Ogni anno, a pochi giorni dalle festività natalizie, a Sant’Agnello, un piccolo centro della penisola sorrentina, si celebra una festa in onore del Santo, nonchè patrono della cittadina, che, secondo la tradizione, rappresenta tanto un Santo miracoloso quanto vendicativo nei confronti di coloro che si mostrano indifferenti o scettici verso il suo culto. Difatti, numerosi sono gli episodi testimoniati da chi ha subito in prima persona le calunnie del patrono. Questo spiegherebbe l’assidua presenza in questo giorno di donne incinte, provenienti da ogni parte della penisola, ma anche da Capri, Ischia e Castellammare, che per proteggere il proprio nascituro si recano a onorare il Santo, e di novelli sposi, che si astengono da ogni lavoro manuale. Si racconta di bambini condannati dal Santo, crudele come alcune divinità pagane, costretti a portare sul corpo il segno del lavoro fatto dal padre o dalla madre, come ciò che accadde al figlio di una ricca famiglia di commercianti di vino: il capofamiglia volle festeggiare, in vista della nascita del figlio, aprendo una botte di vino nuovo proprio nella ricorrenza di Sant’Agnello. Quando il bambino venne alla luce fece inorridire gli astanti, poichè dalla fronte al naso un solco rossastro dava l’idea di un rivolo di vino che gli corresse in mezzo al viso. Ancora, si narra di una giovane sposa, la quale decise di astenersi dal lavoro pur non essendosi recata a venerare il Santo. Verso sera, stanca di oziare, cominciò ad aggiustare un vestito, quando improvvisamente avvertì un malore mentre stava tagliando la stoffa. Il marito corse in suo aiuto preoccupandosi di toglierle le forbici di mano, ma una ventina di giorni dopo nacque un bambino con un grosso taglio sul’orecchio destro. Nel caso in cui si fosse costretti, per ovvi motivi, a porre mano ad un lavoro occorre pronunciare suddette parole: “A gloria e in nome di Sant’Aniello”, in segno di rispetto e devozione.
Che sia superstizione o intensa devozione, ciò che resta indiscutibile è la convinzione del popolo santanellese di dover partecipare e rendere omaggio al Santo recandosi ogni 14 dicembre in chiesa.
Ad essere puniti dal Santo erano anche gli animali gravidi. Così nel giorno della sua festa i contadini conducevano le bestie ad onorare il patrono, creando in tal modo un punto di incontro fra i numerosi villici che induceva loro a trattative, baratti, scambi di opinione. Da qui nacque la fiera agreste che caratterizza la festa patronale a Sant’Agnello, sebbene oggi sia diventata una vera manifestazione consumistica con le sue varie bancarelle collocate lungo il Corso Italia.