Esiste un profondo legame tra l’antico borgo di Antignano e San Gennaro. Lo testimoniano i toponimi di alcune strade (come via San Gennaro ad Antignano e via San Gennaro al Vomero), la presenza di due chiese intitolate al santo (San Gennariello e la Basilica di San Gennaro) e una lapide dedicata al martire
Dopo la decapitazione presso la Solfatara a Pozzuoli, il corpo di San Gennaro fu trafugato e sepolto nell’ Agro Marciano, nell’area oggi compresa tra lo Stadio San Paolo e via Terracina. La leggenda poi ci dice che, la nutrice del Santo, tale Eusebia raccolse il sangue in due ampolle per poi custodirle nella propria casa che era ad Antignano.
Dopo all’editto di Costantino, i cristiani usciti dalla clandestinità del culto cristiano, decisero di venerare le reliquie del martire e dall’agro Marciano le trasportarono a Capodimonte per seppellirle nelle catacombe.
Sembrerebbe che il corteo per andare a Capodimonte passasse per Antignano. Eusebia una volta visto il corteo, prese le ampolle e le adagiò sui resti del martire, a contatto del quale il sangue che era rappreso, per miracolo si sciolse
Secondo fonti storiche nel luogo di questo prodigio fu edificato un altare. Sempre secondo queste fonti, la prima domenica di maggio si svolgeva la processione chiamata poi “processione degli Inghirlandati” così chiamate perché i fedeli, per proteggersi dal forte sole e dal caldo, usavano coprirsi il capo con fiori e ghirlande.
Alla luce di ciò Antignano fu il luogo in cui si verificò la prima liquefazione del sangue. Con il passare dei secoli il corteo si trasferirà al centro storico con un corteo che dal Duomo termina a Santa Chiara.