Oggi intervisto Gaetano Amato, per me un mito quando girava la squadra, un poliziotto un po’ sopra le righe che si amava o si odiava, senza mezze misure, ma anche interprete di altre serie televisive come il Grande Torino, L’uomo sbagliato, L’ultimo Padrino, il coraggio di Angela, Crimini, insomma personaggi che spaziano tra cinema, televisione e teatro.
Possiamo dire che la tv ti ha reso famoso ?
La televisione mi ha reso noto, entravo nelle case degli altri, ad ora di cena, ora di pranzo, qualcuno si appassionava e aspettava la serie… poi alla fine si diventata persone di famiglia. Per quanto riguarda il teatro invece il contatto con il pubblico è tutt’altra cosa, sia se hai lavorato bene o male, lo puoi verificare subito, c’è l’applauso finale in teatro o la risata nel cabaret.
So però che non ti sei fermato solo ai ruoli di cinema Tv e teatro
No, ho anche iniziato a scrivere, sono autore di romanzi, tra i quali Il testimone che nel 2009 ha vinto il premio Bancarella, inoltre scrivo anche testi per il cabaret, per il teatro e per il cinema.
Da dove è nata questa passione per la scrittuea ?
Posso dire che scrivo da sempre, sono uno che fa quello che la testa gli dice in quel momento, e molto spesso mi prendo in giro da solo, perché credo che chi non ride di se stesso deve fare pace con la vita. Se vedi la mia bacheca di Facebook sono il primo che si prende per i fondelli, e mi riempie di orgoglio, sapere che c’è gente che interagisce con me, addirittura mi scrive in privato, faccio delle cose, cercando di farle al meglio poi lascio giudicare agli altri.
Mi piace scrivere soprattutto per me spesso mi vengono alcune idee in testa e le metto su carta, una volta mi divertivo a scrivere a penna, su un quadernone, poi mi sono arreso alla tecnologia, e ho iniziato a scrivere con il computer.
Parliamo dei tuoi libri, di cosa trattano ?
Diciamo che sono dei gialli, ma in fondo in fondo sono dei gialli comici, sono un po’ particolari come particolare è il protagonista Gennaro Di Palma, investigatore napoletano, il quale ha la mamma ed il fratello che vivono a Castellammare.
Le storie nascono così all’improvviso e quando iniziano a prendere forma, le metto su carta. Ora ad esempio, già sto pensando ad un’altra storia da scrivere, conosco anche già il finale. Nei miei libri voglio mettere delle storie di tradizione di Castellammare tipo ad esempio “Fratiell’ e Surell’”. Insomma scrivendo questi libri mi piacerebbe poter trasmettere al lettore le nostre leggende o quantomeno le nostre tradizioni.
Nella tua esperienza di vita artistica hai conosciuto moltissime persone, ce né una a cui sei particolarmente legato?
Nella mia vita ho incontrato delle persone veramente incredibili, fra queste sicuramente Ciro Madonna, che mai potrò dimenticare, come non potrò mai dimenticare Elvio Porta. Alcuni giorni, dopo il suo funerale, sono andato sulla sua bacheca e gli ho scritto : “O’ zi’, sei arrivato? Jamme, famme sapè che vi state dicendo tu, Totò, Eduardo e Massimo… io m’immagino che siparietti… A proposito, io aggia accattate a pasta e Gragnano… nun ce sta nu modo pe ta fa arrivà ? E vieneme a truvà na notte e chesta… t’aggia chiedere nu pare e cusarelle… te voglio bene!“
Nelle orecchie spesso ho una frase di Elvio Porta che mi diceva: “Ricordati tu hai fatto tanto bene e sono proprio quelle persone a cui hai tu fatto tanto bene che non ti chiameranno mai, ma non ti chiameranno mai non perché ce l’hanno con te, ma perché vedendoti gli ricorderai sempre come erano e cosa erano“.
Una grande filosofia quella di Elvio, il quale ha scritto una frase intensa che sarà citata come dedica iniziale in un prossimo libro omaggio a lui : “Na’ lacrema si è semp a’ stess’ t’ consuma o’ cor’”. Se il dolore è uno solo e ce l’hai tutti i giorni della tua vita, ti buca il cuore, se il cervello vaga da un pensiero ad un altro non c’è questo rischio, ma se il dolore è uno solo diventa ossessione e l’ossessione ti ammazza.