Può la vita apparire poetica, leggera, colorata e persino paradossalmente dotata di senso dell’umorismo nonostante il grigiore della cenere dei libri bruciati che si confonde con la cenere dei corpi violati ed in egual modo dileguati nell’aria dai forni crematori dei campi di concentramento dai nazisti?
Nella Germania della seconda guerra mondiale, coperta dalla coltre di neve capace di congelare le menti ed i cuori, oltre il terribile scenario di vite spezzate, cosa hanno in comune i due protagonisti di due distinti libri, uno psichiatra, “Uno psicologo nei lager”, di VicktorE.Frankl, ed. Ares, superstite dei campi di sterminio e la giovane Liesel, protagonista del romanzo:“Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak, ed. Frassinelli, capace, con la sua delicatezza e l’ingenuità dei suoi nove anni di toccare e scongelare le corde dell’anima?
Lui è l’irriducibile ottimista Vicktor che nel suo autobiografico racconto narra con minuziosi dettagli l’esperienza realmente vissuta come prigioniero in un campo di concentramento ed il suo rapporto con i suoi compagni di sventura.
Lei è la dolce Liesel , una bambina che intuisce che il segreto della sopravvivenza in un mondo dominato dalla Morte è custodito in un piccolo, minuscolo libricino abbandonato e trovato per caso nel freddo gelido della neve che accompagna l’ultimo saluto al fratellino morto.
Cosa possono davvero avere in comune un uomo vissuto che ha fatto dell’amore e della passione per l’umanità un lavoro e, di contro, una bambina non scolarizzata che scopre il mondo e le mille sfaccettature di una umanità a lei sconosciuta proprio quando qualcuno tenta di distruggerla?
La parola. L’effetto salvifico della parola sull’animo umano. La capacità dell’essere umano di dare forma e sostanza ai suoi fantasmi persecutori ed alle sue paure proprio nel momento in cui la parola, che sia scritta o pronunciata a voce, viene emessa. La parola che con i suoi suoni, le sue lettere scandite a suon di battiti di cuori, interrotta talvolta dalle lacrime, talvolta da una sarcastica risata, conferisce il giusto distacco a chi la utilizza rendendo sopportabili anche i mostri più titanici. E così le lunghissime, interminabili discussioni, i libri divorati quando sotto i denti da divorare non c’era che il suono del vuoto che riecheggiava degli stessi denti che battevano l’un contro l’altro sognando le più disparate prelibatezze sotto l’effetto della fame,non sono solo parole che si susseguono, ma diventano il senso della vita narrata nei racconti che tramandano storie di una, due, cento, mille, milioni di vite di cui la memoria ed il ricordo senza sosta, perpetrato con delicata sacralità supera i limiti del tempo e dello spazio, vincendo la Morte, per sempre, dando un senso alla vita, scoprendo il senso della Vita.