Il Napoli riesce a salvare la panchina a Pirlo, perdendo una partita che con un approccio diverso e con scelte iniziali più logiche avrebbe avuto ben altro esito.
Non riusciamo proprio a comprendere l’atteggiamento conservativo e timoroso della squadra, una paura che era evidente in alcuni calciatori (evidente e insensato il timore di Rrahmani verso CR7) e che ha finito per regalare di fatto campo alla Juve, passata in vantaggio quasi subito con il solito portoghese che ha raccolto un assist perfetto di Chiesa dopo che il figlio d’arte ha ridicolizzato l’impresentabile Hysaj con un tunnel. La scelta di schierare Hysaj è inquietante, un segnale di timore e quasi di resa: Cuadrado e il già citato Chiesa ne hanno fatto carne da macello. Ancora più cervellotico è stato puntare su Mertens al centro dell’attacco: il belga non ha visto palla, non ha più nè lo spunto nè la forza per affrontare avversari dall’enorme forza fisica come Chiellini e De Ligt e, così, tutte le azioni offensive dei partenopei erano destinate a interrompersi al limite dell’are avversaria. Nessuno si permetterebbe mai di criticare il belga, sia chiaro, ma non può essere più lui il riferimento numero uno dell’attacco di una squadra che punta al vertice.
E’ stata una gara, comunque, godibile, nonostante la disastrosa prestazione dell’arbitro Mariani che ha sorvolato su due rigori evidenti (uno per parte) nel primo tempo e anche uno nel secondo tempo.
Alla fine della prima frazione era evidente che i partenopei avessero bisogno come il pane di peso in area, ma mister Veleno ha aspettato altri dieci minuti prima di mettere dentro Osimhen: il nigeriano appare in fiducia, ha forza fisica per giocarsela fisicamente con i centrali della Juve e rende anche, finalmente, credibili i cross. Il problema è che mettendo Politano (per un irriconoscibile Lozano) , che gioca ad un piede e quindi non crossa mai e lasciando in panchina Mario Rui (che non sarà granchè ma è piede mancino e terzino di ruolo), il Napoli è costretto ad un infinita circumnavigazione dell’area avversa. Buffon è impegnato in un paio di situazioni, nulla di clamoroso, ma la sensazione che il gol del pari possa arrivare ci sta.
Invece il gol lo fa la Juve, con il redivivo Dybala, lasciato libero di prendere la mira e segnare il due a zero con un bel tiro imparabile per Meret.
Accusa il colpo il Napoli che pure accorcia: Osimhen è abbattuto in area da Chiellini e Insigne dimezza lo svantaggio dal dischetto, ma ormai è troppo tardi: i minuti di recupero non bastano e la gara termina con la vittoria dei bianconeri, con i tifosi napoletani ad interrogarsi sull’ennesima occasione persa.
Nulla è perduto, mancano nove gare, tanti scontri diretti ed una classifica cortissima, con quattro squadre in quattro punti. Siamo convinti, e lo siamo sempre stati, che questa squadra avrebbe potuto lottare per ben altri obiettivi con una gestione diversa e con qualche infortunio in meno (spesso causato dalla mancata rotazione di alcuni calciatori, spremuti come limoni e vittime di infortuni muscolari).
Me è il momento di rischiare, di fare scelte decise e il tweet presidenziale che si congratulava con i suoi per la sconfitta a testa alta non è certo il miglior modo per iniziare il tour de force finale.
Nove gare per decidere il futuro che non può prescindere dal capitano Lorenzo Insigne: che si blindi per sempre lo scugnizzo di Frattamaggiore, non è possibile pensare che debba essere proprio lui una fonte di risparmio!!!