La musica araba ha qualcosa in più delle altre sonorità, sarà che evoca il deserto, il vento caldo e le magie dell’ Oriente. Le voci calde e profonde che cantano nenie simili a preghiere, frasi a noi incomprensibili ma dalle immediate e riconoscibili musicalità. Il mercato arabo è pregno di tanti validi artisti che spesso per via delle censure interne non arrivano a noi.
Il pop rock arabo può nascondere delle belle sorprese.
I Mashrou’Leila sono più popolare gruppo musicale giovanile del Medio Oriente animato da quattro libanesi e conosciuto in tutto il mondo, anche qui in Italia. Lontani dal conformismo dei dettami dell’islam, si sono fatti subito notare, per il carisma del cantante Hamed Sinno, ma ovviamente anche per le provocazioni e per i testi satirici, dal linguaggio politico e sessuale esplicito, dove Beirut e il Libano in generale sono sempre al centro dei discorsi.
Hamed Sinno, il frontman, bellissimo ragazzo libanese, con un look alla Freddie Mercury, ha fatto coming out in terra natìa -lui ha la cittadinanza americana- ha spesso posato per riviste gay come Attitude e la sua è stata la prima band a far sventolare sul palco la bandiera rainbow del pride. Ma ciò, se da un lato ha aperto le mentalità dei giovani e spinto i fan verso una sorta di libera identità, dall’altro- come prevedibile- ha aizzato i fanatici musulmani contro lui e la sua band. E voi potete immaginare il tipo di pressione che questi “ religiosi” esercitano. Tant’è che il gruppo un paio di ani fa (sono attivi dal 2008) ha deciso di prendersi una pausa per riflettere. Hamed è anche uno scrittore oltre che un ex graffittaro, e a suo modo, un’icona LGBTQA+ del mondo arabo.
Non è solo l’omosessualità dichiarata e sbandierata del leader, il Libano tra i paesi arabi è quello maggiormente friendly -passatemi il termine- sono anche i testi delle canzoni, che tradotti da noi, potrebbero apparire davvero innocui alle nostre orecchie occidentali, ma lì suonano fortemente oltraggiosi. Testi da “occidentali” in un contesto in cui la libertà di espressione resta una chimera.
L’attacco al potere maschilista e patriarcale dei governi arabi non è affatto piaciuto ed ha portato alla cancellazione di alcuni concerti in Libano e in Giordania, nonché ad innumerevoli minacce verso il gruppo. La loro musica era diventata UN CASO POLITICO.
Ma non solo, vi riporto per intero questa notizia:
Le parole del brano “3 minutes” di Mashrou’ Leila sono ancora più importanti oggi che Sarah Hegazi si è tolta la vita, in Canada, lontano da casa, il suo Egitto trafitto dall’intolleranza contro tutte le minoranze. Soprattutto verso la comunità LGBT, che in Egitto rischia arresto e carcere fino a 17 anni.
Il 22 settembre 2017 Sarah aveva assistito al concerto della band di Beirut e aveva sventolato orgogliosa la bandiera arcobaleno. Per la prima volta un simbolo LGBT veniva portato in un evento pubblico in Egitto. Sarah viene arrestata e portata in carcere insieme ad altri 7 spettatori. Poi il trasferimento in Canada dove aveva chiesto asilo politico, ma non è bastato a guarire le ferite delle violenze subite. (Fonte: https://www.nforadio.com/)
Un paio di anni fa, poi il Festival libanese di Byblos (festival molto conosciuto) annullò un concerto della band libanese dopo le «rimostranze» dei leader della chiesa cristiana che avevano accusato il gruppo di blasfemia.
Fino ad arrivare nel 2022 con lo scioglimento definitivo annunciato dallo stesso Sinno.
Erano visti come la personificazione in musica di tutto ciò che fa paura” in termini di liberà ed espressività in terra orientale.
Sinno non è rimasto con le mani in mano, nel 2023 ha partecipato allo Shubbak Festival nel Regno Unito per presentare la sua opera Poems of Consumption e i primi mesi di quest’anno al Dendur Temple a New York è stato presente con Un nuovo lavoro dal titolo: Respiro dell’Ovest
Discografia
2009 – Mashrou’ Leila
2011 – El Hal Romancy
2013 – Raasuk
2015 – Ibn El Leil
2019 – The Beirut School
2013 – Live in Baalbeck