E’ iniziato il processo per la morte di Giulia e Thiago avvenuta lo scorso maggio per mano di Alessandro Impagnatiello.
L’uccisione di Giulia incinta al settimo mese sconvolse il paese per la modalità cruenta dell’omicidio e per il tentativo mal riuscito di nasconderne il corpo.
Inizialmente trattato come sparizione e allontanamento spontaneo, dopo aver scoperto il tradimento del compagno da cui aspettava un figlio, quello di Giulia e’ stato un omicidio violento, brutale, inaccettabile.
La povera Giulia era nelle mire da mesi del suo “fidato” compagno che ha tentato lentamente di avvelenare lei e il bambino con il veleno dei topi eppure dopo il colloquio con l’amante del barman lei lo raggiunge a casa e cerca un chiarimento inferocita per la scoperta appena fatta.
E proprio quell’ultimo appuntamento/chiarimento le fu fatale!
Impagnatiello la colpisce alle spalle con ben 37 coltellate, rimuove il tappeto per non sporcarlo, pulisce tutto ben bene, prova a dar fuoco al corpo di Giulia e al piccolo Thiago, si aggira con il corpo di Giulia per le strade della sua zona cercando di liberarsene e poi lo nasconde in una intercapedine tra due box nelle vicinanze della loro casa …
E non si ferma a questo…denuncia la scomparsa di Giulia e le invia messaggi senza sosta implorandole di tornare e di dimenticare l’accaduto…
Gli inquirenti immediatamente capiscono si tratti di un ennesimo caso di femminicidio con la doppia aggravante della dolce attesa che lui viveva in apparenza con gioia pur conducendo di fatto una vita parallela e la crudele silenziosa volontà di eliminare lei e Thiago fino all’esplosione della miccia omicida.
E ora dopo mesi in cui le indagini hanno provato anche la sussistenza di una preordinazione all’uccisione di Giulia , il barman e’ processato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.
Iniziato il processo, le prime frasi pronunciate da Impagnatiello sono state rivolte a se stesso, a quello che di lui rimane , al fatto di aver realizzato qualcosa di riprovevole e orrendo, alla consapevolezza di essere morto anche lui quel giorno, quell’istante, se non fosse che quell’istante non è durato così poco essendo state 37 le coltellate inferte a Giulia e Thiago per cui e’ così faticoso sentire le sue parole, una dopo l’altra, generano turbamento.
Non saprei davvero quali dovrebbero essere le parole che un assassino reo di tale omicidio debba utilizzare per risultare umano e non mostruoso ma davvero si fa fatica ad ascoltare le sue di parole, l’incidenza lenta di una nuova ferita a chi le ascolta.
Difficile non restare disturbati, infastiditi, inorriditi come la famiglia di Giulia che al momento in cui ha cominciato a provare a presentare delle scuse impresentabili ha lasciato l’aula indignata e distrutta dal dolore, scossa dal suono di parole insentibili.
Finora nessuna parola di scuse se così si possono chiamare e nessuna richiesta di perdono perché sarebbe impossibile concederglielo, sta di fatto che Impagnatiello ha parlato solo di sé e non di Giulia e di Thiago, ha parlato di come sia distrutta la sua vita dopo la scomparsa di Giulia e Thiago dimenticando probabilmente o rimuovendo per legittima difesa da se stesso che lui, proprio lui ha ucciso Giulia e Thiago che era in lei, che portava felice nel suo grembo, ha tolto la vita a tutti e tre e che lui, solo lui e’ il responsabile di tutto questo.
La sua personalità narcisistica come è definita dai criminologi continua a manifestarsi contro la sua stessa volontà anche nell’aula di tribunale laddove si vede rovesciata la posizione della vittima con il carnefice che si fa vittima in un perverso sistema di dichiarazioni spontanee.
E’chiaro che Impagnatiello sia addolorato, distrutto, sconvolto, non si senta più vivo anche se lo è , proprio come tutti i maschi assassini degli ultimi tempi che si presentano così, in balia della loro stessa mania di controllo e provata crudeltà …ha perso la sua vita, la sua libertà, il suo egocentrismo, il suo posto nel mondo eppure nonostante tutto, non ha ancora compreso davvero quello che ha fatto o forse non ha saputo spiegarlo o forse non ci sono parole in grado di far comprendere scelte di questo genere perché non siamo in grado di comprenderle …
Probabilmente sarebbe stato opportuno suggerirgli che il silenzio in circostanze come questa e’ davvero d’oro , il meraviglioso rispettoso silenzio nei confronti di chi non c’è più a causa sua e di chi aspetta che la giustizia lo condanni definitivamente nel modo più giusto in corrispondenza della gravità delle azioni compiute.
Probabilmente sì il barman non aveva a disposizione parole umane in grado di sorreggere il peso di una cosa abnorme come il doppio omicidio di Giulia e Thiago…il se , il suo se purtroppo non trova alcun spazio di comprensione o empatia ora…né in tribunale né nell’opinione pubblica né in nessun altro.
A sentirlo viene voglia di implorare silenzio…
è forse il diritto all’oblio delle sue parole e anche del suo dolore che purtroppo anche se ora grida ed è sincero, non può arrogarsi alcun diritto ne tantomeno alcun sentimento di pietà perché umanamente impossibile!