Ritornano in edicola gli incubi di Morgan Lost, questa volta più vividi che mai: le ombre del suo passato lo stanno raggiungendo, Lisbeth torna a fargli visita ogni notte, ossessivamente, e ciò non sarà senza conseguenze. Ma i serial killer che infestano New Heliopolis non dormono, anzi. In questo albo intitolato La Sindrome di Biancaneve, un nuovo assassino si nasconde dietro una serie di sparizioni di giovani donne e toccherà proprio a Morgan il compito di catturarlo. Nel frattempo, come se non bastasse, l’incontro con la sua nemesi Wallendream risulterà la goccia che farà traboccare il vaso, facendo capire al nostro Morgan che i due non sono poi così diversi l’uno dall’altro…
Dopo averci introdotto nuovamente nell’universo di Morgan Lost: Dark Novels con il numero #0 (di cui abbiamo parlato QUI), Claudio Chiaverotti ci spinge sempre di più nelle viscere della città di New Heliopolis. Dopo aver introdotto i comprimari di Morgan nel capitolo precedente, ora l’autore può dedicarsi maggiormente ad approfondire la vicenda e a costruire una narrazione che si muove su più piani contemporaneamente, che spesso si intrecciano tra loro: il dramma psicologico del protagonista si lega perfettamente con il suo traumatico background (il rapimento della sua ragazza, Lisbeth) e il difficile lavoro di cacciatore di serial killer. Quello che colpisce è l’attenzione che lo sceneggiatore pone sulla questione psicologica, che mai come in questo numero si impone prepotentemente (già il titolo fa riferimento ad una patologia della pische, rivista da Chiaverotti in chiave dark). E’ impossibile non menzionare poi l’immenso numero di riferimenti alla cultura Pop (soprattutto cinematografica) e all’arte presenti all’interno di questo albo: dal Signore degli Anelli a I Guerrieri della Notte, sono tante le citazioni che impreziosiscono la lettura, soprattutto di quella fetta di pubblico particolarmente appassionata di cinema, e in particolare a quello di genere.
Alle matite troviamo Max Bertolini, il cui stile risulta perfetto per descrivere le atmosfere cupe che caratterizzano le vicende narrate in questo numero #1. Il disegnatore riesce nell’arduo compito di rappresentare realisticamente l’ampio spettro emotivo che caratterizza i personaggi dell’universo del cacciatore di serial killer bonelliano. Anche scegliendo una costruzione della tavola abbastanza quadrata e regolare rispetto a quanto visto nei precedenti numeri di Morgan Lost, i disegni di Bertolini non mancano di dinamismo. Il tutto è condito da ampie tavole che donano potenza visiva e corpo alla vicenda, utilizzandole spesso per porre l’accento sui colpi di scena, riuscendo perfettamente nell’intento di sorprendere l’occhio del lettore.