E’ avvenuto in modo onorevole il passaggio di consegne tra i Campioni in carica e la squadra prossima a diventarlo: a San Siro il Napoli tiene botta, raggiunge l’Inter nel finale e prova a restare agganciato con le unghie al treno europeo.
La squadra di Calzona, dopo un avvio spavaldo, è ricaduta in errori ormai antichi: ritmo basso, possesso palla sterile, difficoltà nel pressing e tante, troppe disattenzioni difensive, come quelle che a fine primo tempo hanno consentito a Darmian di portare in vantaggio la capolista.
L’azione del gol, con il cross arrivato sulla fascia destra mal presidiata da Politano e Di Lorenzo e la stoccata a centro area di un avversario totalmente libero, è praticamente la fotocopia della prima rete subita a Barcellona, con la differenza che stavolta a segnare è stato un esterno invece di un centrocampista.
Nel secondo tempo gli azzurri non hanno fatto molto meglio, non trovando mai la porta di Sommer, mentre a tenerli in partita è stato soprattutto Meret, autore di un paio di ottimi interventi dopo la grande doppia parata di inizio partita sulle conclusioni ravvicinate di Darmian e Lautaro.
A far scoccare la scintilla dell’orgoglio partenopeo, forse, è stato il litigio tra Acerbi e Juan Jesus, con il difensore azzurro che ha accusato il collega interista di insulti razzisti: una questione che è ancora al vaglio della giustizia sportiva, ma che ha già scatenato il nauseante corollario di giustificazioni e distinguo che dimostrano l’arretratezza del nostro Paese anche su questo delicato tema.
Fatto sta che poco dopo, a 5′ dal termine, su un mezzo pasticcio di Sommer e compagni nella costruzione dal basso con conseguente corner, era proprio Juan Jesus a sfruttare l’involontario assist di Bastoni sulla battuta di Politano, depositando il pallone in rete di testa a porta praticamente spalancata e decretando l’1-1 finale.
Il Napoli dunque torna da San Siro con un pareggio che fa più morale che classifica, visto che le vittorie di Bologna e Roma allontanano ancora i Campioni d’Italia dal quarto e dal quinto posto, probabilmente entrambi validi per l’approdo in Champions League.
L’Italia infatti, in virtù degli ultimi risultati di Roma Atalanta e Milan in Europa League, è praticamente certa di conservare fino a fine anno uno dei primi due posti nel ranking continentale, che darà diritto a iscrivere una squadra in più alla nuova, ricchissima versione della competizione più prestigiosa.
Purtroppo Calzona non potrà sfruttare al meglio la sosta per le Nazionali per lavorare su schemi e meccanismi, visto che anche lui sarà impegnato con la sua Slovacchia in due amichevoli di preparazione agli Europei.
Alla ripresa del campionato il Napoli affronterà al “Maradona” l’Atalanta, nel primo di tanti scontri diretti che potrebbero risultare determinanti e che i partenopei si giocheranno quasi sempre in casa.
In particolare, proprio Roma e Bologna, che oggi sarebbero in Champions e che hanno rispettivamente 6 e 9 punti di vantaggio sugli azzurri, dovranno venire a Fuorigrotta, e ovviamente queste saranno occasioni da sfruttare a tutti i costi.
Il tecnico calabrese spera di poter recuperare il miglior Osimhen, visto che il nigeriano sta ancora smaltendo un infortunio e le scorie della Coppa d’Africa, e di poter utilizzare con più continuità Ngonge, una delle poche liete dell’era Mazzarri, che si è rivisto nel finale a San Siro dopo quasi un mese di assenza.
Ad eccezione, probabilmente, dell’ormai quasi ex Zielinski, servirà dunque l’apporto di tutti per provare a raggiungere un obiettivo difficilissimo ma forse, ancora non del tutto impossibile.