“Mi sembra di impazzire/ Andare in giro per Milano/ E vedere tutte quelle ragazze/ In bilico sui loro plateau/ Oh, oh!”. Dopo l’intro suonata da un pianoforte nervoso, è con questa frase della title track che si apre La Terza Guerra, disco d’esordio di Mimosa.
Escluse poche eccezioni, per troppo tempo il pop italiano ha sofferto l’assenza di cantanti originali, lasciando che ad abusare delle nostre orecchie fossero personalità trascurabili, accecate dalla devozione al bel canto o dall’emulazione di modelli stranieri. Sarà forse per questo motivo che, ascoltando Mimosa, si ha l’impressione di prendere una boccata d’aria finalmente fresca.
Nel singolo Terza Guerra (accompagnato da uno splendido videoclip “illusionista”, in rotazione in questi giorni su Mtv), la cantautrice lombarda punta l’indice contro l’aridità culturale che ci circonda (“Hanno chiuso un gran teatro/ Per farci un bel supermercato”), le mode alimentari (“Pesce crudo per dimagrire”), lo stress quotidiano (“Mi hanno rubato il tempo/ Ad aspettare in fila/ Per fare il documento”). Ma c’è spazio anche per il disagio sentimentale (“Tu mi hai lasciata sola/ In mezzo ai grattacieli/ Che coprono i tramonti”) e, ovviamente, per l’incertezza lavorativa (“Perché sono stanca/ Perché ho finito i soldi/ Perché giro a vuoto/ Per riempire il vuoto”).
Tra le tracce dell’album, prodotto con l’aiuto di Musicraiser (la piattaforma di crowdfounding che sta facendo marameo all’industria discografica), Mimosa mette a fuoco ottimi ritornelli (Arance), si interroga con ironia su cosa si è disposti a fare per amore (Voglio avvelenarmi un po’) e su dove sia andato a finire il coraggio di osare, perso tra il consumismo e la moda della cocaina (Gli effetti). Si cimenta poi col tema delicato della violenza sulle donne (Fakhita, Non ero io) scansando il rischio di inciampare nella retorica.
Il sospetto che i “figli del lontano futuro, in preda a crisi economica” abbiano trovato una possibile portavoce è per il momento azzardato. Ma è pur vero che si esordisce una sola volta. E se si sceglie di farlo con tanto coraggio, è comprensibile che le aspettative sollevino lo sguardo. In barba ai grattacieli che coprono i tramonti.