Siamo una società in continua evoluzione tecnologia, una società che vive costantemente ed in modo integrato con la tecnologia. Tale integrazione è talmente consolidata che ormai fa parte del nostro uso quotidiano, non vi è casa o attività commerciale che non sia dotata di rete wireless ed ormai anche diversi elettrodomestici (esempio smart TV) sono in grado di collegarsi alle reti domestiche. Inoltre, indossiamo e trasportiamo oggetti tecnologici quali cellulari, smartphone, orologi digitali, laptop, personal computer, ed ormai si stanno integrando con il nostro corpo, infatti anche diversi apparecchi medicali sfruttano tecnologia wireless (esempio pacemaker e pancreas artificiali). Ovviamente tale tecnologia coinvolge in pieno anche i più piccoli; per strada o nei locali si vedono carrozzine e passeggini con bimbi ipnotizzati dalle colorate immagini di questi schermi quasi magici ai loro occhi.
L’evoluzione tecnologica è un processo inarrestabile, e dato che il futuro prevede un’integrazione sempre più stretta cerchiamo di comprendere se la convivenza con tali apparecchiature possa risultare dannosa per il nostro organismo.
L’influenza dei campi elettromagnetici sul nostro organismo è di sicuro un tema scottante e di ricerca in campo medico, consideriamo gli elementi tecnologici con i quali siamo maggiormente a contatto nella nostra quotidianità come gli impianti cittadini (antenne, ripetitori) e le apparecchiature domestiche wi-fi.
Per quanto riguarda il primo gruppo, il danno legato alle onde eletromagnetiche è correlato alla frequenza di emissione e gli effetti sono di tipo termico. In genere i danni si realizzano in caso di alte intensità e dipendono dalla capacità delle onde di penetrare nei tessuti. Generalmente le frequenze alle quali lavorano i campi magnetici istallati nei luoghi pubblici utilizzano frequenze basse e potrebbero risultare dannose solo a stretto contatto (30 cm dalle spire di emissione); i dati scientifici attuali non dimostrerebbero un evidente pericolo per la nostra salute da parte dei campi magnetici ed elettrici degli impianti cittadini.
Studi più recenti sia nazionali (https://doi.org/10.1016/j.envres.2018.01.037) che internazionali, dimostrerebbero un aumento dell’incidenza di alcuni tumori rari (come lo schwannoma maligno) nelle cavie di laboratorio esposte a campi elettromagnetici a radiofrequenza. Su questa discussione si è anche esposta anche la ICNIRP (International Commision on Non-Ionizing Radiation Protection), commentando, che pur se i suddetti studi siano stati condotti secondo le norme della buona pratica clinica, l’analisi statistica presenterebbe dei limiti metodologici che non permetterebbero di ritenere i risultati significativi.
Anche per quanto riguarda l’eventuale pericolosità sulla salute degli apparecchi di uso comune domestico in particolare i cellulari, i dati non sono certi, ma nel 2011 l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato i campi elettrici a radiofrequenza nella categoria 2B di rischio, ovvero li ha classificati con la dicitura “possibili cancerogeni” anche se ad oggi non vi sono chiare evidenze scientifiche che dimostrerebbero un chiaro rischio per la nostra salute.
Il problema reale è che siamo persistentemente esposti alle radiazioni le quali provengono dall’ambiente che ci circonda, dato che anche la Terra contiene elementi naturali che producono radiazioni. Ad oggi però non vi è una chiara evidenza che le radiazioni provenienti dalle apparecchiature tecnologiche siano più pericolose di quelle alle quali siamo già naturalmente esposti.