Le mostre pubbliche di collezioni private lasciano la possibilità al fruitore di fare una serie di riflessioni, da una parte emergono il gusto e le scelte del collezionista che segue il mercato dell’arte scegliendo artisti consolidati o di prospettiva, dall’altro, la possibilità di approfondire la conoscenza di un determinato artista o di una corrente culturale. Il collezionista acquista opere d’arte provenienti dai diversi circuiti, mostre, fiere, aste o vendite private, collezionando dipinti stilisticamente eterogenei, di autori diversi, che formeranno una raccolta che attraversa tutta la storia dell’arte. La valutazione all’acquisto di un dipinto o di una scultura non segue sempre ragioni puramente estetiche o legate all’andamento del mercato dell’arte, può succedere che le acquisizioni siano semplicemente l’esito di una corrispondenza fra l’opera d’arte e il carattere del collezionista. Nelle sale dello “Spazio Nea”, in via Santa Maria di Costantinopoli 53, a Napoli, è allestita la mostra personale “Open/1. Esposizione pubblica di una collezione privata” del collezionista Raffaele Cercola, da un’idea di Luigi Solito, fino al 17 settembre 2018. E’ un viaggio nel secolo scorso, nel Novecento, caratterizzato da artisti di caratura internazionale come Gerhard Richter, presente in sala con una tela del 1973, pennellate gestuali che non seguono alcun sistema evidente comprensibile, strisce di colori apparentemente lineari su tutta la superficie in cui si evince un certo dinamismo. Una composizione in cui Richter mette a nudo il suo scetticismo nei confronti della realtà oggettiva.
Gerhard Richter-1973.
Proseguendo con il percorso espositivo la collezione di Raffaele Cercola annovera opere di altri artisti internazionali come Betty Bee, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis , Christo, Peter Halley. E’ una raccolta di opere di notevole valenza caratterizzata dalla presenza anche di artisti italiani, da Enrico Castellani, Carla Accardi, Mimmo Jodice, Michelangelo Pistoletto, Emilio Vedova, Giulio Paolini, Ernesto Tatafiore, Roberto Fiorentino, Sergio Fermariello, Marisa Albanese e Carlo Alfano, quest’ultimo è presente con l’opera “Frammenti di un autoritratto anonimo” del 1974. E’ un monocromo nero, uno spazio anonimo speculativo, non legato a specifiche contingenze fisiche, dove i frammenti temporali uguali e con brevi annotazioni sono reiterati su tutta la superficie, senza che avvenga nessuna relazione tra le sequenze. Come affermava Alfano: “Adopero un modo convenzionale di scrivere il tempo mediante una linea numerica progressiva orizzontale, secondo una linearità che va da 1 a 2. Queste serie lineari sono interrotte, secondo la struttura generale del senso che voglio dare al quadro, da brevi frasi, da vuoti e da silenzi. Il senso di ogni frammento – come del grande frammento che è il quadro – non è quello di comunicare una serie di concetti compiuti o di una linearità del tempo; mi interessa cogliere del tempo le sue circolarità, i suoi arresti, le sue velocità. Tra le unità dei secondi (il segno che ho scelto per indicare il tempo) mi interessa il lento affacciarsi della parola, le tensioni delle sue regole, i conflitti e le esclusioni dei suoi movimenti soggettivi, prima che la parola raggiunga quella pienezza che riempirà il silenzio”.
“Frammenti di un autoritratto anonimo”-1974.
Dall’astratto al figurativo, il passo è breve. Un autoritratto di Raffaele Cercola, cultore della bellezza, innamorato dell’arte in tutte le sue forme espressive, è stato realizzato nel 1983 da Michelangelo Pistoletto.
“Raffaele Cercola”-1983. Michelangelo Pistoletto.
Il giorno successivo alla inaugurazione della mostra, 9 settembre, esclusivamente su invito, alla Biblioteca di Ricerca di Attività Umanistiche-BRAU-Università “Federico II”, è stato organizzato un evento che prevedeva una raccolta fondi a sostegno dei lavori di restauro destinati alle opere artistiche presenti nella Chiesa di Sant’Antoniello a Port’Alba. In occasione dell’apertura straordinaria della BRAU, l’artista Alessandra Franco ha presentato al pubblico la sua ultima e inedita opera di video mapping dal titolo “Needing Praying / Celestiali Ardori”.