Morto Stalin se ne fa un altro si potrebbe considerare lo scoppiettante esordio nel cinema internazionale di Armando Iannucci, figlio di madre scozzese e padre napoletano. Una commedia storico-satirica, figlia della napoletana opera buffa, con uno splendido cast che tiene incollati allo schermo aspettando la prossima battuta, dando contemporaneamente molti spunti di riflessione senza mettere da parte la componente estetica.
Radio Mosca passa un concerto di Mozart in diretta e per sua sfortuna Stalin è tra gli ascoltatori. Mosso dalla performance, chiede una registrazione. Gli operatori spaventati fanno venire il direttore d’orchestra in pigiama nella notte per ripetere il concerto e registrarlo, di modo che possano consegnarlo a Stalin e avere salva la vita. All’ultimo però la famosa pianista Maria Yudina (Olga Kurylenko) riesce a inserire un bigliettino nella confezione del vinile dove accusa Stalin di aver rovinato l’Unione. Il dittatore mentre legge il bigliettino viene però colpito da un’emorragia celebrale. Corre in suo soccorso tutto il politburo del Comitato centrale del PCUS sconvolto dall’accaduto, combattuto tra il soccorrerlo e il lasciarlo morire.
Il film prende liberamente spunto dall’omonimo graphic novel di Fabien Nury e Thierry Robin e si incentra sulla morte di Stalin e sui tumultuosi tre giorni successivi, segnati da funerali, complotti e scalate al potere. Iannucci è un esperto di satira, attualmente è impegnato con Veep per la HBO, una commedia satirica ambientata nell’ufficio del vicepresidente degli USA, e riesce benissimo nel far combaciare la commedia e l’orrore della dittatura staliniana senza mai ricorrere al grottesco. Il cast è la ciliegina sulla torta di questo film irriverente: molti sono esperti della commedia, come Steve Buscemi, Jeffrey Tambor o Michael Palin, ex-membro dei Monty Python, e riescono tutti nel creare perfette caricature dei loro corrispettivi storici.
Nei confronti di Iannucci sono state anche mosse molte critiche, sia per aver messo un po’ da parte l’accuratezza storica sia per non aver prestato il dovuto rispetto ai morti causati dalla spietatezza Staliniana, oltre ad aver causato molto malcontento nel Cremlino. L’accuratezza storica viene a mancare non nei dettagli, ma in componenti principali del film, come alcuni ruoli ma soprattutto nello scorrimento temporale: gli avvenimenti rappresentati in realtà avvengono nell’arco di tre mesi. Però tutto questo, con una forse troppo giustificata licenza cinematografica, serve allo scopo ultimo e cioè quello della commedia. Ma c’è da domandarsi quanto questo film abbia da offrire, oltre all’intrattenimento stesso (che però vale comunque la pena del biglietto).