Scoppia finalmente la festa del Napoli: il pareggio ad Udine, al termine di una gara scorbutica e bruttina, consegna finalmente il tricolore alla banda Spalletti, dopo 33 anni di attesa segnati da disavventure di ogni genere tra fallimenti, retrocessioni, sconfitte brucianti, sogni infranti e qualche trofeo alzato.
Sgombriamo il campo dagli equivoci: non è il riscatto della città, è insopportabile ascoltare il refrain di una Napoli che attraverso il pallone dà un calcio ai problemi. Oggi il capoluogo partenopeo è certamente tutt’altro rispetto a quello che si presentava allora: una città viva che ha toccato vette turistiche inimmaginabili, che presenta eccellenze assolute in tantissimi campi e che soffre dei problemi tipici dell’epoca in cui viviamo, specie nelle metropoli italiane.
La Società Sportiva Calcio Napoli è una di queste eccellenze: guidata da un presidente visionario e lungimirante che non ha mai ceduto ai capricci della stucchevole napoletanità d’antan, ha saputo creare un gruppo di lavoro agile e snello, capace di contenere i costi senza perdere di competitività, stravincendo un campionato comandando dall’inizio di questa lunghissima e insolita (si pensi al mondiale invernale) stagione. Coadiuvato da un Direttore sportivo dalla grande conoscenza calcistica ed un allenatore che finalmente ha raccolto i frutti di un lavoro certosino e votato alla ricerca del risultato attraverso il bel gioco, De Laurentiis ha messo d’accordo tutti, anche i famosi contestatori dell’A16 che in estate hanno spopolato sui social.
La squadra ha seguito come un messia Spalletti, mettendo da parte gli egoismi e la gloria personale: tutti, dal capitano Di Lorenzo all’ultimo dei gregari, hanno dato il loro contributo mettendo tutto se stessi a disposizione della causa azzurra.
E’ lo scudetto del già citato Di Lorenzo, capitano coraggioso e seguace di Stakanov, di Osimhen, il nigeriano bomber implacabile, Di Kvara, genio della lampada dalla sconosciuta Georgia, di Kim, il gigante buono coreano che ha cancellato con un colpo di spugna l’ombra del mito di Koulibaly, di Lobotka, ex oggetto misterioso slovacco, oggi assoluto dominatore del centrocampo. Non possiamo nominarli tutti senza far torto a qualcuno ma la multietnicità della rosa azzurra, con campioni provenienti da paesi che non sono certo il gotha del calcio (Camerun, Kosovo, Messico, Norvegia oltre alle già citate Slovacchia, Corea, Georgia e Nigeria) unita ad una buona presenza di italiani, ha dimostrato che si può far calcio senza indebitarsi, senza dover barare e ricorrere a precipitose ricapitalizzazioni, plusvalenze fittizie, ipervalutazione degli asset e debiti a medio lungo termine insostenibili.
Napoli ha davvero lottato con il cuore e con i denti contro l’Italia pallonara: da nord a sud mai un segnale distensivo, ma sempre minacce piò o meno velate da qualunque angolo dello stivale, non ultimo da Udine nella gara di ieri sera, con i tifosi (?) friulani dediti alla caccia al napoletano nel clima di festa. Sia ben chiaro, non è vittimismo, è un dato di fatto che rende ancora più merito agli azzurri in un campionato dove i rapporti di amichevole non belligeranza la fanno spesso da padrone.
Il futuro è tutto da scrivere: le parole di ADL, al termine della gara alla Dacia Arena, sono state chiare. Il futuro è roseo e la squadra non verrà smantellata nè indebolita. Lo scudetto vinto andrà difeso, non esiste appagamento nello sport così come nella vita.
Adesso i tifosi azzurri potranno godere di queste ultime cinque giornate di campionato di festa, senza ansie e preoccupazioni, godendosi la volata, chiamiamola così ,Champions e la lotta salvezza.
Personalmente ritengo che il calcio del centro sud (a proposito, bentornato in serie a al Frosinone) debba cercare di opports allo strapotere del nord con progetti seri a lungo termine. Lazio, Lecce, Salernitana, Roma, Frosinone, forse il Bari devono continuare a crescere e raggiungere obiettivi sempre maggiori, sperando che possano essere messe da parte le beghe intestine e che il calcio torni ad essere un gioco dove lo sfottò ci sta ma senza la violenza fisica e verbale cui si è assistito quest’anno.
Forza Napoli, sempre!