Abbiamo già avuto modo di notare (https://www.senzalinea.it/giornale/palazzo-de-liguoro-santoro-dai-greci-al-cielo-in-50-metri/) come nelle zone più antiche della della città in 20 metri sotto i nostri piedi si racchiuda un “sandwich” di testimonianze fino a 20 secoli indietro nel tempo: questa volta invece, presentandovi Palazzo dello “Spagnuolo” (Via Vergini 19), vedremo come da sempre ogni dimora e ogni palazzo di Napoli sono legati indissolubilmente con il proprio sottosuolo.
Il Palazzo noto poi come “dello Spagnuolo” nasce su commissione del Marchese di Poppano Nicola Moscati e il progetto viene affidato nel 1738 all’architetto Ferdinando Sanfelice (Napoli, 18 febbraio 1675 – Napoli, 1º aprile 1748), uno dei più attivi creatori del Barocco in architettura tra Napoli, Nardò e Salerno, mentre le decorazioni in stile roccocò vengono affidate a Francesco Attanasio e realizzate successivamente da Aniello Prezioso.
La famiglia committente però, a seguito di un tracollo finanziario,è costretta nel 1813 a cedere la proprietà di alcuni appartamenti – a lavori ancora da completare – al nobile spagnolo Tommaso Atienza (da qui in poi “dello Spagnuolo”) che subito organizza l’espansione di un piano del fabbricato e l’abbellimento con affreschi del piano nobile, nonchè l’arricchimento con stucchi e busti degli ingressi agli appartamenti.
Nelle epoche successive e fino ad oggi la storia del palazzo è caratterizzata da ulteriori espropri, vendite e cambi di proprietà che ancora oggi rendono difficile l’avvio definitivo di progetti quali ad esempio il nascituro (da anni) Museo di Totò e altri progetti che coinvolgono i locali di proprietà del Comune.
Già così è chiaro che rappresenta un’eccellenza architettonica e artistica da visitare e conoscere ma quello che è più speciale e poco raccontato è che il palazzo nasce in simbiosi con il suo sottosuolo: da esso proviene infatti la pietra di cava necessaria alla sua costruzione. Ma le cavità ricavate per la costruzione in superficie hanno avuto, ultimati i lavori principali, un altra funzione fondamentale per qualsiasi palazzo: hanno funto da serbatoi d’acqua attraverso il complesso e antichissimo sistema di cavità sotterranee che ha rifornito d’acqua la città intera per secoli. Attraverso la testimonianza di un discendente di una nobile famiglia che ha risieduto nel palazzo sappiamo che esisteva un sistema centralizzato che consentiva la distribuzione della posta negli appartamenti (all’epoca al massimo due per ogni piano) con dei condotti pneumatici, nonchè la distribuzione dell’acqua dal pozzo: tutto avveniva in un punto centrale e comune a tutti i piani al centro del palazzo e in questo modo al centro di tutti gli appartamenti allo stesso tempo.
Un altro splendido esempio di come in questa nostra città, fin da sempre, ogni edificio (d’élite o popolare che sia) non era concepito come un universo a sè stante che isolasse dell’esterno ma bensì come parte integrante della Città e del suo tessuto, di superficie e sotterraneo.
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