Napoli-Chievo è una di quelle partite che mette un po’ di ansia in tutti i tifosi azzurri evocando funesti precedenti: i fantasmi di Moscardelli, Sardo e Maxi Lopez aleggiano ancora sul San Paolo e spesso, in passato, l’incrocio con i clivensi ha regalato amare domeniche ai partenopei. E’ squadra in buona forma quella gialloblu, il Napoli fa turnover “controllato”con i soliti Insigne e Zielinski a sostituire Mertens e Allan, Gabbiadini al centro del’attacco e il trentaquattrenne Maggio ancora a correre su e giù per la fascia destra al posto di Hisay.
I primi quindici minuti scorrono via senza particolari squilli, il giro palla del Napoli prova a chiamare fuori il Chievo e la prima occasione capita solo intorno al ventesimo con Gabbiadini che di testa impegna Sorrentino dopo ottima assistenza di Ghoulam. Spingono con maggiore convinzione i padroni di casa, la difesa ospite scricchiola e, di li a poco, capitola: Hamsik (migliore in campo) apre per Callegon,assist per Gabbiadini che batte Sorrentino con un tiro molto bello sul palo lontano. Primo gol per Manolo Gabbiadini, meritato e cercato per l‘attaccante bergamasco. Accusa il colpo solo in parte il Chievo che prova a rispondere approfittando di un paio di amnesie di Koulibaly, ma a parte un paio di spaventi la porta di Reina non corre alcun pericolo. Al minuto 34 si fa, però, la storia. Azione tutta in verticale sul lato sinistro, Jorginho-Insigne e palla a Hamsik, il capitano controlla palla appena entrato in area e scarica un sinistro bellissimo e potente che batte per la seconda volta Sorrentino. Gol numero 100 in maglia azzurra per lo slovacco, idolo incontrastato del San Paolo.
La ripresa propone meno spunti dal punto di vista delle occasioni e del gioco ma mette in evidenza un aspetto importante del rinnovato gioco azzurro: la consapevolezza. Il due a zero, infatti, consiglia agli uomini di mister Sarri di rallentare, inutile giocare al massimo, troppo importante preservare energie in vista del prossimo, vicinissimo, impegno in Champions. Ne viene fuori una partita normale, quella normalità da molti auspicata, quella normalità che permette ad una grande squadra di far passare il tempo e di conservare il rassicurante vantaggio. Meno bellezza, forse, ma anche meno dispendio: è questo il passo da fare. Come detto scorre via lenta la ripresa, gli ospiti ci provano ma non sembrano avere la forza di impensierire più di tanto la retroguardia azzurra guidata da un ottimo Albiol, in questo momento una spanna sopra il suo compagno di reparto. Da menzionare la prova di Maggio: il vecchio Cristian vola sulla fascia come ai bei tempi, ha buona intesa con Callejon seppur peccando sempre un po’ al momento del cross. Le occasioni si limitano ad un paio di tentativi di Callejon (fuori) e Milik, subentrato a Gabbiadini (parata di Sorrentino in due tempi), sull’altra sponda Floro Flores perde il tempo a tu per tu con Reina, stoppato (pericolosamente) da Joulibaly. Il turnover napoletano partorisce i “soliti” Allan (per un Jorgohno ancora lontano dagli standard dell’anno scorso) e Mertens per Insigne che si fa notare solo per l’assistenza ad Hamsik in occasione del gol e un paio di buoni recuperi nella ripresa (oltre che per quell’orrenda capigliatura bionda). Interessante l’esperimento, non una novità a dire il vero, con Marekiaro al centro e Allan e Zielinski ai lati. Anche Mister Sarri si è detto tentato da un esperimento simile che potrebbe fornire alternativa importanti considerando che ormai tutte le squadre che affrontano il Napoli sacrificano alla marcatura di Jorginho una punta o un centrocampista.
Finisce così con altri tre punti, con la porta inviolata e la striscia positiva che continua, sempre a meno uno dalla Juve che nel pomeriggio ha fortunosamente espugnato Palermo grazie ad un autogol (piuttosto ridicolo) di Goldaniga.