La trasferta di Bergamo era un crocevia fondamentale della stagione azzurra; l’esito della gara avrebbe disegnato con chiarezza gli scenari futuri: sognare o lottare per salvaguardare il posto in Champions?
Le assenze di Osimhen, Rrahmani, Di Lorenzo (senza contare i già infortunati Meret, Ounas e Petgana) e le condizioni fisiche non ottimali di Zielinski, Fabian e Anguissa avevano regalato una vigilia lunga e satura di preoccupazioni, condita dalla voglia matta di qualche giornale nostrano di mettere ulteriore tensione sui nervi azzurri, riempendo le proprie pagine colorate di deferimenti, rientri tardivi e riesumando anche una vecchia storia con l’indimenticato (…) Porrini a parlare della monetina di Alemao.
Spalletti ha preparato una gara dalla strategia ben chiara: consapevole di dover soffrire la maggiore fisicità dei padroni di casa, ha accettato lo scontro e i calciatori hanno disputato una gara di enorme sacrificio, lasciando da parte il fioretto (alias “possesso palla”) per ampi tratti della gara, impugnando la sciabola e lo scudo, in attesa del momento buono per colpire.
Il canovaccio della gara, difatti, ha visto gli orobici all’attacco (poche e sterili, comunque, le conclusioni partorire dalla Dea) e i partenopei guardinghi: una strategia da guerriglia, quella del Napoli, che ha ripagato eccome gli azzurri (ieri in rosso).
Le due iniziative personali dell’ottimo Zanoli e del meraviglioso Lobotka sono costate carissime all’Atalanta. Rigore realizzato da Insigne nel primo caso (con Di Bello a lungo al Var a controllare non si sa cosa) e golazo di Politano su assit di Insigne nel secondo.
Lo zero a due con il quale si è chiusa la prima frazione stava di certo stretto ai padroni di casa, che nella ripresa hanno iniziato a bombardare la difesa azzurra fino al gol di De Roon, giunto poco prima dell’ora di gioco.
Ma come già successo in altre occasioni, ed è questa la grande differenza rispetto al passato prossimo e remoto, nel momento più difficile il Napoli si è riorganizzato, incassando il colpo senza perdere di vista l’idea. Gli attacchi sterili dell’Atalanta hanno prodotto quasi zero, mentre i cambi di Spalletti (Fabian, ma soprattutto Lozano ed Elmas) hanno deciso la gara.
A dieci dalla fine, infatti, KK ha lanciato Lozano, il messicano si è accentrato e ha servito Elmas che, con calma olimpica, ha chiuso la gara battendo Musso.
Tre a uno e sogni Champions dei bergamaschi infranti: il finale lascia alle cronache un giallo per Anguissa (sarà squalificato) e un quasi gol di Lozano.
Una vittoria convincente, difficile, senza giocatore fondamentali e senza il centravanti forse più forte dell’intero campionato.
Mancano 7 gare, tutto può accadere.
Attaccarsi a calcoli cervellotici su punti previsti e calendari più o meno favorevoli non ha senso.
L’Inter ha definitivamente chiuso la porta alla Juve con una vittoria sporchissima e fortunosa ma di un grande valore emozionale.
Vogliamo vivere queste ultime sette gare con il cuore in gola, nella speranza che non accada nulla di strano nel finale, come troppo spesso avviene nel nostro calcio, sempre più povero e lontano dall’elite di un ventennio fa.