Successo azzurro per queste Olimpiadi.
Obiettivo raggiunto: superare i risultati di Tokyo.
L’Italia si era presentata a Parigi 2024 con il desiderio di fare meglio rispetto a Tokyo, visto che in Giappone furono 40 le medaglie vinte (10 ori, 10 argenti e 20 bronzi), risultato complessivo pareggiato con 40 medaglie ma migliorato in termini di ori e argenti (senza considerare il peso dei quarti posti).
Il bottino azzurro finale è difatti di: 12 ori, 13 argenti e 15 bronzi.
La spedizione azzurra contava su 403 atleti, 209 uomini e 194 donne e molte le donne che hanno raggiunto posizioni di rilievo nei podi olimpici in più specialità.
Ieri notte le Olimpiadi 2024 sono arrivate alla loro conclusione con una suggestiva cerimonia conclusiva e il Medagliere 2024 rimarrà ora nella storia dei Giochi Olimpici con l’Italia collocatasi in buona posizione nella top ten.
In palio per la 33esima edizione dei Giochi Olimpici estivi sono state assegnate ben 5.084 le medaglie, suddivise tra i 32 sport in gara e le relative 39 discipline. Unica nel suo genere la medaglia di queste Olimpiadi ha un che di eccezionale contenendo un pezzo originale della Tour Eiffel che sarà presente in ognuna di esse, con un design innovativo rispetto alle precedenti edizioni.
L’Italia, con i risultati di Parigi 2024, chiude con soddisfazione per la seconda volta consecutiva vincendo almeno una medaglia in ogni giornata di gara in questi 36 giorni di incontri, emozioni, sorprese.
Inoltre, gli azzurri e le azzurre eguagliando le 40 medaglie conquistate a Tokyo 2020, che rappresenta il miglior risultato di sempre per l’Italia alle Olimpiadi, si riconfermano nel loro valore e nella loro preparazione sportiva senza considerare i 25 quarti posti con importanti medaglie di legno incassate sicuramente con un po’ di amarezza ma anche con una certa soddisfazione.
E il medagliere azzurro si tinge particolarmente di rosa con le donne rivelazione e affermazione della determinazione e del pink power se si pensa alle atlete della scherma che hanno battuto in casa la Francia, favorita in assoluto, alle campionesse di pallavolo che in extremis di Olimpiadi incassano un oro sorprendente e le altre donne del nuoto, della corsa, della ginnastica, del tennis e di tutte le altre che hanno emozionato e convolto l’Italia intera in questo mese e più di sport di valore.
Eppure nonostante il successo e soprattutto la vivacità di queste Olimpiadi particolarmente complesse per il momento storico che il mondo sta attraversando, le polemiche sono dietro l’angolo e non tanto con riferimento alla gestione dei padroni di casa che ha lasciato un po’ a desiderare ma a tutto quello che ha infiammato le critiche in termini di inclusione e condivisione.
In un mondo ormai multietnico e multiculturale dove i confini geografici sono stati abbattuti dall’immediata raggiungibilita’ di tutti dappertutto e con tutti, fa specie sentire parlare ancora di colore della pelle o di identità di genere o di valore o meno di un atleta.
E l’Italia (ahimè!) in queste polemiche è entrata in pieno.
I più estremisti si dicono sorpresi che nel podio olimpico l’Italia in più occasioni si sia ritrovata rappresentata da cittadini i cui avi sono nati e vissuti lontani miglia e miglia dal Bel Paese.
Gran parte dei protagonisti di successo di quasi tutte le nazioni non erano necessariamente autoctoni ma atleti fieri di rappresentare il paese di cui si sentono figli.
Abbiamo visto lacrime di emozione rigare i loro visi a prescindere dalla loro storia di vita e dalle loro origini !
Parlare di appartenenza etnica oggi fa rabbrividire perché l’inclusione, la condivisione, il rispetto dell’altro rappresentano baluardi fondamentali nello sport e gli sportivi ci hanno insegnato che ciò che conta è il merito che si guadagna sul campo con sforzo, sacrificio, dedizione, rinuncia, unitamente alla forza di un’appartenenza che va al di là di essere nati in un luogo perché è invece frutto di una scelta consapevole e vissuta a volte anche con tribolazione .
Allora al di là degli sproloqui di politici senza senso, ciò che conta è il valore della persona …e’ il concetto stesso dell’integrazione che nello sport diviene espressione massima.
Identità di genere e colore della pelle sono etichette da dimenticare perché differenziano e non avvicinano…accusare una pugile di essere mascolina perché portatrice di una malattia genetica è fuori dal mondo, storcere il naso perché sul podio c’è una donna o un uomo di colore e’ anacronistico…
Vivere le Olimpiadi ci ha aiutato a respirare l’aria che tira in un nuovo mondo dove purtroppo al di là della pelle e del genere gli uomini si stanno facendo la guerra e non importa chi ha torto e chi ha ragione resta il fatto gravissimo che le persone che comandano, che contano, che governano si stanno facendo la guerra e allora ciò che avevamo pensato di imparare dalla storia non solo lo abbiamo dimenticato ma peggiorato con l’idea della diversità come colpa, della unicità come isolamento, della appartenenza come consuetudine mentre il mondo di oggi. e lo sport ce lo ha consegnato e insegnato benissimo non ammette differenze, discrasie, acromie, distinzioni, categorizzazioni, etichette, perché il mondo è di tutti e nessuno quando vale e’ messo da parte perché il talento, il valore e lo spirito di un atleta che gareggia incarna la lotta più bella contro la violenza, i soprusi e le dittature del potere non solo militare e politico ma anche, quello più temibile, il potere della parola che spesso fa più male ed è per questo che va dosato ed usato con gentilezza e garbo e mai in modo inappropriato soprattutto quando chi ci rappresenta lotta, corre, spinge, nuota, tira, vola in nome di un ideale di appartenenza “patriottica” senza confini né bollature e piange, si emoziona, si sorprende, si commuove e le sue lacrime sono tutte uguali, hanno lo stesso valore e soprattutto non hanno colore!