La Napoli sotterranea presenta tanti misteri quanti quella di superficie. Dai ritrovamenti storici legati al passato greco-romano fino alle leggende derivate dallo spiritismo o alle apparizioni di creature tanto mitiche quanto fantastiche
Napoli Sotterranea
Il regno del sottosuolo districato in una serie di vie e viuzze, catacombe, cunicoli, piazze, grotte, canali, serbatoi, I primi scavi avvenuti nel sottosuolo risalgono addirittura a 5.000 anni fa.
Vi si possono trovare vasche grandi come laghi, profonde voragini, pozzi profondi, come quelli di Pizzofalcone e dell’Ospedale della Trinità, “dalle cui bocche – come affermò il giornalista Carlo Nazzaro in un articolo apparso sul Corriere della Sera – è possibile, in pieno giorno, osservare il cielo senza che giunga in fondo l’azione della luce solare“.
Agli inizi del 1600 la città era talmente vasta che il vecchio acquedotto non bastò più, agli inizi del 1900, la serie di cisterne e gallerie che collegavano l’intera città di Napoli vennero abbandonate.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale ed i conseguenti bombardamenti però fecero usare le gallerie come ricoveri antiaerei. I cunicoli permettevano ai civili di avere un rifugio sicuro, e ai militari e o ai soccorsi, di spostarsi sotto la città senza essere visti.
Come sempre si sa, questi cunicoli non venivano usati solo per la risorsa bellica, alcuni li usarono per compiere furti in casa o come scarico di spazzatura, e si diffuse anche una storia che riguardava la famosa figura del munaciello.
Partiamo col dire che la figura del munaciello è l’evoluzione di quella storica del pozzaro che era colui che era incaricato della manutenzione dell’acquedotto sotterraneo di Napoli.
Di solito questa persona era di bassa statura e di corporatura minuta, Per proteggersi dall’umida presente nel sottosuolo, , il pozzaro indossava una tunica. Grazie ad una serie di fori nel muro, egli sbucava all’interno delle case sovrastanti. Forse proprio grazie a queste sue “apparizioni” che ha inizio la leggenda.
LA LEGGENDA DEL MUNACIELLO
Il munaciello a Napoli è considerato lo spirito della casa, un’entità benevola che, occasionalmente, lasciava dei doni alle famiglie a lui“simpatiche”.
Ma la realtà era ben diversa, realtà i pozzari spesso intrattenevano delle relazioni con le signori residenti nelle case,e per ringraziamento, lasciavano dei regali preziosi. Spesso questi regali erano il frutto di rapine ai danni di altre abitazioni. Fù così che le signore, vedendosi costrette a rivelare ai loro mariti la provenienza di questi doni, iniziarono a raccontare che avevano trovato questi doni sul tavolo della cucina, e che certamente li avesse portati il “munaciello”.
Altra leggenda, fa risalire la nascita del munaciello verso la seconda metà del XIII secolo, durante il dominio di Alfonso d’Aragona quando, una donna di nome Caterinella, di famiglia benestante, si innamorò di Stefano, un umile manovale. La differenza di ceto suscitò il disappunto della famiglia di lei, che si oppose alla relazione, costringendo i due amanti a vedersi in segreto: durante uno di questi incontri clandestini però, il giovane fu ucciso dal padre di lei. Caterinella, straziata dal dolore, decise di entrare in convento, non sapendo di essere rimasta incinta. Dopo alcuni mesi diede alla luce un bambino, Il piccolo nacque però deforme e la madre cominciò a vestirlo con un saio col cappuccio, come quello che indossano i frati domenicani. Una volta cresciuto il bambino vista la sua deformità decise di nascondersi e iniziò così il suo lavoro di POZZARO. Aveva due sai, uno di colore rosso l’atro nero. Il popolo napoletano, iniziò a credere che quando quel giovine indossava la tunica rossa, sarebbe avvenuto in città qualcosa di buono e, al contrario, quando indossava quella nera fosse presagio di una sventura.