Maria Lorenza Longo, vedova di un funzionario di corte, nel 1510, a causa di un problema di salute, decise di intraprendere un pellegrinaggio e al suo ritorno scoprì di essere guarita. Fu così che la Longo decise di dedicare la sua vita a Dio e ai malati. Il 23 marzo del 1522 pensò di dare vita a un ospedale per curare i malati più disperati, quelli che i più consideravano Incurabili. Ecco il perché di questo nome. In particolare nell’ospedale si curavano i sifilitici, che nel ‘500 erano considerati senza speranza.
La struttura ospedaliera sorse sulla collina di Caponapoli, identificata con l’acropoli dell’antica città di Neapolis, individuato per la sua aria, luogo di benessere e cura.
L’ospedale già nel ‘600 era considerato una delle eccellenze Europee. Qui uomini e donne erano divisi in due reparti ma soprattutto vigeva una regola, molto all’avanguardia, che tutelava le partorienti. Nell’Ospedale degli Incurabili ogni donna gravida, di qualsiasi rango o età, poteva andare a partorire nel più assoluto anonimato per poi lasciare il bambino in custodia al nosocomio.
Il neonato veniva poi spostato presso la Chiesa dell’Annunziata dove c’era la famosa ruota dei trovatelli dove veniva allevato..
L’ospedale degli incurabili ha visto passare lungo le sue corsie molti Santi e Beati napoletani, tra tutti è impossibile non menzionare Giuseppe Moscati primario del reparto maschile. Il santo, il cui studio è conservato nella chiesa del Gesù nuovo, era uno scienziato molto devoto.
Moscati fu uno dei primi a fare un ampio uso delle analisi cliniche che a quei tempi erano un’eccezione mentre oggi sono quasi normali.
Sull’ampio scalone di piperno vi è il pozzo detto “dei pazzi”, per ricordare la presenza dei matti agli Incurabili, sino alla fondazione del manicomio di Aversa in età murattiana. C’erano due tipologie di pazzi, ai primi veniva somministrata la cura delle “cient ova”, ossia gli davano da mangiare 100 uova pensando fossero indispensabili per ridare carica ai pazienti. I secondi, invece, quelli ritenuti pazzi sfrenati, che di energia ne avevano fin troppa e avevano quindi bisogno di ridurla. Cercavano di curarli o facendoli fare dei lavori forzati oppure, in maniera molto macabra, venivano calati all’interno del pozzo degli Incurabili dove a forza di urlare e sbraitare alla fine si stancavano e, una volta tirati fuori, completamente senza forze, stavano tranquilli. Il pozzo, da subito fu collegato alla figura leggendaria del Maestro dei pazzi Giorgio Cattaneo “Un castigamatti”, un infermiere dal fisico robusto che affiancava lo psichiatra e infilava, se necessario, la camicia di forza al malato da qui il nome: ‘o Mastuggiorgio
Le leggende tramandate nel corso dei secoli hanno contribuito a creare un’aura di fascino intorno a questo pozzo. Alcuni racconti narrano di presunti rituali di guarigione svolti nei pressi del pozzo, mentre altri parlano di voci misteriose udite di notte provenire dal suo profondo.
Oggi, il Pozzo dei Pazzi è ancora visibile all’interno dell’Ospedale degli Incurabili, e sebbene non sia più utilizzato per le antiche pratiche, conserva il suo fascino storico continuando a essere un simbolo di un passato in cui la cura e l’assistenza avevano spesso sfumature misteriose.
L’ospedale degli incurabili è anche la sede di ben due farmacie d’epoca, quella più nota, detta la farmacia storica e una secondaria. Al momento la Farmacia storica è chiusa per problemi strutturali ma si spera possa riaprire presto. È visitabile però il museo delle arti sanitarie che è davvero spettacolare.