Ci siamo, dopodomani, Rai 1 darà il via al 70° Festival di Sanremo che, per questa edizione vedrà al timone, in qualità pure di direttore artistico, il noto conduttore Amadeus. Inevitabilmente, come da consuetudine, anche quest’anno, non sono mancate e non mancano le polemiche e le attese attorno alla kermesse, accusata da molti, negli ultimi tempi, di preferire le logiche del mercato televisivo a quelle della qualità musicale. Tuttavia, è innegabile che Sanremo rappresenti, ancora oggi, l’evento nazional-popolare per eccellenza in Italia, così come non si può negare che, nel corso dei decenni, esso abbia fortemente contribuito a sfornare brani che sono divenuti veri e propri successi intramontabili. Ebbene, tra di questi, una menzione speciale va sicuramente attribuita alla canzone italiana di lingua non napoletana più famosa in tutto il mondo. Per chi non l’avesse ancora capito, ci stiamo riferendo a “Nel blu dipinto di blu” (conosciuta anche semplicemente come “Volare”), la quale fu presentata e interpretata, per la prima volta, sul palco dell’Ariston, nel 1958, da Domenico Modugno accompagnato da Johnny Dorelli. Il brano, come tutti sappiamo, vinse quell’edizione del Festival e, a partire dai primi due giorni di febbraio, inanellò una serie di riconoscimenti stratosferici; basti pensare che, nel periodo immediatamente successivo, si classificò terzo all’Eurovision Song Contest e per ben cinque settimane fu primo nella classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti. Nel 1959, in aggiunta, vinse pure come Canzone e Disco dell’anno ai Grammy Awards. Nel complesso, in tutto il pianeta, “Nel blu dipinto di blu”, inciso in 13 lingue diverse, vendette oltre 22 milioni di copie e rappresentò un trionfo assoluto per l’artista nato a Polignano a Mare, il quale, da quel momento, specie negli Usa, fu ribattezzato come Mr.Volare.
La canzone, così originale rispetto agli standard del periodo, fu scritta, a Roma, nel 1957, dallo stesso Modugno, in collaborazione – cosa che forse non tutti conoscono – con il paroliere Franco Migliacci. Attorno alla composizione di questo capolavoro girano molte storie, ma noi preferiamo qui riportare la testimonianza di chi assistette in prima persona a quei momenti creativi, ovvero Franca Gandolfi, la moglie del cantante pugliese, la quale, in un’intervista a rilasciata a Il Fatto Quotidiano dichiarò: «C’era un amico attore, Franco Migliacci. Non aveva mai scritto un testo. Mio marito Mimmo voleva dargli una mano. Un giorno dovevamo andare al mare, però Migliacci si era ubriacato e non si presentò all’appuntamento. Restò a dormire e – raccontò in seguito – sognò un quadro di Chagall, Le Coq Rouge. Scrisse versi sul firmamento: in quel periodo tutti eravamo presi dallo Sputnik. Franco e Mimmo cominciarono a lavorare su quel pezzo, litigando. Modugno sentiva che mancava qualcosa! Finché, un giorno di autunno del ’57, scoppiò un gran temporale su Roma. Mimmo suonava al piano nella nostra casa di Piazza Cardinal Consalvi, a Ponte Milvio, quando all’improvviso la finestra si spalancò e tutti i fogli volteggiarono in aria. Rapito, Mimmo prese a cantare ‘volare, oh oh’. Esultò: ‘Mancava questo!’.”
“Nel blu dipinto di blu” è, dunque, il racconto di un sogno, della visione onirica di un uomo che lo porta a spiccare un volo di libertà. Migliacci, però, ebbe a dichiarare che, in realtà, il testo era figlio di un incubo ch’egli ebbe nel giorno più triste della sua vita; in tal senso, il “volare” del ritornello è da intendersi come un vero e proprio momento liberatorio rispetto a quelle che sono le pene e le sofferenze.
Certamente, al di là della bellezza in sé della canzone, ciò che pure ha contribuito a renderla immortale è stata la superba interpretazione di Modugno. L’istante in cui, su quel “Volare oh, oh”, egli splanca le braccia, quasi a simboleggiare le ali, si è incastonato nella Storia e nella memoria collettiva. Oggi, nella sua città natale, Polignano a Mare, c’è una statua in bronzo alta 3 metri, dello scultore Hermann Mejer, che lo ritrae proprio in quella storica posa.