Il monastero di Sant’Arcangelo a Baiano è una delle prime strutture religiose realizzate dagli Angioini, descritto da Boccaccio nel Filocolo, il luogo di ricovero di Fiammetta, dopo la morte della madre. Nel 1540, sotto il viceregno di Don Pedro de Toledo, Laura Baiano era a capo del monastero di Forcella, il ricco ricovero per donne appartenenti alle famiglie della più alta nobiltà napoletana; fra loro, quattro donne presero i voti contro il loro volere, Agata Arcamone, Laura Frezza, Chiara Sanfelice e Giulia Caracciolo, per le quali fu impossibile rinunciare ai piaceri terreni tanto che lo scandalo costrinse, nel 1577, il padre spirituale sant’Andrea da Avellino, dietro stretto consiglio dell’arcivescovo, a sopprimere immediatamente il convento e a trasferire le monache in altri luoghi di clausura. Ma a spingere il frate a chiedere dal Vaticano l’abbandono dell’edificio non fu soltanto la dissolutezza delle monache, fatti di libidine e sacrilegio; si racconta, infatti, che delle diciotto monache, nove ne morirono barbaramente: alcune avvelenate, altre pugnalate o trafitte da sé con uno stiletto. Eventi crudeli che condussero alcune di queste monache ad essere processate come colpevoli dei peggiori crimini. Il convento du sconsacrato e oggi non ne resta traccia. Di questi luoghi parla anche Petrarca, citado la leggenda virgiliana, secondo cui è stato il Mago Virgilio ad apporre il sigillo biforcuto al quartiere. Nel suo stemma a Y si recita “Ad bene agendum nati sumus” (Siamo nati per fare il bene). Quella che generalmente viene chiamata Forcella è la parte di città costruita da Vicaria Vecchia e via Forcella e da una serie di vicoli secondari che tornano ad essa. In molti sostengono che il nome derivi dalla forcina pitagorica che richiamerebbe la conformazione della strada e la Y della scuola che da queste parti aveva luogo. Simbolo del bivio dell’uomo tra virtù e piacere, tra una vita dedicata ai piaceri dell’anima e una ai piaceri del corpo.