragazzi di Sarri per distruggere le difese degli ospiti e chiudere la partita. Si scatena, infatti, Dries Mertens che al minuto 7 della ripresa conquista un calcio di punizione dal limite: tiro a superare la barriera e Julio Cesar può solo guardare il pallone insaccarsi alle sue spalle. Due minuti di orologio e Callejon salta in bello stile ancora il portiere brasiliano, rigore che Milik trasforma con freddezza e precisione glaciale. Ancora qualche minuto e da un cross dalla destra di Callejon il pallone giunge a Milk (con Julio Cesar in cerca di farfalle), torre verso il centro e Mertens appoggia in rete da un metro a porta vuota. Il San Paolo è in delirio mentre Milik manca il quinto gol sparando alto da pochi metri.
Escono Mertens (standing ovation per lui) e Callejon e la panchina azzurra sforna Insigne (splendida la sua corsa di cinquanta metri per abbracciare il suo rivale di ruolo) e Giaccherini (esordio per lui).
A questo punto, a gara finita, i padroni di casa abbassano il ritmo e permettono al Benfica di realizzare due gol della bandiera favoriti da due errori di Jorgihno e di Ghoulam che comunque non rovinano in alcun modo la festa azzurra.
Finisce 4-2, un trionfo per il Napoli a punteggio pieno nel girone fino a questo punto stradominato. Le disattenzioni nel finale, che hanno fatto imbufalire Sarri, sono solo il sintomo di una squadra che dimostra di avere ancora margini di crescita enormi, senza dimenticare l’apporto che i nuovi potranno dare a questa squadra. Complimenti ai nostri beniamini, insomma, una delle quattro squadre a punteggio pieno insieme al Leicester di Ranieri, l’Atletico Madrid e il “solito” Barcellona.